Calunniò l’ex suocero, in Appello confermata la condanna a Veronica Panarello

Un’altra condanna per Veronica Panarello, o meglio, la conferma della condanna a 2 anni di carcere per avere calunniato il suocero Andrea Stival. Lo ha stabilito ieri la Corte d’Appello di Catania confermando la sentenza di primo grado.

La calunnia

Veronica Panarello, sta scontando la pena, divenuta definitiva, a 30 anni di carcere per avere ucciso suo figlio Lorys il 29 novembre del 2014, a Santa Croce Camerina nel Ragusano ed averne occultato il corpo. E il nuovo processo per calunnia, è da quella condanna che trae la sua origine.

Era febbraio del 2016 quando, la donna aveva coinvolto l’allora suocero Andrea Stival, con una chiamata in correità, dicendo, nella sostanza, che lui aveva ucciso il bambino e lei ne sarebbe stata solo complice. Una falsità, una calunnia. La posizione dell’uomo, rappresentato dall’avvocato Francesco Biazzo, risultato assolutamente estraneo al delitto, era stata archiviata e il giudice di primo grado aveva rimandato gli atti al pubblico ministero per procedere per calunnia nei confronti della donna, vista l’infondatezza delle accuse che lei muoveva nei confronti del suocero.

La sparizione, il delitto, la cronaca

Era il 29 novembre del 2014. Veronica Panarello, a Santa Croce Camerina denuncia la scomparsa del figlio Lorys. Dice di averlo lasciato a scuola, e di essere poi andata ad accompagnare il figlio più piccolo all’asilo. Quanto è tornata a prendere Lorys le maestre le dicono che il piccolo a scuola non c’era mai arrivato. Un paese intero si mobilita per cercare quel bambino. Il bambino, che aveva 8 anni, verrà ritrovato cadavere quello stesso pomeriggio, intorno alle 17; il corpicino era stato gettato nel canalone del Vecchio Mulino nella periferia di Santa Croce. Iniziano le indagini serrate di Squadra mobile e carabinieri coordinate dal procuratore capo Carmelo Petralia e dal sostituto Marco Rota. A Santa Croce ci sono 42 telecamere che hanno ripreso ogni spostamento della macchina di Veronica Panarello, che è difesa dal’avvocato Francesco Villardita; emergono le prime incongruenze e i primi dubbi. Il primo colpo di scena avviene l’8 dicembre 2014, la donna viene sottoposta a fermo. Nelle cronache e nelle indagini arrivano dirompenti alcuni elementi; è il caso, ad esempio di quando Veronica Panarello riceve in casa la visita delle maestre di Lorys. A loro si affretta a consegnare delle fascette elettriche che a suo dire il figlio avrebbe dovuto portare a scuola per fare un lavoro. Ma non era così. Le insegnanti stranite da quel comportamento consegnano il materiale alle forze dell’Ordine: le fascette risulteranno compatibili ai segni sul collo di Lorys, prima soffocato e poi – in stato di coma -, gettato nel canalone dove Orazio Fidone, un cacciatore, ritrovò il suo corpicino. Il 3 dicembre 2015 viene accolta la richiesta dell’avvocato di Veronica Panarello, che chiede per la sua assistita il giudizio con rito abbreviato subordinato alla perizia psichiatrica. Il resto è storia processuale che si conclude in primo grado il 17 ottobre 2016 con la condanna di Veronica Panarello a trent’anni di carcere – confermata in Appello e in Cassazione. Da quel primo procedimento, l’avvio del processo per calunnia, per le false accuse che la Panarello rivolse al suocero e che ha portato la condanna della donna in due gradi di giudizio. Un altro processo è ancora in corso per le minacce di morte pronunciate dalla donna nei confronti del suocero quando in Appello venne letta la sentenza che confermava la sua condanna a trent’anni di carcere.    

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