Aiuti ai Comuni in dissesto: la provincia di Ragusa guarda alle nuove misure regionali

La Regione Siciliana interviene a sostegno dei Comuni in dissesto finanziario, distribuendo quasi sette milioni di euro per coprire servizi essenziali, disavanzi e costi del personale in soprannumero. Un provvedimento atteso, soprattutto nei territori più piccoli, dove la tenuta dei conti pubblici è sempre più complessa.

Nel quadro delle assegnazioni, la provincia di Ragusa figura tra quelle destinatarie di una parte dei 2,8 milioni riservati ai 62 enti con popolazione sotto i 25mila abitanti. In quest’area, a ricevere le risorse sono due Comuni, confermando una linea di attenzione verso il Sud Est siciliano che, pur essendo spesso indicato come territorio più virtuoso, non è immune da criticità strutturali.

Cosa prevede il provvedimento

Il decreto dell’assessorato alle Autonomie locali – attualmente retto dal presidente della Regione Renato Schifani – stabilisce che:

  • 4 milioni di euro vadano ai Comuni con popolazione tra 25 e 100 mila abitanti, tutti in dissesto.
  • 2,8 milioni di euro siano ripartiti tra 62 piccoli enti che si trovano nella stessa condizione.
  • Le somme siano utilizzabili per:
    • compartecipazione ai costi dei servizi essenziali,
    • copertura del disavanzo,
    • gestione del personale in soprannumero (se non già finanziato da precedenti contributi).

A queste risorse si aggiungono ulteriori 200 mila euro destinati a 29 Comuni che nel 2021 non avevano ricevuto il contributo statale per il peggioramento del disavanzo.

Infine, un terzo provvedimento mette a disposizione 150 mila euro per i Consorzi dei Comuni che gestiscono beni confiscati alla criminalità organizzata, un capitolo particolarmente significativo per l’intera Sicilia e anche per il territorio ragusano, dove cresce l’impegno civico nella valorizzazione dei beni sottratti alle mafie.

Il punto di vista di Ragusa

Guardando da Ragusa, questo intervento conferma un trend ormai chiaro: la Regione non può più limitarsi a misure straordinarie, ma deve affrontare in modo sistematico la fragilità strutturale dei bilanci locali.

La provincia iblea, generalmente considerata tra le più solide dell’Isola, in realtà mostra segnali di sofferenza nei Comuni più piccoli, spesso schiacciati da:

  • entrate in calo,
  • aumento dei costi energetici e dei servizi,
  • difficoltà di personale tecnico e amministrativo,
  • rigidità nel rispettare gli equilibri di bilancio richiesti dalle normative nazionali.

Il fatto che due Comuni ragusani siano presenti nella lista dei beneficiari dei fondi per il dissesto deve far riflettere: non si tratta di eccezioni, ma di un campanello d’allarme su criticità che rischiano di estendersi se non affrontate con una strategia di medio-lungo periodo.

Perché questo provvedimento è importante

Dal punto di vista del territorio, il principale valore di questi fondi è duplice:

1. Garantire continuità ai servizi essenziali

Molti Comuni in dissesto hanno difficoltà a sostenere costi come:

  • assistenza sociale,
  • manutenzione ordinaria,
  • gestione rifiuti,
  • trasporto scolastico.

Gli aiuti evitano tagli drastici che finirebbero per colpire cittadini e imprese.

2. Permettere la ripresa amministrativa

La possibilità di coprire parte del disavanzo e del personale in soprannumero offre ai Comuni spazio per ricostruire un percorso di stabilità finanziaria.

Per realtà medio-piccole – come quelle coinvolte nel Ragusano – può significare rimettere in moto attività sospese o rallentate da anni.

E ora? Le sfide per i Comuni iblei

Per Ragusa e il suo territorio, il provvedimento rappresenta un sostegno importante ma non risolutivo. Le priorità sono chiare:

  • rafforzare la capacità amministrativa, soprattutto nei piccoli Comuni;
  • attrarre risorse nazionali ed europee per alleggerire i bilanci ordinari;
  • avviare politiche condivise tra enti, tema su cui il territorio ibleo ha già recentemente mostrato dinamismo grazie a progetti intercomunali.

Inoltre, il nuovo avviso dedicato ai Consorzi per i beni confiscati può aprire uno spazio d’intervento significativo per valorizzare un patrimonio che, se gestito nel modo giusto, può diventare volano di sviluppo sociale e culturale.

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