CHABLIS DAL ROSSO AL BIANCO

Chablis per la sua posizione piuttosto nordica, a metà strada tra Dijon e Parigi, era in passato il principale fornitore di vino da pasto della capitale francese, dalla quale dista soltanto 180 chilometri. I vari affluenti della Senna garantirono, inoltre, un celere sistema di comunicazione e trasporto tra Chablis e Parigi.

Il dipartimento di Yonne, dove è situata Chablis, in passato ricopriva il ruolo di produttore di grandi quantitativi di vino, dal livello qualitativo non proprio eccelso, ma comunque abbastanza sufficiente da diventare il vino di tutti i giorni. Una serie di fattori, come la fillossera, l’esclusione dalla linea ferroviaria principale, la lenta decadenza del trasporto fluviale e gli effetti devastanti della guerra, hanno fortemente provato l’economia della zona, tanto da fare di Chablis una delle zone più povere della Francia.

La ripresa economica si avrà nella seconda metà del XX secolo e sarà all’insegna di un radicale cambiamento nella produzione vitivinicola. Il dipartimento di Yonne, una volta in gran parte coltivato a bacca rossa, affiderà il suo rilancio al vitigno a bacca bianca chardonnay, chiamato qui beaunois, ossia di Beaune. Effettivamente la zona si presta molto di più ai vitigni a bacca bianca, per il clima freddo e per i terreni di argilla calcarea, piuttosto che ai vitigni a bacca rossa. Il dipartimento di Yonne conta vari disciplinari di produzione, ma sarà la AOC Chablis a fare da rilancio e da traino economico.

La situazione economica, che si stava creando attorno a Chablis, verrà colta dal legislatore che ingrandì notevolmente il territorio di produzione dello Chablis al fine di stimolare la crescita economica. Il disciplinare dello Chablis comprende, quindi, un territorio maggiore rispetto alla zona veramente vocata alla qualità. Fortunatamente il disciplinare dello Chablis è molto chiaro e non lascia spazi ad ambiguità. La classificazione di questa AOC si divide in quattro categorie, che corrispondono a livelli qualitativi diversi. Alla base della piramide qualitativa si colloca il Petit Chablis, un vino decisamente semplice e senza pretese, che spesso può essere giudicato anche al limite della bevibilità. A salire si trova l’appellation Chablis, che è una appellation village e dove è possibile trovare dei prodotti piacevoli, oltre a prodotti non propriamente dignitosi. Seguono i Chablis Premier Cru, una volta di numero molto più ristretto rispetto a oggi, e a chiudere la piramide vi sono sette Chablis Grand Cru. Queste categorie riguardano vigneti e non etichette. Questo vuol dire che i Chablis Grand Cru sono sì sette vigneti, ma divisi a loro volta tra più proprietari. Di conseguenza sarà possibile reperire nel mercato vini provenienti dallo stesso vigneto, ma da aziende diverse. Il concetto di vigneto in Francia è un po’ diverso da quello italiano ed è bene approfondirlo. Mentre da noi con questo termine ci si riferisce in genere a un fazzoletto di terra visibilmente circoscritto, il quale di norma appartiene a un unico proprietario o società, in Francia le cose sono molto diverse. Il legislatore con il termine vigna intende un’area territoriale, che possiede una serie di fattori identici, come l’esposizione e la tessitura del terreno, che rendono l’uva lì prodotta di pari livello qualitativo. I sette Chablis Grand Cru sommano in tutto circa 100 ettari, ossia un milione di metri quadrati. Essi si trovano tutti attaccati tra di loro su di una collina sui versanti sud e ovest e si chiamano: Bougros, Les Preuses, Vaudésir, Grenouilles, Valmur, Les Clos e Blanchot. Di questi molti esperti considerano Les Clos come in assoluto il migliore vigneto di Chablis. Escluso dai Chablis Grand Cru è la Moutonne, incastonato tra Vaudésir e Les Preuses, che secondo molti critici meriterebbe lo status di Grand Cru.

Il comune di Chablis si colloca amministrativamente nella regione francese di Borgogna, ma nello specifico è molto più vicino alla regione di Champagne che a Beaune, cuore vitivinicolo della Borgogna. Essa, infatti, condivide con la Champagne la peculiarità geologica del terreno. Come in Champagne, anche a Chablis il territorio è formato da una miriade di fossili di conchiglie, nel caso di Chablis si tratta soprattutto di gusci di ostriche.

I vini di Chablis di buona qualità sono duri, ma non aspri, con grande potenza aromatica che si accompagna a note minerali spiccatissime e sensazioni marine, ma anche a una leggerissima nota vegetale che non rimanda assolutamente a note di verde. Ha un sapore incisivo e molto persistente, ma sorprende soprattutto per la sapidità e la traccia minerale che lascia nel bicchiere. Questi vini, inoltre, hanno un grande potenziale d’invecchiamento.

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