C’ERA UNA VOLTA

 C’era una volta un partito capace di dialogare con tutte le fasce sociali, che riusciva ad essere una delle espressioni più autentiche di un società civile capace di trarre, Scicli, fuori dallo sfacelo e dal disastro del conflitto mondiale creando un’economia moderna, dinamica in grado di dare benessere a tutta la comunità, facendola progredire nel campo della conquista dei diritti civili e della modernizzazione dei costumi.

C’era una volta una città, Scicli, che riusciva ad essere protagonista del panorama culturale italiano attraverso un circolo culturale, il Brancati, che portò uomini del calibro di Pasolini, Vittorini, Guttuso, Trombadori etc. ad appassionarsi della maieutica civile di una comunità che voleva trarsi fuori dai vincoli obsoleti di una cultura ormai inadatta alle esigenze della modernità. 

Oggi, o per meglio dire, nell’ultimo ventennio c’è un partito che ha subito molti cambiamenti e, da ultimo nel 2008, riceve l’ultima mutazione attraverso l’incontro delle due anime del centrosinistra: quella cattolica progressista  moderata e quella laico progressista di sinistra. Così ha avuto inizio la storia del Pd anche nella nostra Scicli. Purtroppo quest’ultima “fusione a freddo” non ha dato i risultati sperati, dal 2008 si sono infatti avvicendati tre segretari comunali (Cottone, Rinzivillo e Piccione) che pur essendo uomini di elevate qualità sia professionali che etiche, non sono riusciti a creare un gruppo di lavoro come cuore pulsante del partito che non fosse espressione di una sola area ex Ds o Margherita. Ovviamente non si tratta di responsabilità dei singoli segretari, ma, piuttosto, di una mancata visione dello sviluppo della città da parte dell’intero gruppo dirigente che, come nel passato, doveva invece farsi volano della crescita culturale ed economica della stessa città.

Si è  andato affermando, invece, un modello negativo legato ad una visione personalistica della politica, priva di respiro ed autoreferenziale come quello che tutt’oggi vive il partito.

La storia di Scicli è intrisa di grande interesse alla partecipazione ed al protagonismo collettivo, oggi ci si trova nella condizione di non poter dare voce al bisogno di politica che, pure, c’è tra la gente. La città vive una fase di rassegnazione e di profonda delusione, le persone hanno assunto un atteggiamento passivo e di sommessa rassegnazione rispetto ad un modello di amministrazione politica avulso dalle reali esigenze della gente.

La sfida che ci attende è quella di riattivare un patto generazionale in cui bisogna legare l’esperienza del passato e l’entusiasmo delle nuove generazioni. L’occasione della campagna elettorale deve essere un momento propizio per gettare le fondamenta di un rinnovato impegno politico che, traendo spunto dalla bella esperienza delle primarie, diventa base di partecipazione genuina alla vita della città.

 

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