ABOLIAMO LE PROVINCE?

Si discute da qualche tempo, per motivi di risparmio economico, sull’abolizione delle province o su una loro revisione. Da ultimo, anche in Sicilia, si è parlato di abolizione delle province, della possibile eliminazione solo delle province di Ragusa ed Enna, infine di un progetto di totale revisione del sistema autonomistico che vedrebbe scomparire le province e l’attribuzione ai comuni dei poteri già delle province ma anche di poteri attualmente della regione. A parte, come si diceva, un generico accenno alla necessità di risparmi economici, non siamo stati in grado di reperire alcuno studio serio e sistematico che giustificasse una delle sopra indicate scelte.
    In effetti si parla di soppressione delle province sin dall’assemblea costituente, e il dibattito è tornato in auge nel 1970 con l’istituzione delle regioni a statuto ordinario. Ora alcune forze politiche propongono l’abolizione delle province anche perché il federalismo avrebbe spostato molte competenze alle regioni e ai comuni, ma non alle province. Le province avrebbero organici più ampi in rapporto alla popolazione del territorio amministrato e alle competenze di cui sono titolari, competenze che si sovrappongono a quelle degli altri enti locali, con la conseguente più bassa produttività del lavoro all’interno delle pubbliche amministrazioni.
    Ma cosa sono le province? La provincia è un ente locale avente competenza su un gruppo di comuni, non necessariamente contigui. Essa ha competenze e funzioni determinate dalle leggi di attuazione dell’art. 114 della Costituzione. La struttura stessa dello stato italiano (di derivazione francese) è stata costruita intorno alle province fin dall’unificazione. Attualmente le province italiane sono 110, includendo nel computo anche le province regionali siciliane (che hanno natura consortile), le province autonome di Trento e di Bolzano (che svolgono funzioni regionali e sono in grado di legiferare) e la Regione Valle d’Aosta, che svolge anche funzioni che nelle regioni a statuto ordinario sono svolte dalle province.
    Le Province hanno competenze di rilievo (dalla viabilità’ alle politiche del lavoro, alla programmazione territoriale, all’edilizia scolastica), che difficilmente possono essere passate ai Comuni e nemmeno alle regioni (perché’ le Regioni non sono enti di gestione, perché’ il livello regionale e’ troppo ampio per garantire la necessaria efficacia gestionale, mentre quello dei Comuni e’ troppo frammentato). Le province italiane sono attualmente 110.
    Per la Valle d’Aosta le competenze provinciali vengono espletate dalla regione, per cui non esiste l’Amministrazione Provinciale.
        Le province autonome di Bolzano e Trento hanno competenze di tipo provinciale, regionale e statale, e vengono usualmente trattate come vere e proprie regioni.
        Le quattro nuove province sarde di Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra e Olbia-Tempio non avranno necessariamente uffici statali provinciali (Prefettura-UTG, Banca d’Italia, Questura etc.) in quanto la loro istituzione è facoltativa, ma sono sede degli organi provinciali e di uffici regionali decentrati.
        Le nove circoscrizioni provinciali della Sicilia sono state soppresse dallo Statuto regionale e tecnicamente sostituite con LR n. 9/1986 da un pari numero di “Province regionali” formate come liberi consorzi comunali.
        A causa della presenza di 5 province con 2 capoluoghi (Pesaro e Urbino, Olbia-Tempio, Medio Campidano, Ogliastra e Carbonia-Iglesias) e di 1 provincia con 3 capoluoghi (Barletta-Andria-Trani), i capoluoghi provinciali italiani sono 117 a fronte di sole 110 province (Aosta è un capoluogo regionale, ma è considerata nelle statistiche anche come capoluogo provinciale in quanto la regione vi svolge anche tali funzioni).
    Diamo uno sguardo alla storia delle province. Nel 1861 all’istituzione del Regno d’Italia le province erano 59 ma il territorio nazionale non comprendeva le attuali regioni del Veneto (più la parte della provincia di Mantova a sinistra del fiume Oglio), del Friuli-Venezia Giulia, del Trentino-Alto Adige (che erano ancora sotto il dominio dello stato asburgico) e del Lazio (che era rimasto allo Stato Pontificio). Invece furono riordinate nelle nuove province dello stato italiano il circondario di Rieti, allora in provincia di Perugia (già parte dello Stato Pontificio, che fu annesso al nuovo stato italiano dopo l’invasione sabauda), e i circondari di Cittaducale in provincia dell’Aquila e di Gaeta e Sora in provincia di Terra di Lavoro) che facevano parte del Regno delle Due Sicilie (anch’essi annessi a seguito dell’invasione delle truppe savoiarde e dei Mille di Garibaldi).
    Nel 1866, a seguito della guerra tra Regno d’Italia ed impero austriaco sono stati annessi i territori del Veneto (incluso il Friuli) e del mantovano, precedentemente appartenenti all’Impero Austriaco, con l’inglobamento delle previgenti 8 province asburgiche (Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza, Udine), cui segue nel 1868 la provincia di Mantova e nel 1870, a seguito dell’annessione della futura capitale, Roma, portando il numero complessivo di province nel Regno a 69.
    Nel 1920, a seguito della prima guerra mondiale conclusasi con l’annessione della Venezia Tridentina (fino al Brennero) e della Venezia Giulia (da Trieste a Zara esclusa Fiume) viene istituita la provincia di Trento e nel 1923 le tre province di Spezia, di Trieste e dello Ionio, mentre la provincia di Porto Maurizio viene denominata provincia di Imperia. Già nel 1921, la provincia di Terra di Lavoro viene denominata provincia di Caserta. Nel 1924 vengono inoltre istituite le province di Fiume, di Pola e di Zara, portando il numero delle province a 76.
    Nel 1927 vengono istituite ben 17 nuove province (Aosta, Vercelli, Varese, Savona, Bolzano, Gorizia, Pistoia, Pescara, Rieti, Terni, Viterbo, Frosinone, Brindisi, Matera, Ragusa, Castrogiovanni, Nuoro) e soppressa la provincia di Caserta. Nello stesso anno Castrogiovanni viene denominata Enna e Girgenti Agrigento. Nel 1930 Spezia diviene La Spezia e la provincia di Fiume rinominata in provincia del Carnaro, mentre nel 1931 Bari delle Puglie diviene Bari. Altre integrazioni si hanno nel 1934 con la provincia di Littoria e, nel 1935 con la provincia di Asti.
    Nel 1939 la provincia di Aquila degli Abruzzi diviene provincia dell’Aquila e nel 1940 la provincia del Friuli viene rinominata provincia di Udine. Alla fine della seconda guerra mondiale, nel 1945, la provincia di Aosta viene rinominata Valle d’Aosta, Littoria cambia nome in Latina e viene re istituita la provincia, già soppressa, di Caserta. Nel 1946, alla Provincia di Massa e Carrara viene dato, durante la luogotenenza di Umberto II di Savoia, il nuovo nome di Provincia di Massa – Carrara, fissandone il capoluogo in Massa. Nel 1947 l’Italia perde, con il Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947, le province dell’Istria, del Carnaro e la Dalmazia, nonché parte del territorio di quelle di Trieste e Gorizia, mentre la stessa provincia di Trieste (zona A) viene occupata in Territorio Libero dalle forze statunitensi e britanniche e di fatto esclusa dall’Italia. Alla nascita della Repubblica l’Italia ha un totale di 91 province effettive. Nel 1948 la provincia della Valle d’Aosta viene soppressa e ne vengono trasferite le competenze alla neonata Regione a statuto speciale, mentre con lo Statuto della Regione Siciliana (1946) le circoscrizioni provinciali siciliane vengono soppresse e, con successiva l.r. n.9 del 1986,  sostituite da liberi consorzi comunali, denominati “province regionali”.
    La situazione rimane immutata per oltre 30 anni, fatte salve la denominazione, nel 1951, della provincia dello Ionio in provincia di Taranto e il rientro in Italia, nel 1954, della provincia di Trieste.
    Nel 1968 viene istituita la provincia di Pordenone, cui seguono nel 1970 quella di Isernia e nel 1974 quella di Oristano, per un totale di 95 province (inclusa la Regione Valle d’Aosta).
    L’incremento diviene più sostanziale nel 1992 con la creazione di ben 8 province: Verbano-Cusio-Ossola, Biella, Lecco, Lodi, Rimini, Prato, Crotone, Vibo Valentia, mentre Forlì viene rinominata Forlì-Cesena.
    Nel 2001 la Regione a statuto speciale della Sardegna istituisce 4 province, divenute operative nel 2005, Olbia-Tempio, Ogliastra, Medio Campidano e Carbonia-Iglesias; mentre nel 2004 il Parlamento ha istituito le 3 province di Monza e Brianza, di Fermo e di Barletta-Andria-Trani, che sono divenute operative nel 2009, portando il numero complessivo delle province geografiche a 110.
    Nel 2009 il ministro Roberto Calderoli, annullando sia il Regio decreto del 1938, sia il decreto Luogotenenziale del 1946, ha fatto sì che la provincia di Massa – Carrara riassumesse l’originaria denominazione di provincia di Massa e Carrara.
(1- segue)               

                            info@studiolegaleassenza.it

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it