Un incarico di alto profilo scientifico e istituzionale che porta la sanità della provincia di Ragusa al centro del panorama medico nazionale e internazionale. Gaetano Cabibbo, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna dell’ospedale “Maggiore-Baglieri” di Modica, è stato nominato membro del Direttivo nazionale della FADOI, la Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti, e […]
L’IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONE ALL’INTERNO DEI RAPPORTI UMANI
01 Nov 2012 16:35
“Non si può non comunicare” è il primo assioma della comunicazione indicato dal gruppo di terapeuti di Palo Alto (Watzlawick, Beavin, Jackson). Questo significa che ogni comportamento che si verifica in un contesto interpersonale diventa comunicativo e trasmette un messaggio. L’attività o l’inattività, il silenzio o le parole hanno tutti valore di messaggio perché influenzano comunque il comportamento degli altri. Anche se è vero che non si può non comunicare è comunque possibile comunicare in maniera disfunzionale, ed un esempio è dato dalla Squalifica del messaggio. Squalificare corrisponde ad intrattenere un dialogo o una comunicazione che annulli o riduca il valore di quello che uno dei due interlocutori cerca di dire. Significa “rispondere” ad una domanda senza dare realmente una risposta, dire cose senza senso (sproloqui), fraintendendo, cambiando argomento, contraddicendosi, dando un’interpretazione letterale ad una metafora, utilizzando frasi ermetiche. E’ un tipo di comunicazione che spesso usano i politici di fronte a domande precise dei giornalisti ma no solo, è usata da molte persone e in alcuni casi nasconde una certa importanza: chi squalifica ripetutamente l’altro in realtà lascia intendere il profondo interesse verso la persona ed il messaggio squalificati, cercando di camuffare il reale valore. La cosa interessante è che comunque dalla squalifica ci si può difendere, criticando e chiedendo spiegazioni per le risposte che si sono avute. Un altro tipo di comunicazione disfunzionale è la Disconferma. Ogni comunicazione può ricevere sia una conferma (accettazione del messaggio ricevuto) che un rifiuto (non riconoscimento del messaggio ricevuto, ma parziale riconoscimento verso chi comunica, perché significa “Tu hai torto”). La disconferma consiste invece in un non riconoscimento verso il messaggio e verso la persona, perché è un comunicare “Tu non esisti” e per questo può gravemente mettere in crisi il senso di identità di chi la riceve. Un esempio sicuramente noto è il cosiddetto “mettere il muso” e il non parlare con chi ci ha fatti arrabbiare. Tutto ciò è ancora più grave se a farlo è una madre con i propri figli piccoli: se ripetuta e non occasionale può incidere negativamente sulla loro crescita. Più comune, ma altrettanto scorretta, è la Disconferma parziale che corrisponde al riconoscimento parziale di alcune idee o sentimenti della persona: “Non piangere perché altrimenti sembri una femminuccia”, detta da un genitore ad un figlio significa non riconoscere al bambino la sua sofferenza e la possibilità di manifestarla. Infine, anche se l’elenco sarebbe ancora lungo, vorrei soffermarmi sulla disfunzionalità comunicativa di “Dare la cosa per scontata”, comportamento che porta gli altri a fare ciò che da loro ci si aspetta, ovvero la “profezia che si autoavvera”. Per esempio, avere la convinzione di non piacere a nessuno, fa mettere in atto comportamenti di diffidenza, sospettosità ed aggressività, ai quali sicuramente chiunque si troverà a subirli, reagirà con antipatia e allontanamento dalla persona che li mette in atto, confermando così le premesse iniziali (“io non piaccio a nessuno”) da cui l’individuo era partito. Lo stesso vale per tutta una serie di premesse (“attiro persone sbagliate”, “sono sfortunato”, ecc..) che si cercherà, puntualmente, di far avverare. Spesso un modo per interrompere ed uscire fuori da una comunicazione patologica e disfunzionale è quello di Metacomunicare, ovvero riuscire a comunicare sulla comunicazione, anche in modo non verbale (sorridendo, gridando..), spostandosi quindi dal contenuto alla relazione.
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