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Cassaforte intatta e beni di valore lasciati in casa: ecco spiegato il movente del delitto Ottaviano
05 Nov 2025 16:15
Cassaforte intatta e utenze telefoniche scandagliate. A portare gli inquirenti sulla pista passionale, anche l’esclusione di altri moventi. Il giudice che ha disposto l’arresto del muratore 43enne di Scicli ha sposato la linea della Procura e degli inquirenti. Secondo la loro ricostruzione, sarebbe il nuovo compagno dell’ex fidanzata il presunto colpevole dell’omicidio di Giuseppe Ottaviano 41 anni, ucciso a Scicli e rinvenuto cadavere il 12 maggio del 2024 nella sua abitazione di via Manenti. Un rapporto sentimentale che finisce un mese prima e Ottaviano che non si rassegna alla conclusione della relazione.
“A fine aprile del 2024, la rottura del rapporto sentimentale con la donna che aveva intrapreso nuova relazione – spiega il procuratore capo di Ragusa Francesco Puleio -. Ottaviano però non si era rassegnato e aveva iniziato a telefonare e chiedere un incontro con la ragazza. Questo comportamento aveva destato risentimento e astio da parte del nuovo compagno della ragazza. Un meccanismo di odio e rabbia del nuovo compagno; dopo avere avuto degli incontri per dissuaderlo, si sarebbe determinato a recarsi a casa di Ottaviano per convincerlo con le buone o le cattive a desistere”. Questo in corso di conferenza stampa.
Cosa viene contestato all’arrestato
All’uomo, un 43 enne muratore sciclitano, viene contestato l’omicidio aggravato dalla minorata difesa di Ottaviano (dovuta ad uso di sostanze stupefacenti, farmaci e alcool). Non gli viene contestata la premeditazione anche se sarebbe emersa la presenza del 43enne e di un’altra persona nelle vicinanze della casa prima del delitto, comportamento che il Procuratore Puleio ha inquadrato come “sopralluogo per verificare la presenza di telecamere di videosorveglianza”, prima del giorno in cui venne poi compiuto il delitto.
Perché sono state escluse le altre piste di indagine
Una ridda di voci. Si parlò anche della punizione per della droga non pagata, o un furto o rapina, finiti male. Ma “dall’analisi dei tabulati si è accertato che Ottaviano manteneva contatti con soggetti che gli fornivano le sostanze stupefacenti, ma era lui a cercarli e non loro a cercare lui, non avendo difficoltà a pagare chi gli forniva droga”. Aveva disponibilità di denaro, soldi facili, sicuri. Poi il fatto della rapina. “In casa sono stati trovati tutti gli oggetti di valore presenti, e la cassaforte non è stata toccata, eppure le chiavi erano in un mobile”. Insomma, se ci fosse stato qualcuno intenzionato a fare bottino, avrebbe potuto farlo e così non è stato.
Poi si è passati a scandagliare le immagini degli impianti di telesorveglianza pubbliche e private ed è emersa la presenza di due persone in quello che è stato definito “sopralluogo”. E ancora nulla si sa in merito ad un eventuale complice o ad altre persone eventualmente coinvolte. Su questo Procura mantiene stretto riserbo anche se non è da escludere che ci possano essere altri sviluppi. Forse chi ha agito ha aperto il portone di ingresso con una spallata, era noto che la porta fosse difettosa, si è detto in conferenza stampa. Poi l’aggressione. Ottaviano era debilitato, non in grado di difendersi; aveva assunto sostanze stupefacenti e tranquillanti. “L’aggressione, come evidenziato dalle tracce ematiche, sarebbe avvenuta nel soggiorno, la vittima è stata abbandonata agonizzante – aggiunge il colonnello Carmine Rosciano, comandante provinciale dei carabinieri di Ragusa -. Solo qualche persona vicina ad Ottaviano poteva sapere che la vittima sarebbe stata solo in casa perché la madre era andata a trovare una delle figlie al nord”.
L’arma del delitto
Non c’è un’arma del delitto. Le gravissime ferite inferte sono compatibili con una superficie piana, non con un corpo contundente, compatibili anche con un impatto violento contro il muro. Alla conferenza stampa presente anche il sostituto procuratore Silvia Giarrizzo che ha ripercorso i tratti salienti già enunciati dal Procuratore capo.
Fissato per venerdì 7 novembre alle ore 10, in carcere, l’interrogatorio di garanzia per G.A., 43 anni, fortemente indiziato dell’omicidio di Giuseppe Ottaviano, il cui corpo è stato rinvenuto il 12 maggio 2024 a Scicli, nel Ragusano. L’uomo arrestato su richiesta della Procura e disposizione del gip, è stato condotto al carcere di Contrada Pendente a Ragusa. Comparirà davanti al Giudice per le indagini preliminari, Eleonora Schininà, assistito dal suo legale di fiducia, l’avvocata Maria Platania.
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