BENE FALCONE E BORSELLINO DECISAMENTE MENO IL SIMBOLO RELIGIOSO

«Encomiabile l’iniziativa del presidente del Consiglio Comunale ragusano di esporre la storica foto dei giudici Falcone e Borsellino nell’aula consiliare. Il simbolo dell’antimafia non può non accomunare tutti, esclusi ovviamente i mafiosi». Commenta così Massimo Maiurana, coordinatore del circolo Uaar di Ragusa, la notizia, diffusa dal Comune di Ragusa e rilanciata dalla stampa locale, della cerimonia in cui è stata scoperta la foto dei due giudici uccisi dalla mafia con le rispettive scorte, collocata sulla parete alle spalle del tavolo della Presidenza.

«A stonare è l’oggetto sopra la foto», aggiunge Maiurana, «che certo non può essere altrettanto inclusivo essendo un simbolo di parte. Uno spazio pubblico è uno spazio di tutti, che tutti rappresenta e in cui tutti devono potersi riconoscere. Uno spazio che espone un simbolo religioso evidentemente si connota con quel simbolo, e necessariamente esclude chi in quel simbolo non si riconosce. Se è vero, com’è vero, che i luoghi dello Stato sono i luoghi di tutti, quel simbolo in un luogo dello Stato è fuori luogo, e quindi ne auspichiamo la rimozione senza polemiche e senza provocazioni».

Il riferimento è al crocifisso, simbolo cattolico presente da tempo immemore nell’aula del civico consesso. Un simbolo presente in molti edifici pubblici, sebbene la cattolica non sia più formalmente religione di Stato, ma anche assente da molti altri, perché la sua esposizione non dipende ovviamente da disposizioni di legge ma dalla volontà di chi amministra. Proprio a Ragusa vi fu una polemica, dieci anni fa, quando il presidente del Tribunale respinse la richiesta dell’Ordine degli avvocati di esporre il crocifisso nelle aule del Palazzo di Giustizia definendo l’iniziativa “discriminatoria” e “lesiva dei principi costituzionali”.

Per quanto riguarda le aule consiliari, spesso si è avuta notizia di mozioni per chiedere l’esposizione del crocifisso, con esiti variabili in funzione della maggioranza presente in Consiglio in quel preciso  momento. Emblematico il caso di Ostuni (BR), dove la richiesta fu avanzata da esponenti dell’Udc, partito di chiara ispirazione cristiana, ma fu respinta anche con il voto di un consigliere eletto nell’Udc.

«I simboli esposti comunicano a cosa ci si ispira, e in questo senso va benissimo che il Comune tragga ispirazione dall’antimafia e che il relativo simbolo venga esposto a tempo indeterminato», conclude Maiurana. «Altri simboli non altrettanto unificanti dovrebbero essere esposti solo temporaneamente in particolari occasioni, come ad esempio è stato con l’esposizione della bandiera arcobaleno per la Giornata Mondiale contro l’Omofobia e come potrebbe essere, pensando ai simboli religiosi, per celebrare episodi significativi di discriminazione religiosa»

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