EMERGENZA IN CONGO

La nostra Chiesa di Noto è gemellata con la Chiesa di Butembo-Beni in Congo: seguiamo con preoccupazione le vicende della vicina diocesi di Goma occupata dal movimento dei ribelli al governo di Kabila e di tutto il Paese. Mentre invitiamo alla preghiera e all’aiuto, vogliamo farci portavoce degli appelli del vescovo di Goma e dei vescovi presidenti delle varie Conferenze episcopali dell’Africa.

«Lancio un grido d’allarme per tutte quelle donne, quei bambini e anziani che vagano per le strade, sotto la pioggia, senza un riparo e senza cibo. Quei deboli che hanno già sofferto troppo necessitano di un’assistenza umanitaria urgente». Con queste parole il vescovo di Goma, monsignor Théophile Kaboy Ruboneka in un’intervista a MISNA, descrive la situazione sempre più grave nella Repubblica del Congo dopo che i ribelli del movimento M23 hanno preso il 20 novembre scorso la città di Goma, capoluogo della provincia congolese del Nord Kivu nel nord est del paese, dove vivono oltre 1 milione di persone. Il governatore e le altre autorità locali sono fuggite e la città è totalmente in mano ai ribelli. Le forze armate governative (FARDC) hanno abbandonato il campo e di conseguenza il contingente ONU non ha potuto opporre resistenza. I ribelli hanno annunciato che non arresteranno la loro offensiva, che ha l’obiettivo di rovesciare l’attuale presidente Kabila.

I vescovi africani – presidenti delle Conferenze episcopali e delle Caritas di 34 paesi del continente – riuniti a Kinshasa il 20-22 novembre 2012 hanno lanciato un appello altrettanto forte. «Migliaia di uomini, donne e bambini, sono vittime di questa guerra che è a loro imposta provocando sofferenze di ogni genere che offendono  la loro dignità come esseri umani e come figli di Dio (…) Siamo consapevoli del peso che hanno su questa situazione lo sfruttamento delle risorse naturali ed è urgente che si trovino i modi per un loro uso che sia equo, giusto e trasparente». In comunione con i Vescovi congolesi, hanno chiesto a tutte le parti coinvolte, agli organismi internazionali (Unione Africana, Nazioni Unite, Unione Europea), alle multinazionali del settore minerario, di «risolvere una volta per tutte il problema alla radice, con un dialogo trasparente nella verità per trovare una soluzione che faccia cessare le sofferenze dei civili».

Caritas Italiana, da anni impegnata in questi Paesi, in particolare nelle aree più coinvolte dal conflitto principalmente per la riabilitazione di ex bambini soldato, ha messo a disposizione un primo contributo ed è in costante contatto con la Caritas del Congo per monitorare la situazione e appoggiare le azioni di aiuto che prontamente sono state avviate in favore delle famiglie profughe o sfollate. Chi vuole contribuire può inviare offerte, con la causale “emergenza Congo”, tramite c/c postale n. 347013 o conto corrente bancario presso Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113, intestati a Caritas Italiana, Via Aurelia 796 – 00165 Roma .
 

 

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