Bitume è stato asfaltato! Il progetto artistico all’interno dell’Ancione non riapre. Ecco perché e cosa è successo

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa diffuso dall’associazione Pandona, organizzatrice di Festwall e promotrice di Bitume. Ecco il testo integrale 

Dopo l’inaugurazione, avvenuta il 16 ottobre 2020, dopo i pochi giorni di apertura al pubblico e il lungo periodo di stop alle visite guidate dovuto all’emergenza epidemiologica, Bitume, industrial platforms of arts, chiude i battenti su decisione della A. Ancione Spa, proprietaria dell’area industriale in cui il progetto site-specific è nato e si è sviluppato.

Bitume, ideato nel solco di FestiWall, il Festival internazionale di arte pubblica giunto nel 2019 alla quinta e ultima edizione, ha coinvolto alcuni fra gli esponenti più rappresentativi del muralismo contemporaneo, rileggendo, attraverso il loro sguardo, le tracce profonde lasciate dalla moltitudine di lavoratori che hanno estratto e trasformato la roccia asfaltica di Contrada Tabuna, la materia con cui sono state costruite le strade della Sicilia e di tante capitali europee.

Negli spazi dell’ex fabbrica Ancione, lungo un percorso guidato e contingentato intorno ai capannoni, alle macchine e ai container che per decenni hanno visto pulsare uno dei più importanti motori produttivi dell’Isola, gli spettatori hanno potuto interagire con le oltre trenta opere realizzate per il progetto, seppur per poco tempo, tra un’ordinanza anti-Covid e l’altra.

L’esplorazione degli artisti, che all’interno del sito hanno liberamente dialogato con le architetture, gli ingranaggi e i residui industriali, è diventata così un viaggio collettivo: ricerca di un tassello del Novecento fra stili e linguaggi diversi, tra materia e memoria, pieno e vuoto, evidente e nascosto. La fucina dei minatori ragusani, la fabbrica silente, chiusa dal 2013, custode di mille racconti e fatiche, dopo aver accolto il gesto creativo si era aperta alla riflessione dei visitatori, riaccendendo il motore della storia, allargando e al tempo stesso focalizzando l’orizzonte e l’obiettivo di Bitume, che è stata soprattutto (e sarebbe ancora) un’esperienza.

All’interno del perimetro industriale hanno lavorato Ampparito, Luca Barcellona, Bosoletti, Ciredz, Demetrio Di Grado, Franco Fasoli, Alex Fakso, Gomez, Greg Jager, Alexey Luka, Ligama, Case Ma’Claim, Martina Merlini, M-City, Moneyless, Ban Pesk, Rabit, Giovanni Robustelli, SatOne, Guido van Helten, Sebas Velasco, Simek, SNK-LAB, Sten & Lex, Dimitris Taxis, Tellas, 2501.

MA PERCHE’ NON APRE? ECCO LE SPIEGATE LE RAGIONI NELLE PAROLE DEL DIRETTORE ARTISTICO VINCENZO CASCONE

Dal 17 maggio scorso, giorno in cui la Sicilia ha allentato le misure restrittive adottate per il contenimento dell’emergenza epidemiologica, l’organizzatrice del progetto site specific di Festiwall, l’associazione culturale Pandora, ha chiesto alla Antonino Ancione SPA in liquidazione la possibilità di prorogare il comodato d’uso, per un periodo limitato di tempo, e nel pieno rispetto di tutti i criteri di sicurezza necessari.

La richiesta aveva come unico scopo quello di permettere, ai numerosi spettatori che, per le note restrizioni non hanno potuto vistare il complesso industriale, di accedere ad una pagina di storia economica e industriale di cruciale importanza per la comunità ragusana, riletta dalle opere di 25 artisti provenienti da tutto il mondo.

Ma l’area industriale, a quanto pare, è oggetto di una contrattazione privata con un promittente acquirente e, secondo la società, le visite guidate potrebbero turbare lo svolgimento della trattativa.

Le richieste che giornalmente arrivano per poter visitare il sito saranno dunque  disattese, nonostante gli svariati tentativi da parte dell’associazione Pandora di conciliare le esigenze della proprietà con quelle degli spettatori.

Alla luce di tutto questo è necessario puntualizzare alcuni passaggi:

1) L’amministrazione di Ragusa nella persona del Sindaco Peppe Cassì, oltre a sostenere con entusiasmo la manifestazione, ha fatto tutto il possibile per ottenere una proroga e permettere la conclusione delle visite guidate.

2) Il promittente – acquirente ha dato piena disponibilità allo svolgimento e alla conclusione delle visite guidate.

3) Bitume, essendo soprattutto una “riflessione partecipata” sulla società post-industriale, non ha mai inteso modificare la natura produttiva dell’area, procedendo piuttosto alla sua storicizzazione, cioè valorizzandone i numerosi spunti narrativi attraverso il contributo di artisti ed esperti che hanno con generosità offerto il proprio contributo.

4) Lo svolgimento dei tour guidati è sempre stato pensato come step temporaneo, preludio esperenziale alla realizzazione di un volume-catalogo che racconterà della più che secolare attività di estrazione e trasformazione della roccia asfaltica e del progetto Bitume platform.

5) La mancata fruizione non interrompe il progetto, ma crea solo un imprevisto ostacolo al delicato processo di ri-conoscenza che Bitume aveva predisposto per la collettività.

La memoria, per Bitume, altro non è che un ponte fra esperienze passate e prospettive future.

A tutte le lavoratrici e i lavoratori della Limmer, della Val de Travers, della H.B. Aveline, della A.B.C.D., della Antonino Ancione SPA e di tutte le compagnie che hanno fatto la storia delle miniere di Contrada Tabuna va l’omaggio di Bitume Platform of arts.

Ai pronipoti di quegli stessi lavoratori il compito di custodirne la memoria per farla germogliare. 

Il direttore artistico di Bitume, Vincenzo Cascone: «Con Bitume abbiamo affrontato un pezzo di storia che sembrava essere rimosso dalla memoria collettiva. Il progetto è stato accolto da più parti con grande entusiasmo: dagli addetti ai lavori, alla politica, agli artisti, ai visitatori. Dopo che le misure preventive dovute alla pandemia hanno bloccato le visite (gremitissime nei giorni seguenti l’apertura), ci aspettavamo da parte dell’Antonino Ancione Spa maggiore comprensione nel concedere alla collettività la possibilità di fare esperienza del magnifico lavoro svolto dagli artisti all’interno dell’area industriale. Se questo purtroppo non è avvenuto lo si deve al mancato riconoscimento, da parte dei legittimi proprietari, del valore comunitario contenuto nella ricerca sulla memoria di uno dei capisaldi dell’economia e della società ragusana, come se il valore materiale dell’area schiacciasse quello immateriale del progetto, dimenticando forse l’investimento economico, lavorativo ed emotivo che è stato fatto fino ad adesso».

Il progetto gode del sostegno dell’Ars – Assemblea Regionale Siciliana, del Comune di Ragusa, della Fondazione Federico II di Palermo, della Facoltà di Geologia dell’Università di Catania, della Fondazione Cesare Zipelli, della Banca Agricola Popolare di Ragusa, della collaborazione dell’EcoMuseo Carat.

 

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