ADESIONE E COSTITUZIONE DEL GRUPPO CONSILIARE PID A MODICA

La convinta, più che convinta, nostra adesione al neo-nato movimento politico nazionale “I POPOLARI DI ITALIA DOMANI (PID)” è certamente caratterizzata dalla condivisione dell’impegno politico e della  passione civile dell’Onorevole Peppe Drago negli anni trascorsi (da oltre 15 anni per Giorgio Aprile e Paolo Nigro, da 25 anni e forse per Peppe Minardo), a Peppe Drago notoriamente ci ha anche legato, e continua a legarci, un forte vincolo di amicizia e di affetto.

Quest’ultimo, pur forte, non sarebbe stato sufficiente perché la scelta politica implica, soprattutto, valutazioni che afferiscono alla ragione.

Saremmo potuti restare affettuosamente amici dell’On. Drago e non condividerne la azione, se non ne fossimo stati convinti, pienamente convinti.

Lo siamo fino al punto che, paradossalmente, riteniamo che la decisione si sarebbe dovuta assumere forse ancora prima del voto di fiducia al governo Berlusconi espresso a fine settembre nelle sedute parlamentari di Camera e Senato.

Infatti, pur riconoscendo la statura di Leader dell’On. Pier Ferdinando Casini, non possiamo non sottolinearne le diverse contraddizioni, a corrente alternata, che hanno contraddistinto le sue dichiarazioni di possibili confluenze in grandi ed indistinte ammucchiate politiche, derivanti da un atteggiamento “contro” e non da una scelta “per”.

Come si potrebbe spiegare la coerenza fra le ragioni poste alla base della storica ed originaria alleanza tra CCD poi UDC e Forza Italia ed Alleanza Nazionale, e le ragioni che dovrebbero giustificare oggi ed in un prossimo futuro l’intruppamento dell’UDC in una “armata brancaleone”?

Come potrebbe l’UDC, componente del Partito Popolare Europeo, alternativo alla sinistra (affermazione più volte ribadita da Casini), giustificare la sua partecipazione ad una coalizione della quale sarebbero componenti essenziali le espressioni della “sinistra”, anche di quella più radicale, ed “Italia dei Valori” denominata dall’On. Casini “male assoluto in politica” in ragione del giustizialismo che distingue tale movimento politico in uno alle intransigenze che ne hanno reso impossibile la confluenza politica e parlamentare nel Partito Democratico?

E se per fare numero dovesse servire anche “Peppe Grillo” e gli associati, dovrebbero essere digeriti e metabolizzati anche loro?

Nella meno peggio delle ipotesi si dovrebbe avere la stessa coalizione che sostenne l’imploso Governo Prodi, con Casini al posto di Mastella.

Come si fa a riconoscersi nella posizione politica di chi ritiene, anche nell’ipotetico governo di responsabilità nazionale o di larghe intese, imprescindibili le forze politiche che hanno vinto le elezioni, con quella successiva secondo la quale per un solo motivo, ancorchè importante (la modifica della legge elettorale, che tutti dicono di voler cambiare per non cambiarla perché conviene forse a tutti, sinistra compresa), si potrebbe dare vita a governi tecnici – istituzionali a sostegno dei quali dovrebbero confluire pochi pezzi dell’attuale maggioranza con la totalità delle opposizioni?

Questa UDC ed il suo Leader ondivaghi, che vanno un po’ di qua ed un po’ di la, non sono quelli in cui ci siamo riconosciuti in tutti questi anni.

Un esempio clamoroso è quello rappresentato in Sicilia dal recentissimo sostegno di Casini, dell’UDC rappresentato dal Senatore D’Alia neo Coordinatore Regionale, al “governo Lombardo quater” ed al Presidente-Governatore, che prima sempre dall’UDC veniva ritenuto responsabile di un ribaltone e del tradimento della volontà popolare che aveva conferito circa il 67% dei consensi al “centro destra”, corrispondenti a 63 parlamentari contro i 27 del centro sinistra (che oggi anziché fare opposizione governano).

In Sicilia siamo già in piena alleanza tra Finiani, UDC e Sinistra, insieme al MPA ed altri, il tutto alla faccia della alternatività tra le forze di Destra (Finiani), quella di Centro (UDC di Casini aderente al PPE), rispetto alla Sinistra.

In Sicilia non ci troviamo di fronte ad un governo di emergenza, o di responsabilità, o di larghe intese, come quelli teorizzati quali alternative nell’ipotesi di dimissioni del governo Berlusconi, ma ci troviamo in piena coalizione organica di fine legislatura, battezzata da Bersani, Dalema, Lumia, Lupo, Borsellino, Fini, Casini e Rutelli, sotto la regia di Lombardo, tutto ciò in assoluto dispregio del voto dei cittadini siciliani vittime incolpevoli di questo tradimento.

A noi interessa la valutazione delle metamorfosi dell’UDC.

Ci lasciano semplicemente sbalorditi.

Si può anche essere laici e capire i funambolismi in politica, ma non si possono giustificare quando snaturano un partito che ha fatto della identità e dei valori un patrimonio non negoziabile e che ha rinunciato, in nome di identità e valori, un posto a tavola (come spesso a detto Casini).

In nome dell’identità e dei valori non si confluisce nel partito del predellino, ed oggi appaiono dimenticati, del tutto prescindibili nella nostra Sicilia nella quale la coerenza di Casini, di cui siamo nostalgici, è diventata un optional, il tutto solo per il famoso posto a tavola e non certo per gli interessi della Sicilia e dei Siciliani.    

Avremmo preferito non trovarci mai nella condizione di dovere scegliere fra ciò di cui siamo stati orgogliosi e le ragioni della appartenenza. Tra l’identità ed i valori da una parte e le ragioni della convenienza dall’altra. Abbiamo scelto i primi e non dobbiamo giustificare la scelta perché non è conveniente, sperando che chi ha scelto la convenienza si ravveda recuperando identità, valori e coerenza.

Noi guardiamo in prospettiva, nell’Italia, nella Sicilia e nella Modica di Domani e non riusciamo a vederci insieme a forze politiche rispetto alle quali siamo stati e saremo alternativi.

Nel nostro DNA c’era e c’è la moderazione, la volontà di fare sintesi degli interessi diversificati della società, c’è il garantismo, connotati tutti incompatibili con gli estremismi, la faziosità, gli integralismi, i giustizialismi con i quali si accinge a convivere il partito dal quale oggi noi ci dissociamo.

Verrebbe quasi la voglia di dire che è il PID la vera UDC e non il contrario, perché chi è uscito dai valori fondanti non siamo sicuramente noi.

Epperò siamo ottimisti perché anche se non dovessero esserci ripensamenti e pentimenti, saranno certamente le verifiche politiche del prossimo futuro a darci ragione.

Non sarà possibile la convivenza tra il diavolo e l’acqua santa.

Queste nostre dichiarazioni saranno certamente lette da questo consiglio in maniera corretta, per sicurezza intendiamo esplicitare che il gruppo consiliare de I POPOLARI DI ITALIA DOMANI continuerà ad essere una forza di opposizione moderata, dura e critica quando necessario, ma anche propositiva e costruttiva nell’interesse dei cittadini Modicani.

Siamo rispettosi della volontà espressa dai nostri concittadini in occasione delle ultime elezioni amministrative, chi ha vinto deve governare, chi ha perso deve svolgere il ruolo di opposizione, a ciascuno quindi il suo senza confusioni.

Saranno sempre e solo i cittadini a giudicare l’operato di ciascuno di noi. (r.m.)

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