Carmelo Chiaramonte: “Non ho mai spacciato. In Sicilia si monta tutto, vivo in una terra teatrale”.

«Sono uno chef piccolo, non milionario, non stellato, non ho un ristorante. Non capisco questo accanimento: io sperimentavo la cannabis in cucina per me, soltanto per me. Per curare una depressione che mi affligge da due anni, da quando io e la mia compagna abbiamo vissuto un gravissimo lutto».

Inizia così l’intervista pubblicata stamane dal Corriere della sera – Cucina a Carmelo Chiaramonte dopo la notizia diffusa ieri del suo arresto per  detenzione di cannabis  e  per dei barattoli contenenti alimenti trattati con la medesima sostanza.

«Due di olive, due di tonno — precisa lo chef ancora al Corriere della Sera— uno di liquore e uno di caffè, che ho consegnato spontaneamente ai militari: loro si erano concentrati sulle piante». Sull’etichetta c’era scritto «Santa Caterina SballOlives» e «Kannamang». «Sì, erano piccoli campioni per me. Sapevo di operare al di fuori della legge coltivando cannabis ma avevo bisogno di curarmi. E lo volevo fare in modo naturale, senza antidepressivi. All’inizio fumavo, poi ho provato con il cibo: diluivo i principi attivi nell’olio, e in effetti ho placato insonnia e ansia».

«Sì — aggiunge lui —. Ho partecipato a numerosi convegni scientifici sulla terapia del dolore, parlando di cucina della gioia per i malati oncologici. Studio la cucina mediterranea dal terzo secolo avanti Cristo e so che i grandi filosofi hanno sempre usato sostanze naturali per entrare nel “momento magico”. Oggi non si può non considerare il lato medicamentoso di queste piante».
Il processo si terrà in febbraio. Chiaramonte è amareggiato: «Sono incensurato, mi avevano garantito che non sarebbero uscite le mie generalità e mi spiace leggere di spaccio o vendita. Non è vero. In Sicilia si monta tutto, vivo in una terra teatrale»

 

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