Articoli pericolosi, Amazon ritira seggiolini per auto da 5 euro

A molti fa gola fare acquisti online e comprare prodotti a prezzi stracciati. È il caso di alcuni seggiolini auto per bambini venduti su Amazon nel Regno Unito e recentemente rimossi dal portale in seguito a un’inchiesta della BBC. Il prezzo? Anche solo 3.99 sterline, ovvero poco meno di 5 euro. L’indagine di BBC Panorama si concentrava su quattro oscuri marchi che proponevano i dispositivi di sicurezza a meno di 30.99 sterline (ca. 40 euro).

Uno, pubblicizzato come “Seggiolino di sicurezza per bambini” capace di prevenire lesioni in caso di fermate improvvise, era proposto addirittura a circa 5 euro. Tre modelli non avevano nemmeno l’etichetta di sicurezza. Seggiolini simili, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, erano emersi già nel corso di un’indagine del 2013. Alcuni andavano a pezzi in collisioni a meno di 50 km/h, avevano evidenziato i test. I produttori non hanno risposto alle domande della BBC sui loro prodotti.

Amazon si è detta dal canto suo «rammaricata» per la presenza di simili articoli sul suo portale e li ha rimossi: «La sicurezza è estremamente importante per noi», ha assicurato il direttore della filiale britannica, Doug Gurr. Lo shop online sta contattando tutti coloro che hanno acquistato i seggiolini incriminati per spiegare loro la situazione ed emettere un rimborso. Amazon UK, ha spiegato Gurr, tenta di scovare eventuali truffe grazie ad «algoritmi automatizzati» che ogni giorno esaminano «più di 5 milioni di pagine prodotto» e monitorano «decine di milioni di recensioni dei clienti»: «Continueremo a sfruttare e migliorare i nostri strumenti e la tecnologia per assicurare che nel mondo siano disponibili solo seggiolini per auto sicuri e a norma», ha affermato.

Il fatto che le verifiche dei portali di shopping online siano volontarie e che siti come Amazon non siano responsabili di eventuali articoli illegali venduti sulle loro piattaforme se non ne vengono a conoscenza, però, preoccupa molti. «La natura volontaria degli attuali controlli dei portali di shopping online non riconosce il loro ruolo di interfaccia primaria per i clienti», scriveva alcune settimane fa la rivista di tutela dei consumatori Which?. In attesa dell’Online Harms Bill, la nuova legge sui danni del web in discussione a Westminster, «servono linee guida più chiare da parte del governo».

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