BAMBINE/I E ADOLESCENTI SONO PARTE INTEGRANTE DELLA CITTADINANZA ATTIVA.

 Chi ha la responsabilità di produrre i cambiamenti ha in primis il dovere di sposare il progetto Città sostenibili delle bambine e dei bambini, intrapreso dal Ministero dell’Ambiente, a favore di una maggiore attenzione alle esigenze dell’infanzia nell’ambito dello sviluppo della città.

Pensare una città più a misura di bambino significa, in definitiva, progettare una città migliore per tutti, ove sia dedicato spazio non solo alle attività lavorative e funzionali al mondo dello sviluppo economico, ma anche alle necessità di scambio emotivo con gli altri individui.

Il ritmo del vivere contemporaneo riduce gli spazi della città a luoghi di passaggio; gli spazi diventano così sfondo di spostamenti sempre più veloci, con perdita di significato e d’importanza dei luoghi d’incontro. La conseguenza non è solo la minore attenzione dedicata allo spazio pub­blico, e quindi il degrado urbano che ne deriva, ma anche la perdita di una delle componenti della qualità della vita urbana, rappresentata dalla possibilità del confronto e della crescita collettiva. Anche le funzioni ri­creative e di svago vengono sempre più assorbite da luoghi specializzati localizzati in spazi interni riservati, riducendo la possibilità di integrazione sociale.

Solo i luoghi del consumo mantengono la loro forza d’attrazione colletti­va, ma le categorie più deboli, tra cui i bambini e gli anziani, rischiano di non avere più luoghi in cui riconoscersi e in cui esprimere i propri valori.

Creare “sviluppo sostenibile” per le città significa ripristinare o creare le condizioni per cui le città possano essere, compatibilmente con le ne­cessità dello sviluppo, più vivibili, più sane, più piacevoli, più belle, più umane.

Occorrerebbe diffondere la conoscenza di questa iniziativa presso figure professionali come gli architetti, favorendone il coinvolgimento in stimolanti occasioni profes­sionali e sensibilizzandoli a contribuire a un innalzamento della qualità dei progetti di trasformazione urbana, in particolare quelli promossi nell’ambito delle attività intraprese dal Ministero.

Il tema della percezione della città da parte dei bambini è conside­rato un impulso fondamentale per il progetto urbano. L’idea di una città con speciale riferimento ai bambini viene indagata nell’evolversi in varie epoche, dall’Ottocento a oggi, della cultura urbanistica più attenta al tema della considerazione delle relazioni tra i più giovani e l’ambiente urbano. Il tema della città vivibile è affrontato in uno dei principali nodi irrisolti dell’urbanistica contemporanea: la segregazione spaziale, ovve­ro il diseguale diritto alla mobilità.

L’obiettivo di un’effettiva vivibilità della città è visto intimamente col­legato non solo e non tanto alla necessità di qualificazione degli spazi pubblici, bensì all’urgenza di superare la negativa condizione di segregazione patita dai bambini nella città contemporanea. Le princi­pali iniziative che gli architetti ritengono più significative rispetto agli obiettivi del programma Città sostenibile per le bambine e i bambini: la progettazione partecipata e l’istituto del concorso di architettura. Se infatti l’obiettivo della qualità urbana impone la ricerca del maggio­re coinvolgimento possibile, pare importante promuovere iniziative di “architettura partecipata” con la presenza attiva dei bambini. I bambini sono cittadini reali, così come gli anziani e le categorie sociali più deboli, che a volte non sono in grado di far emergere le proprie richieste.

I bambini sono coinvolti in prima persona, in quanto sensibili indi­catori della qualità dell’ecosistema urbano, per promuovere l’espe­rienza dell’architettura partecipata sotto il profilo della ricerca di una progettazione attenta e mai superficiale. La partecipazione del bambino alla progettazione favorisce la crescita individuale e col­lettiva. L’educazione alla sensibilità nei confronti dell’ambiente da parte delle collettività, prima che dei singoli, bambini e adulti, sarà finalmente un condiviso impegno a favore delle nuove generazioni?

La partecipazione attiva nasce dalla conoscenza della realtà che ci circonda e dei meccanismi che portano a definire le scelte: la parte­cipazione dei più piccoli, non formale o strumentale, comporta una disponibilità del mondo adulto a tempi di decisione concordati, pause di riflessione più accoglienti, coinvolgimento ampio di diversi soggetti quali la scuola, le famiglie e, ovviamente, le istituzioni stesse.

La partecipazione non deve essere fine a se stessa, ma deve far sì che chi partecipa possa incidere nelle scelte, nella trasformazione della pro­pria città, del proprio quartiere, della propria scuola.

È un esercizio d’ascolto e di mediazione tra istanze diverse, anche passando attraverso piccoli e grandi conflitti, che fa bene ai piccoli, ai grandi e a chi governa: la democrazia ci guadagna e la comunità cresce più forte e coesa, perché le persone crescono consapevoli di aver con­tribuito a costruire qualcosa assieme.

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