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IL MIO VIAGGIO IN CINA
12 Gen 2014 16:34
Cavolo, è la quarta volta che ci torno in tre anni, deve piacermi proprio!! Ebbene sì, mi piace molto, mi sono innamorato della Cina, così antica e così moderna, ferma per alcuni aspetti ai secoli passati, con i suoi bellissimi templi e antichità perfettamente conservate e fruite ma anche assolutamente proiettata nel futuro con le sue miriadi di grattacieli svettanti.
Il primo impatto è alla dogana, laddove tutti in fila ad uno ad uno veniamo severamente controllati.
Usciti dall’aeroporto già ti accorgi di questo grande formicolare..
Poi i tassisti! Spera mai di non avere più di due bagagli, manco si fermano!! Ma in Cina è tutto molto inquadrato, per cui, basta il fischietto del poliziotto di turno e puoi finalmente partire verso l’albergo.
I tassisti cinesi. Non parlano inglese e gli devi dare il biglietto (in cinese) per dove devi andare ma conoscono a menadito e senza navigatore, tutte le vie della metropoli. Come faranno!
E comunque, se non gli va di prenderti perché per loro sei troppo vicino o troppo lontano da dove devi dirigerti, ti dicono semplicemente no, e se ne vanno piantandoti lì! Ah, le madonne che gli ho tirato appresso!!
Ma al di la delle piccole difficoltà che si incontrano sempre, visto che noi siamo assolutamente “fai da te”, è stato un bellissimo viaggio anche questa volta, ed abbiamo rivisitato zone che avevamo imparato a conoscere e ritrovato gli amici dell’anno precedente.
Il viaggio prevedeva un tour con partenza da Roma con volo diretto a Pechino, che ci serviva solo da transito per Ning Bo, nostra prima vera tappa; quindi Shanghai, Yang Zhou, X’i An e infine ritorno a Pechino, la stupenda capitale da dove, alla fine del viaggio si ripartirà.
Prima tappa a Ning Bo. Stiamo in casa di amici che ci ospitano e ci rimaniamo 5 giorni. Grande relax di giorno, con visite al centro città, al lungo lago, negli enormi centri commerciali, ai templi nei dintorni, mentre le sere, in giro per locali, pub e discoteche. Lì abbiamo trovato nuovi amici con la quale si passava le serate ad fare, ascoltare musica, chiacchierare e bere. Tantissimi italiani a NingBo, che ne hanno fatto un quartiere generale per le loro attività di esportazione. Una cosa che non manca in Cina è lo smog, per cui il 5° giorno siamo “fuggiti” verso lidi più a sud, ma senza speranza di vedere cieli azzurri.
Seconda tappa Shanghai. Mentre Ningbo è una città “quasi” nuova, Shanghai sembra costruita l’anno prima. Lo skyline che ricordi di aver visto l’anno precedente lo trovi cambiato perché nel frattempo hanno costruito altri nuovissimi e modernissimi grattacieli, nelle altezze e nelle forme più svariate. Rimane però sempre il tocco dell’architetto che dona al grattacielo quell’aspetto di qualcosa di personalizzato cinese che li differenzia dai grattacieli occidentali.
A shanghai è di rito di giorno la visita al Bund, lungofiume frequentatissimo dai turisti cinesi ed internazionali, per poi andare a visitare quello stupendo mercato del Lu Garden, perfettamente conservato come 100 anni prima. Ed anche qui, la sera un salto a X’iantandì è di prammatica.
Questi è un quartiere all’europea perfettamente conservato dagli anni trenta, dove credi di trovarti in un qualsiasi centro della middle Europa. Pub, ristoranti di tutti i generi, musica rigorosamente dal vivo, ed anche qui, trovando gli amici, abbiamo approfittato per suonare insieme! “Mister Navigare”, questo il loro modo di riconoscermi. E quindi, vai con la musica. Risate, musica e beveraggi.
Tre giorni a Shanghai per poi trasferirci a Yang Zhou, città moderna anche essa, ma che affonda nel passato le sue radici millenarie. Qui si respira il passato, pur vivendo nella modernità. Qui è una delle vie della seta, di produzione di prodotti in lacca, di legni intarsiati, di giade lavorate ed incastonate. Ma qui è anche (come nel resto della Cina) un incredibile formicaio di nuove aziende che si buttano sul mercato internazionale. Qui ci fa da cicerone l’amico Jei Hong, che da anni conosciamo e che ci porta a scovare luoghi non ancora visitati o che tratta per noi con i commercianti locali per l’acquisto di oggetti.
Salutiamo Jei e si parte per un’altra meta: X’i An. Per farvi capire, là dove esiste il sito delle statue di terracotta. Grandioso. Migliaia di statue oltre la grandezza naturale con carri e cavalli di terracotta che l’imperatore dell’epoca fece allestire per accompagnarlo nella tomba. Ed ancora ne dovrebbero tirare fuori dalla loro sepoltura sotto la terra. Si vedono mezzi cavalli che fuoriescono dagli scavi, o parti di soldati ancora interrati. La sera a Xian, in discoteca all’Heavenly Palace, una discoteca baroccamente cinese, ricchissima di ori e di stucchi da sembrare più un tempio buddista che non una discoteca, ma sfavillante di suoni e di musica modernissima, con band e ballerini che si alternano sulle piste che si alzano e si abbassano all’ordine del DJ, unitamente o differentemente dei palchi dove sta seduta la gente. Divertente.
Ma finalmente, adesso si va a Pechino, la capitale. A Pechino abbiamo scelto di stare almeno sei giorni. Al solito, problemi con le tante valige all’uscita dell’aeroporto, ma alla fine riusciamo ad arrivare in hotel, che voglio ricordare, sia di lusso che di sole tre stelle, sono sempre pulitissimi, serviti a dovere, e con il personale sempre disponibile che magari parla poco inglese, ma ci si arriva a capire. Noi italiani siamo maestri in questo.
Memori delle esperienze passate, abbiamo scelto un hotel vicino Hou Hai, che è la zona attorno al lago dove vi sono una miriade di pub, e ristoranti.
Una piccola parentesi per il cibo cinese. È squisito e mi ci sono abituato con facilità, cucina che a parte le loro stranissime salse piccanti, contiene moltissima verdura, carne di pollo e di maiale e pesce. Tra l’altro i loro menu sono forniti di fotografie, almeno si cerca di intuire cosa si sta mangiando!
Ma finalmente Pechino. Stupenda pechino con il tornare a rivedere la Città Proibita, che fu luogo di abitazione dei vari imperatori e dei loro dignitari. Vi abitavano circa, all’interno delle mura non meno di 10.000 persone. Poi visita al Palazzo d’Estate, quindi il Tempio del Paradiso e ineluttabile, La Grande Muraglia. Senza naturalmente perderci la visita e l’acquisto di oggetti da portare a casa (dalla seta alle perle, all’elettronica ai semplici souvenir) all’Hongiao Market. Un enorme centro commerciale visitato da mezzo mondo.
Questo di giorno. Ma la sera… la sera ci aspettavano gli amici musicisti del Lotus Blue, Hopkins, Johnson, Philip, che avevamo avvisati del nostro arrivo. Infatti aperta la porta ed entrati nel locale, ci vedono, sgranano gli occhi, smettono di suonare e grandi abbracci e sorrisi. Inevitabile che “Mister Navigare” suoni con loro. Altra divertentissima serata a Pechino è stata quella vissuta all’Eudora Club, un posto internazionale a dir poco, dove trovi razze e tipologie di persone dall’Africa, Asia, Europa ed Americhe. Anche lì, insieme a tutta la band degli One Drop, abbiamo dato vita a canzoni ballate da tutti i presenti.
Quando si dice la potenza della musica. Io cantavo in italiano e loro non capivano un accidenti, ma ballavano tutti e si divertivano al ritmo delle mie canzoni.
Ma da che mondo è mondo, ogni bella storia ha fine, ed era giunto il momento della partenza. Salutati gli amici dopo una ennesima serata in un altro locale condotto da italiani, ci avviamo all’aeroporto e guardando i profili delle case, dei grattacieli, le facce della gente, mi riproponevo di tornare in questa grande metropoli, dove lascio un pezzo del mio cuore, e le tracce musicali di un artista italiano.
“Mister Navigare” torna a casa.
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