AD ANKARA ED ISTANBUL E’ GUERRIGLIA

Speravamo in cuor nostro che i violenti scontri fra polizia e dimostranti ad Ankara ma soprattutto ad Istanbul fossero limitati ad una protesta (obiettivamente sacrosanta ed anche civile) per evitare che un polmone di verde esteso ma non molto nei pressi di Piazza Taksim all’inzio della strada più importante della metropli turca, al fine di evitare la costruzione di un grande centro commerciale restasse confinato, appunto, nei limiti di una protesta. Ma evidentemente malgrado la situazione conomica in Turchia non sia come quella di molti paesi europei, malgrado il popolo turco sia abituato ai sacrifici per la nazione, malgrado qualche momento di pugno duro del govenro nei confronti di tanti giovani che vogliono più libertà, più partecipazione, più futuro, la vicenda è degenerata.

Ha ragione chi dice che Piazza Taksim è un pretesto perchè i polmoni verdi delle città non si difendono con le bottiglie di birra in  mano e metà del liquido nello stomaco ma ha ragione anche chi oltre alle capacità realizzative della Turchia, alle possibilità di investimenti anche stranieri nel Paese, allo splendore di un Paeso destinato a raggiungere vertici socio-economici di rilievo a livello mondiale, qualcosa si è inceppato tra chi gestisce la cosa pubblica ed il popolo che  ovviamente sogna, specie nei giovani, una distribuzione della richezza in modo più vasto possibile e non , come avviene nei Paesi capitalisti a anche in Turchia con pochi gruppi sociali favoriti ed il popolo che a volte vice di stenti.

Noi che conosciamo bene la Turchia e che non più di dieci giorni fa abbiamo fatto una serie di incontri che per noi hanno avuto solo scopo e cioè la promozione del nostro territorio ibleo ci auguriamo che  tutto finisca quì, che non ci siano “vendette” che il dialogo, anche attraverso la mediazione delle opposizioni riprenda e che i due morti, i mille feriti e gli ottocento arrestati  non costituiscano motivo di gravi ripercussioni nel vivere civile di un Paese civile.

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