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BEATO TRA LE DONNE
21 Nov 2015 15:17
Stefano Bellina ha 28 anni di cui undici passati nelle fila del Padua nel ruolo di trequarti, ala ed estremo. Ora è il nuovo allenatore della formazione femminile delle “Aquile Iblee”. E’ l’uomo su cui si conta per far decollare il rugby ragusano nella versione rosa. Una bella responsabilità per il giovane allenatore che abbiamo incontrato proprio per conoscerlo e per capire come si trova al di là della barricata giocata.
Perché da giocatore decidi di cambiare ruolo e diventare allenatore?
“Io non ho cambiato del tutto mansione, continuo ancora a sentirmi e a essere un giocatore. Diciamo che per ora mi destreggio nei due ruoli”.
Visto il tuo passato tutto al maschile come ti trovi nel ruolo di “beato tra le donne”?
“Mi piace molto, perché sono incontaminate, nel senso che non hanno avuto altri allenatori prima, a parte l’esperienza dello scorso anno, dunque è più facile allenarle, ed è stimolante. Sono molto ubbidienti, eseguono gli ordini senza contestare o paragonarmi ad altre esperienze. E’ tutto semplificato perché ascoltano molto i consigli e questo è molto bello”.
Quali differenze ci sono tra i due mondi rugbystici?
“Sicuramente come giocatore hai meno responsabilità, ti senti più libero. Come allenatore devi essere più cauto perché non tutti hanno lo stesso carattere, devi usare molta diplomazia e adattare il tuo carattere agli altri se vuoi ottenere dei risultati”.
E’ la tua prima esperienza da allenatore o ne hai maturate altre?
“L’ho già fatto, mi sento a mio agio forse perché mi piace spiegare le cose. Certo, la femminile è una nuova esperienza”.
Obiettivi per questa stagione?
“Innanzitutto voglio creare dal gruppo una squadra, e poi dare un’impronta di gioco”.
Oltre ad essere allenatore, sei giocatore. Ma cosa sogni per il tuo futuro? Diciamo, cosa vorresti fare da grande?
“Fino a quando posso e me la sento vorrei fare entrambi.”
Dunque ti trovi proprio bene a fare il doppio gioco? “Certamente” – ride – “però aggiungo e puntualizzo che allenare è utile anche per le fasi di gioco vero e proprio, in quanto ti consente di sviluppare un altro punto di vista. Riesci a evidenziare cose che facendo o uno o l’altro non noteresti. Una volta che alleni ti rendi conto dei dettagli che puoi utilizzare giocando”.
Chiudiamo questo incontro con una curiosità che stuzzica la fantasia di chi è lontano dagli spogliatoi, lo spirito di squadra maschile in cosa si differisce da quello femminile?
Abbiamo giocato solo due partite, dunque non ti posso rispondere. Certo, sono molto coese. Lo spirito di squadra si formerà più avanti perché sono tutte nuove. Comunque si vede che sono molto unite tra loro e sono anche molto veloci nell’apprendere, più degli uomini. Del resto, studi scientifici hanno affermato che le donne fino all’età di vent’anni recepiscono più velocemente le tattiche di gioco rispetto agli uomini, non sono io a dirlo”.
Chi frequenta il mondo del rugby ha imparato che i gesti, i comportamenti odorano di tradizione. Sa quanto sia coinvolgente una partita ben giocata, quanto siano importanti le regole in campo. Sa che giocando si diventa amici e che una squadra di amici si sente unita, forte e pronta per battere un’altra squadra. Tutto questo le giovanissime Aquile devono ancora apprenderlo e farlo proprio ma, essendo in buone mani, siamo sicuri che presto le vedremo determinate a raggiungere i vertici della classifica. Per ora non ci resta che augurare gli in bocca al lupo del caso per il proseguimento del campionato, salutare e darci l’appuntamento più avanti per una valutazione in itinere.
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