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Borsellino e tanta Sicilia nelle tracce per la Maturità: era ora!
19 Giu 2025 06:00
La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola
Io non credo che l’Esame di Maturità abbia mai saputo misurare la “maturità” di una ragazza o un ragazzo di diciotto anni. E neppure il suo valore, in senso ampio. Tuttavia, devo riconoscere che quest’anno mi è parsa davvero luminosa e a tratti rivoluzionaria la scelta di una delle sette tracce proposte in seno all’esame di Stato ai candidati alla Maturità per la prima prova scritta, l’Italiano.
Il giudice antimafia Paolo Borsellino è stato ucciso a Palermo il 19 luglio 1992. Ieri, 18 giugno 2025, a 33 anni di distanza, il suo messaggio “I giovani, la mia speranza” (in un articolo del 14 ottobre 1992 tratto dal settimanale “Epoca”) è stata forse la traccia regina.
Perché luminosa e rivoluzionaria? Perché è coraggiosamente in dissonanza con la rappresentazione conformistica che non di rado vede i più giovani come irresponsabili, superficiali, viziati, quando non “intellettualmente inerti”. L’ottimismo e la dichiarazione di stima e fiducia di un maestro eroico e grande saggio nei confronti delle nuove generazioni in generale risuona come un balsamo nuovo nello spartito di un mondo nostalgico che mitizza incessantemente e perpetuamente il passato. Chi, dinanzi a dei diciottenni, ha risolto di gettare sul tavolo una provocazione come questa nel 2025 è un sovversivo a sua insaputa. Ed è stato toccato dalla grazia.
Del messaggio di Borsellino, condivido volentieri gli stralci per me più significativi e i passaggi più netti.
“Sono nato a Palermo … è una città che a poco a poco, negli anni, ha finito per perdere pressoché totalmente la propria identità, nel senso che gli abitanti di questa città, o la maggior parte di essi, hanno finito per non riconoscersi più come appartenenti a una comunità che ha esigenze e valori uguali per tutti. Tuttavia a Palermo … cominciò a crescere una notevole rinascita della coscienza civile. Nel senso che a un certo punto vi è stata una parte della città che si è reinterrogata su se stessa e in qualche modo, talvolta anche un po’ arruffone, ha cercato di reagire. E la maggior parte di coloro che cominciano a domandarsi chi sono, e come debbono portare avanti questa città, sono giovanissimi. E’ una constatazione che io faccio all’interno della mia famiglia, perché sono stato più volte portato a considerare quali sono gli interessi e i ragionamenti dei miei tre figli, oggi tutti sui vent’anni, rispetto a quello che era il mio modo di pensare e di guardarmi intorno quando avevo quindici – sedici anni. A quell’età io vivevo nell’assoluta indifferenza del fenomeno mafioso, che allora era grave quanto oggi. … Comunque non se ne parlava nelle dichiarazioni degli uomini pubblici, come qualcosa che contraddistinguesse noi palermitani o siciliani in genere, quasi in modo positivo, rispetto al resto dell’Italia. Invece i ragazzi di oggi … sono perfettamente coscienti del gravissimo problema col quale noi conviviamo. E questa è la ragione per la quale, allorché mi si domanda qual è il mio atteggiamento, se cioè ci sono motivi di speranza nei confronti del futuro, io mi dichiaro sempre ottimista. … E mi dichiaro ottimista anche se so che oggi la mafia è estremamente potente, perché sono convinto che uno dei maggiori punti di forza dell’organizzazione mafiosa è il consenso. … Se i giovani oggi cominciano a crescere e a diventare adulti, non trovando naturale dare alla mafia questo consenso e ritenere che con essa si possa vivere, certo non vinceremo tra due-tre anni. Ma credo che, se questo atteggiamento dei giovani viene alimentato e incoraggiato, non sarà possibile per le organizzazioni mafiose, quando saranno questi giovani a regolare la società, trovare quel consenso che purtroppo la mia generazione diede e dà in misura notevolissima. …Ora rinasce la tentazione della connivenza con la mafia, tentazione durissima da sradicare. Ma i giovani e la popolazione studentesca sono la parte più vicina alla magistratura ed alla lotta contro la mafia …”
Lascio a voi ogni risonanza.
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