Assessore di Vittoria assolto in primo grado dall’accusa di diffamazione

Il giudice monocratico presso il Tribunale di Ragusa ha assolto, in primo grado, l’attuale assessore comunale di Vittoria, Cesare Campailla. L’assessore doveva rispondere del reato di diffamazione per avere scritto sul suo profilo social il 26 giugno 2019 e tra il 19 ottobre e il 3 novembre dei post in cui veniva – secondo l’accusa – denigrato e leso il decoro e l’onore della Commissione straordinaria che ha governato il Comune di Vittoria, sciolto per mafia, dal 2018 al 2021.

CAMPAILLA HA ESERCITATO IL DIRITTO DI CRITICA

Campailla avrebbe poi anche pronunciato espressioni definite “gravi” nei confronti della stessa commissione, durante un comizio in piazza del Popolo il 6 novembre del 2019. Il Comune di Vittoria aveva ritirato la costituzione di parte civile. La Pubblica accusa rappresentata dal procuratore capo di Ragusa, Fabio D’Anna, aveva chiesto al condanna a 1.500 euro di multa mentre la difesa rappresentata dall’avvocato Sergio Giuseppe Arezzo aveva chiesto l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato, ritenuto l’esercizio di un diritto (il diritto di critica). Il giudice ha ritenuto che quanto espresso da Campailla fosse “espressione della libertà di pensiero che rientra nella scriminante dell’art.21 della Costituzione” e che “il diritto di critica non si manifesta solamente nella semplice esposizione dell’opinione del soggetto su determinate circostanze, ma si caratterizza per essere una interpretazione di fatti considerati di pubblico interesse, avendo di mira non l’informare, bensì l’interpretare l’informazione e, partendo dal fatto storico, il fornire giudizi e valutazioni di carattere personale”.

Si sarebbe trattato di “democratica contestazione” definita in contesto politico. Nella sentenza, il giudice riporta: “L’attuale delega dell’imputato alle infrastrutture idriche e fognarie e all’approvvigionamento idrico, altro non è per Campailla Cesare, che la realizzazione dell’impegno che egli sollecitava alla Commissione straordinaria. Impegno che si è reso conto, per sua stessa ammissione, non essere facile, probabilmente con ciò apprezzando anche il lavoro fatto dalla Commissione Straordinaria”. Non si esclude che le parti possano ricorrere in appello. La motivazioni sono state contestuali alla sentenza

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