Carabinieri e le fake news in giro nel web

Nei giorni scorsi sono state pubblicate in rete alcune notizie dai toni scandalistici che riguardavano asserite indagini nei confronti dei vertici dell’Arma dei Carabinieri, dai Comandanti generali che si sono succeduti nel tempo all’attuale Capo di Stato Maggiore del Comando Generale, il Generale di Divisione Teo Luzi, ritenuti responsabili di reati che spaziavano dall’associazione per delinquere, alla truffa, alla corruzione. L’infondatezza delle notizie ha indotto gli ufficiali interessati a presentare alcune denunce contro l’autore, tale Antonio Savino, soldato semplice in congedo, già maresciallo dei carabinieri ma degradato a seguito di condanna penale il cui nome è legato all’UNAC, acronimo di Unione Nazionale Arma dei Carabinieri.Ma chi è Antonio Savino? Trattasi di un ex carabiniere, che ha prestato servizio con il grado di maresciallo, condannato, con sentenza passata in giudicato, a tre anni e sei mesi per rapina aggravata nonché detenzione e porto illegale di armi.
Poi, definitivamente congedato e sanzionato con la rimozione del grado dal Ministero della Difesa a seguito di un procedimento disciplinare per il rilascio di dichiarazioni non veritiere e lesive del prestigio e dell’indipendenza della magistratura. Da allora, Savino ha avviato una campagna mediatica contro l’Arma e l’Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri, fondazione a cui è affidata la realizzazione e divulgazione dei prodotti editoriali istituzionali, tra i quali la rivista “Il Carabiniere” e il Calendario storico. A primo impatto, stupirebbe il particolare interessamento del Savino per il settore editoriale dell’Arma dei Carabinieri, se non si scoprisse che UNAC, attraverso la società “EditorialeUnac” pubblica anche “La rivista dell’Arma”, mensile che – come si apprende dalla pagina web della società – è di proprietà “di UNAC-ONLUS e SINDACATO CARABINIERI U.N.A.C. (Unione Nazionale Arma Carabinieri).Il Carabiniere, rivista ufficiale dell’Arma, che non si avvale di contributi statali e si finanzia attraverso gli introiti derivanti dagli abbonamenti e con un contratto di affidamento della raccolta pubblicitaria a un’azienda esterna, potrebbe perciò aver rappresentato un ostacolo alle aspirazioni della società “EditorialeUnac”.Il Comando Generale dell’Arma ha intrapreso da tempo una lunga e complessa azione legale contro l’associazione Unac, denunciando che operi illegittimamente perché priva del prescritto riconoscimento.Tuttavia, Antonio Savino, fondatore dell’Unac, si presenta ancora oggi sui siti dell’Associazione con foto in uniforme, firmandosi quale Maresciallo dei Carabinieri, malgrado – come detto – il procedimento disciplinare nei suoi confronti ne abbia decretato la rimozione del grado. I siti riconducibili all’associazione pubblicano inoltre loghi simili a quelli dell’Arma e ripetutamente usano i termini “Carabinieri” e “Arma”, inducendo il lettore nell’errata convinzione di una qualche forma di riconducibilità di UNAC e delle società gravitanti nella sua orbita siano in qualche modo riconducibili all’Arma dei Carabinieri. Pertanto, è stata intrapresa dal Comando Generale dell’Arma apposita azione civile volta ad inibirne l’uso.
Dell’infondatezza circa le denunce presentate dal Savino ne sono la riprova la decisione della Procura Militare di Roma dell’8 gennaio 2015 che, nel disporre la trasmissione degli atti di denuncia del Savino nell’archivio dell’Ufficio, nell’ambito del cosiddetto “potere di cestinazione”, si è espressa sulla totale mancanza di alcun riscontro oggettivo a quanto esposto dal Savino, quella del Gip di Bari del 17 luglio del 2017 e quella del Gip di Roma, del 19 giugno dello scorso anno, tutte dello stesso tenore.

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