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C’è vita nell’universo? E a Ibla?
21 Lug 2022 08:43
La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola
“Houston! … qui Ragusa.”
Proprio cinquantatrè anni e poche ore fa, il 20 luglio del 1969, l’anno prima che io nascessi (pensate!), due visitatori stranieri, Armstrong e Aldrin, passeggiarono per ben due ore e mezza in un posto che lo stesso Aldrin definì una “Magnifica desolazione”. Silenzio, tutto immobile, grigio, non un’anima viva per i vicoli.
È tuttora ritenuta la più grande missione spaziale dell’umanità. Nonostante i costi eccessivi e ingiustificati di ogni singola cosa, a cominciare dal prezzo esorbitante delle operazioni di sbarco. La più grande, sebbene alcune imprese non furono per niente agevoli (a cominciare dalle manovre astronomiche volte a trovare un parcheggio quasi impossibile). E altre non andarono per il verso giusto e rischiarono di far fallire la visita e di infliggere un colpo mortale alla resilienza dei visitatori.
Dell’avventura turistica furono scattati centinaia di selfie e fotografie. Molte venute maluccio. A distanza. Molto a distanza. Troppo.
Armstrong non era un fotografo professionista né un’influencer di Tik Tok o Instagram, ma ci provò: fotografò tanto la superficie lunare, anche in modalità panoramica a 360 gradi. A dirla tutta, la prima foto che scattò ritrae un mastello dell’indifferenziato appena gettato ed esposto fuori dal modulo lunare. Insomma, la prima foto mai scattata dal genere umano dalla superficie di un altro corpo celeste ritrae l’immondizia con la quale lo avevamo appena inquinato, per di più senza sapere nulla del giorno stabilito per il ritiro dell’indifferenziato.
Apollo 11. Più di mezzo secolo fa l’umanità riusciva a compiere una missione impossibile (indifferenziata a parte). Sfiorare per un soffio di istanti un luogo inaccessibile, lontano, deserto, ma, a suo modo, di una bellezza cosmica. E anche la Terra vista dalla Luna è spettacolare.
Bene. E ora? Che viene a dire la metafora? L’allusione psicologica?
Non lo so. Il punto è: Buzz Aldrin, sbarcato a Ragusa Ibla oggi, la definirebbe una “Magnifica desolazione”?
Forse. Potrebbe pensare che in estate il movimento e il super assembramento degli Aperol Spritz si è comprensibilmente spostato in un altro satellite: il Porto di Marina di Ragusa e la sua orbita ammaliante e avvolgente.
Qualcuno gli direbbe che nessun calo è stato stato registrato tra le prenotazioni dei viventi di luglio 2022 e quelle di luglio 2021 (e dei precedenti anni pre-covid) e che nei mesi da marzo a giugno, tradizionalmente più fertili e sorridenti per Ibla in confronto a luglio, bene o male le tracce biologiche sono risultate labili, ma incoraggianti. Magari Aldrin non avrebbe simpatia per i bus navetta e per il trasporto pubblico obbligato, né per la Zona a Traffico Limitato (detta Ztl), perché altererebbe il suo Emm (equilibrio mentale minimo) più dell’allunaggio su Urano. Magari lo disturberebbe dover sudare e posteggiare a pagamento, vuoi perché la Legge dell’Astrofisico Murphy dice che, quando hai bisogno delle monetine, ti ritrovi solo carte da cinquanta euro. E vuoi perché, dopo aver lasciato il veicolo spaziale a duecento anni luce dall’agognato parchimetro, non ti ricordi il numero di targa (e lo confondi con la password della carta-mille regali del supermercato). E vuoi perché non hai con te il manuale della Nasa per digitare correttamente (se sbagli devi ricominciare il clistere da zero), mentre la fila degli alieni inviperiti attende dietro di te il suo turno.
L’effetto Montalbano risuona ancora nel cuore dell’astronauta. Ma, a dire il vero, nella fiction i prezzi erano più bassini. E comunque altrove, in altre località turistiche, non necessariamente più fantascientifiche, i costi sono pure esosi (e gli imprenditori sono oppressi dalle spese e devono comunque rifarsi anche loro, dopo due anni di crisi). Aldrin ha girato l’universo, è uomo di mondo, e lo sa.
I servizi non vanno male. Ma non si applicano abbastanza. Altre cose non aiutano. La guerra sullo sfondo, il ri-virus, lo scenario italiano di incertezza politica surreale e tragicomica, il caro vita che riduce la capacità di spesa, la concorrenza (vedi Siracusa e Marzamemi scelti da case astronautiche hollywoodiane), la separazione di Ilary e Totti, la scarsa creatività nelle nostre strategie promozionali, la programmazione a volte improvvisata, la comunicazione poco appetitosa e croccante, la lagnosità tafazziana nostra priva del minimo appeal.
Ma Ragusa val bene una messa. E Aldrin, novello Ulisse, comunque sfiderebbe le avversità per conquistarla. Lo sa anche lui: la Terra vista da Ibla è comunque meravigliosa.
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