Poveri comuni: nel ragusano la metà ha gravi problemi finanziari 

Di questi tempi, amministrare un ente locale è roba per stomaci forti e cuori d’acciaio. Lo sanno i veterani e, ora, anche gli ultimi arrivati. Ai problemi di sempre, negli ultimi giorni si sono aggiunti i tanti che bussano alla porta dopo la sospensione del reddito di cittadinanza. In provincia, un mini esercito di oltre mille persone direttamente interessate e circa quattromila di nuovo povere, al punto che molti non sanno come combaciare il pranzo con la cena.

Appena emerge un problema, a chi si rivolge il cittadino? Ovvio, al proprio sindaco. Oltretutto, sei di essi sui dodici del totale nel ragusano sono come un (ex) percettore di rdc. Solo che al posto del pranzo e della cena, qui ci sono i bilanci da mettere al riparo di un fallimento che, di conseguenza, si ripercuoterebbe sui servizi alle cittadinanze.

Tanti i comuni in dissesto o in riequilibrio finanziario

A fornire il quadro della situazione è l’aggiornamento fornito dalla Regione Siciliana sui Comuni in stato di dissesto finanziario o con piano di riequilibrio finanziario. In tutto 115 enti su 391. Quasi un terzo del totale dei Comuni dell’Isola è impedito nelle pur necessarie assunzioni anche solo per sostituire il personale che va in pensione, deve controllare la spesa corrente, mettere da parte somme ingenti per rientrare dal debito, spingendo in contemporanea nel recupero dei crediti, cioè le bollette dei cittadini morosi.

Ispica in dissesto dalla fine del 2020. E le altre…

Al momento, Ispica è l’unica città iblea a figurare nell’elenco dei 58 comuni in dissesto. Lo è da quasi 3 anni. Altri cinque enti locali, su un totale di 57, hanno aderito al piano di riequilibrio finanziario per evitare il dissesto. Sono: Modica, Chiaramonte Gulfi, Monterosso Almo, Pozzallo e Scicli.

I bilanci degli enti sono costantemente monitorati dalla Corte dei Conti della Regione Siciliana che, almeno una volta all’anno, emette il proprio giudizio sull’andamento di entrate ed uscite.

Solo 3 su 12 hanno approvato il bilancio di previsione

E meno male che è slittato al 15 settembre il termine per l’approvazione dei bilanci di previsione 2023-2025 dei Comuni. A disporlo è stato il ministero dell’Interno, con decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 31 luglio. Un’ennesima proroga che ordinariamente dovrebbe coincidere con il 31 dicembre di ogni anno, ma che ormai viene spostata in avanti. Quest’anno, per esempio, nell’ordine abbiamo assistito – rileva un’analisi del Centro Studi Enti Locali (Csel) – alla proroga dal 31 dicembre 2022 al 31 marzo, al 30 aprile, 31 maggio. E, ancora, lo slittamento al 31 luglio è stato ulteriormente spostato al 15 settembre, cioè tre mesi e mezzo dalla fine dell’esercizio finanziario in questione. Tra le motivazioni addotte compare sempre la voce “incertezza sulle risorse finanziarie a disposizione dei Comuni”. A questa si affiancano anche altre ragioni, come il ritardo dell’ insediamento dei nuovi Consigli comunali. Secondo la stima del Csel, nel Nord-Est il 96% dei Comuni ha già trasmesso il bilancio preventivo. Al Sud e nelle Isole le percentuali scendono al 57 e 55%. Nel catanese solo il 10% dei Comuni si è messo in regola, nel ragusano il 25%. Si tratta di Ragusa, Vittoria e Acate.

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