Un incarico di alto profilo scientifico e istituzionale che porta la sanità della provincia di Ragusa al centro del panorama medico nazionale e internazionale. Gaetano Cabibbo, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna dell’ospedale “Maggiore-Baglieri” di Modica, è stato nominato membro del Direttivo nazionale della FADOI, la Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti, e […]
INGRAVESCENTEM AETATEM: BENEDETTO XVI ABDICA
11 Feb 2013 16:57
Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto,
vidi e conobbi l’ombra di colui
che fece per viltade il gran rifiuto.
(Divina Commedia, Inferno, Canto I, vv. 58-60)
Nell’incredibile ‘ipertesto’ mediatico creato in poche ore, per ovvi motivi in Italia ma in parte anche all’estero, l’informazione di base rimane una: il Papa si è dimesso.
Causa: ingravescentem aetatem.
Dalle ore 20 del 28 febbraio 2013 Benedetto XVI non eserciterà più il suo Ministero e si ritirerà probabilmente in un ex monastero di clausura per affrontare la sua vecchiaia in maniera più tranquilla.
‘Stupore’ e ‘sgomento’ sono le parole che vanno per la maggiore, insieme a ‘reazioni politiche’, ‘intellettuale’, ‘consapevolezza’, ‘Concistoro’, ‘Conclave’ e ‘atto di libertà spirituale’.
Ogni angolo del tubo catodico è stato invaso da edizioni straordinarie, dossier, “Speciale su…”: è ovvio, è normale e fisiologico. È un processo insito nell’essenza stessa dei mezzi di comunicazione.
Ma come in ogni cosa, il punto non è quello che si dice ma come lo si dice.
Da qui parte una raffica di domande che, con sincerità disarmata, si affacciano alla mente, qualcuna vestita pure di quel noto senso di colpa che nasce automaticamente dall’ aver ricevuto una formazione cattolica.
Un noto TG della televisione nazionale dedica un intero ‘Dossier’ alla figura del Papa uscente: interventi di vaticanisti, servizi sui viaggi del Papa, inviati all’estero per ‘raccogliere’ le prime reazioni politiche sull’accaduto et similia. Sul fondo si vorrebbe nascondere il purtroppo malcelato tentativo di imbonimento di Benedetto XVI: oltre alla canonica celebrazione di ogni suo atto, sono gli interventi di alcuni vaticanisti di giornali italiani che rimescolano le carte.
Ben carichi di ars oratoria, innalzano la figura di Benedetto XVI a quella di più grande intellettuale europeo, lo si ringrazia per aver riportato alla luce il problema della pedofilia legato alla Chiesa –negli anni Settanta la questione rimaneva nascosta, invece ‘grazie’ al Pontefice uscente il problema è venuto a galla. Mi si perdoni lo scetticismo nel pensare che quest’affermazione sia un gran bel tentativo di ribaltamento, un uso quasi offensivo della tecnica della captatio benevolentiae,una ricerca del ‘positivo’ in una questione orrenda-.
Nella storia del nostro Paese si è sempre fatta una distinzione netta tra coloro che considerano la Chiesa un impedimento all’esercizio delle forze politiche e coloro che sostengono, invece, un indissolubile legame tra Stato e Vaticano. Senza sindacare sulle posizioni, legittime in un tentativo di democrazia, risulta forse fuoriluogo inviare giornalisti a Montecitorio per ascoltare le reazioni a caldo dei nostri politici.
Ed è ancora dentro questa contraddizione che ne nascono altre.
La scelta della diplomazia o il camuffamento di ‘gridolini di gioia’ per la fazione “libera Chiesa in libero Stato”, con frasi come: “L’annuncio di Ratzinger mostra la fragilità umana: e nei segni della debolezza c’è una verità profonda del Vangelo”; e ancora: “E’ un atto di responsabilità che deve essere rispettato. La notizia mi coglie di sorpresa ed è difficile commentare, siamo di fronte ad un fatto storico”. Non sarebbe meglio il silenzio piuttosto che un intervento forzato (e, per gli scettici incurabili, costruito sul tentativo di allargare l’elettorato in vista del 24 e del 25 febbraio) e che nulla ha a che fare con la linea politica che si persegue?
Passando all’altro gruppo, si assiste all’innalzamento ad ‘eroe rivoluzionario’ del Pontefice: “Ammirato, gesto di grande responsabilità”; ancora: “Sono molto scosso da questa notizia inattesa”; continuando: “Siamo sconvolti da questa notizia. Se era un fulmine a ciel sereno per il cardinale Sodano, figuriamoci per noi che ci occupiamo di altre cose. E’ un gesto rivoluzionario, che non ha precedenti o consuetudini a cui rifarsi. C’è l’idea di un gesto che ha una potenza evocativa straordinaria”.
Il troppo stroppia; e qui l’evidenza dell’esagerazione trova risposta solo sulla potenza mediatica che hanno avuto queste dimissioni. La ricerca della reazione politica, e la conseguente risposta a tale richiesta, su un piano teorico conferma quanto tutti, nessuno escluso, siano indissolubilmente legati all’istituzione ecclesiastica. Per quanto se ne possano prendere le distanze o per quanto se ne possano assumere le difese, ancora una volta lo Stato italiano pecca per discutibile diplomazia o per partito preso.
Sempre per quel gruppo di scettici nichilisti senza ritegno è naturale pensare, dopo questa notizia, alle prossime elezioni, agli esperti di comunicazione che accompagnano l’attività di ogni figura pubblica di una certa levatura, all’idea di ben nove profili Twitter del Pontefice… per poi fare i conti con un calo delle forze fisiche degli ultimi mesi, dal quale si arriva all’annuncio delle dimissioni durante un Concistoro ordinario.
Dall’enciclopedia Treccani:
“concistòro (o concistòrio; ant. consistòro) s. m. [dal lat. tardo consistorium (der. di consistĕre «fermarsi»), che significò dapprima «sala d’aspetto», poi, nel tardo Impero, «Consiglio dell’imperatore»]. – In genere, riunione di ecclesiastici per amministrare la giustizia o deliberare su affari generali. In partic.:
– Adunanza solenne dei cardinali presenti a Roma, convocati dal papa come suo consiglio; le varie forme storiche di c. (segreto, pubblico, semipubblico) sono ora sostituite dal c. ordinario, dedicato prevalentemente alla nomina di nuovi cardinali e alle canonizzazioni, e dal c. straordinario, per questioni di particolare importanza con la presenza di tutti i cardinali.”
‘Ordinario’ indica un qualcosa di ‘abituale’, senza nessuna straordinarietà. Perché annunciare la fine di un Pontificato in una condizione così poco solenne? Per ‘libertà spirituale’? Per ‘consapevolezza’? Per ‘urgenza’? Solo adesso, e così repentinamente, il Pontefice non riesce più a portare avanti il suo Ministero per l’età che avanza?
Nell’umiltà più totale, e senza supponenza, ognuno dovrebbe chiedersi e chiedere, cambiare idea dopo una spiegazione esaustiva o continuare a dubitare.
Le domande sono legittime. Non per forza si chiamano ‘dogmi’ le cose a cui non si sa rispondere.
ASCOLTA LE DIMISSIONI DI BENEDETTO XVI:
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