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A Firenze, si ricorda Giuseppe Zagarrio: era legatissimo a Scicli
30 Mag 2022 14:29
Una retrospettiva a Palazzo Strozzi a Firenze per ricorda i 100 anni dalla nascita di Giuseppe Zagarrio, poeta, saggista e professore liceale legatissimo al ragusano, specialmente a Cava d’Aliga dove aveva una casa di residenza estiva. Giuseppe Zagarrio è il papà di Vito Zagarrio, l’ideatore del Costa Iblea film festival.
Nato a Ravanusa in provincia di Agrigento e arrivato a Firenze nel 1949 per insegnare lettere italiane e latine al Liceo Classico Galileo, qui ha continuato a coltivare la passione per la poesia, accompagnata dall’impegno civile, lasciando un segno profondo nella cultura del primo e secondo dopoguerra, fino alla morte, avvenuta nel 1994.
Per ricordarlo, nel centenario della sua nascita, la Regione Toscana gli ha dedicato un incontro nella Sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati, al quale hanno preso parte, fra gli altri, il figlio Vito, regista e storico della cinematografia, Valdo Spini, presidente della Fondazione Circolo Rosselli, Giorgio Van Straten, scrittore e presidente della Fondazione Alinari per la Fotografia, che ha sottolineato “la volontà di Giuseppe Zagarrio di ‘esserci’ e partecipare fino in fondo all’idea di cambiamento collettivo della società, non solo con lo strumento della politica ma anche attraverso l’insegnamento, la poesia, l’ostinata convinzione che la letteratura fosse una potente chiave di lettura della realtà e di se stessi, senza mai cedere alla rassegnazione”.
Con la discrezione e il rispetto che riservava al suo impegno ed al suo lavoro, “lo Zaga”, come lo chiamavano i suoi studenti, raccontava poco di sé e del suo lavoro agli allievi, nulla delle sue frequentazioni con Mario Luzi, Alfonso Gatto, Romano Bilenchi, Piero Bigongiari, Alessandro Parronchi ed altri protagonisti della Firenze letteraria dei suoi anni. Amava invece coinvolgerli, con metodi del tutto nuovi al tempo, in letture, approfondimenti, viaggi attraverso la letteratura italiana, e non solo, che non lasciavano mai spazio alla banalità o ai luoghi comuni, che evitava accuratamente, cercando di accendere nei “suoi” ragazzi la voglia di critica intelligente, rigorosa e il desiderio di “andare oltre”.
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