BOLDRINI FOR PRESIDENT

 Se per un attimo, in tutti gli schieramenti, si sgombrasse la mente da logiche spartitorie e  di occupazione di poltrone, si potrebbe anche trovare la quadra, come dicono al nord.

Bersani se la vede nel suo partito se può ancora mantenere l’incomodo, perché pare che tale sia, i grillini se la vedono al loro interno se appoggiare un governo o meno, il centro destra si rassegna al fatto che non ha vinto comunque la metti e che molti non si vogliono sedere vicino. Monti ha fatto il suo tempo, il giro in bicicletta se lo è fatto. Non resta che eleggere il Capo dello Stato e in un quadro politico così disastrato potrebbe essere opportuno, per una volta, mostrare gli attributi e non ricorrere a scelte solo apparentemente ragionate ma, essenzialmente, frutto di traguardi raggiunti attraverso mille veti incrociati.

Occorrerebbe una scelta tale da restituire dignità all’Italia e agli Italiani, infangati da scenette da avanspettacolo, mezze figure inadatte a ruoli internazionali e accademici succubi dei poteri forti a cui presentarsi con la schiena curva.

Una scelta che dovrebbe e potrebbe eliminare dalla partita tutti quei soggetti che, inevitabilmente, sarebbero destinati a perpetrare un modo di fare politica ormai desueto e insopportabile.

Sarebbe la scelta per eliminare dinosauri e cariatidi, adatti solo per girare nelle scuole elementari e medie inferiori per conferenze sulla resistenza e sui fenomeni dell’immigrazione.

Spiegando che si libererebbe anche il posto di Presidente della Camera da mettere a disposizione del bambino che piange, ( quel centro destra che, pur encomiabile per la ‘remuntada’,  – encomiabile, a dire il vero, è solo Berlusconi – , non è riuscito a uscire nel baratro in cui lo hanno fatto piombare i suoi stessi appartenenti ), si arriva a identificare Laura Boldrini come ideale candidata alla Presidenza della Repubblica.

Anche se molti, in queste ore, la vedono nel ruolo di Presidente del Consiglio, ritengo adatta a lei una posizione di più alto profilo istituzionale.

E’ chiaro che una ipotesi di questo tipo potrà scatenare chissà quali reazioni, in tutti gli schieramenti, e proprio per alleviare la possibile indignazione dirò che sono lontanissimo dalle posizioni politiche della Boldrini, addirittura con opinioni alquanto difformi sul tema immigrazione.

Ma leggendo il suo curriculum si avverte di avere a che fare con una donna preparata, distante dagli stereotipi più comuni, sempre lontana dai giochi della politica, impegnata sin da giovane, con una esperienza e un prestigio internazionali con cui, forse, pochi possono competere.

Il ruolo di portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) è il più conosciuto ma il meno connotante della sua lunga attività, iniziata a vent’anni, dopo una vita di provincia, quando iscritta all’università a Roma, decide di passare buona parte dell’anno andando in Venezuela a lavorare in una risaia, in un piccolo paese del sud. Un padre avvocato, che amava esprimersi in latino e greco, e una madre docente di storia dell’arte e antiquaria, stentavano a capire la figlia per quelle sue esplorazioni che la portarono a lavorare con i «campesinos» venezuelani prima, e poi in giro verso Panama, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, Guatemala, poi Messico e Stati Uniti. Seguirono il Sud Est asiatico, l’ Africa, l’ India, il Tibet. Una esperienza che fu la svolta della sua vita, che ha segnato tutta l’esistenza di questa donna tenace, disciplinata, battagliera, sempre desiderosa, senza timore, di esporsi in prima persona nella difesa degli ‘ultimi della Terra’, come attestano i 24 anni spesi al servizio delle Nazioni Unite.

Dopo un inizio in Rai, dove ha lavorato per la radio e la televisione, una carriera all’ONU, prima per quattro anni alla alla FAO, dove si occupava della produzione video e radio. Dal 1993 al 1998 ha lavorato presso il Programma Alimentare Mondiale (WFP) come portavoce per l’Italia. Dal 1998 al 2012 è stata Portavoce dell’Alto Commissariato per i Rifugiati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (UNHCR), per il quale ha coordinato anche le attività di informazione in Sud-Europa. In questi anni si è in particolare occupata dei flussi di migranti e rifugiati nel Mediterraneo. Ha svolto numerose missioni in luoghi di crisi, tra cui ex Jugoslavia, Afghanistan, Pakistan, Iraq, Iran, Sudan, Caucaso, Angola e Ruanda.

Più di ogni curriculum, vale la pletora di unanimi  apprezzamenti che vanno dalle semplici doti di senso pratico e capacità di fare squadra, alle abilità di valutare le opportunità politiche, fermezza unita a moderazione e capacità di persuasione, indiscusso prestigio internazionale.

Dopo sessant’anni di vita repubblicana, sarebbe l’unico valido segnale di cambiamento avere una donna alla massima carica dello Stato. Ugualmente significativa sarebbe la carica di premier ma si rischierebbe di sprecare il personaggio esponendolo agli infidi giochi di palazzo.

Un segnale di radicale cambiamento per gli Italiani e per il mondo intero.

Ah! Dimenticavo, è anche bella ed elegante, il che non guasta.

Principe di Chitinnon

 

 

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it