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Ragusa e la sua triste storia della gestione (cattiva) di tutto ciò che fa cultura sul serio.
21 Dic 2022 16:00
E’ successo a Modica, sta succedendo a Ragusa e chissà in quanti altri posti succede. Non dovrebbe succedere per la verità, soprattutto quando parliamo di cultura che per definizione dovrebbe fornire strumenti ed elementi per unire e non per dividere. Ci riferiamo al dibattito che in queste ore ha preso vita in città, a Ragusa appunto, in merito al Centro Servizi Culturali di via Diaz. Una creatura del compianto Emanuele Schembari che da giornalista ed uomo di cultura, appunto, con la C maiuscola, aveva creato un contenitore che ha rappresentato per anni, il “motore immobile” della cultura iblea.
Il centro di via Diaz, col tempo e dopo la scomparsa di Emanuele Schembari, ha perso il suo smalto iniziale, soprattutto con l’avvento del vicino Centro Commerciale Culturale di via Matteotti. Proprio li a due passi. la politica ha certamente la grande responsabilità del non essere riuscita a dare eguale riconoscimento e supporto ai due centri. Già la passata Amministrazione aveva dato un duro colpo al Csc riducendo anche sensibilmente la dotazione finanziaria e ne erano già scaturite proteste. Oggi l’attuale Amministrazione non è riuscita a metterli in correlazione, magari “imponendo” ad entrambi ruoli e competenze di azione ben precisi in modo da evitare guerre inutili. Peraltro il Centro servizi culturali di via Diaz è ospitato nei locali dell’ex macello di proprietà del Comune. Quello di Via Matteotti invece è ospitato in locali presi in affitto.
A buttarci il carico, in un contesto di chiara rivalità tra i due centri è stato Pasquale Spadola, attore di teatro e di cinema, che rivolgendosi idealmente al suo amico Emanuele Schembari, sferra un duro attacco all’amministrazione comunale, rea a suo giudizio di aver abbandonato il centro e di averne quindi decretato la morte.
Ecco la versione integrale del suo post.
“Carissimo Emanuele, anche se sono trascorsi soltanto sei anni, la tua assenza si è fatta, oggi, assolutamente non più sostenibile. Sono rimasto solo a tentare di difendere dagli attacchi di tutta la collettività quel Centro Servizi Culturali al quale hai dedicato tutta la tua esistenza. Mi dispiace Emanuele ma non ci sono riuscito. Ho alzato bandiera bianca! Con tanta amarezza e con immenso rammarico, sono costretto, oggi, a prendere atto che il nostro Centro è morto. Una Amministrazione che non ha capito, direi piuttosto che non ha voluto capire, l’effervescenza delle istanze culturali di una collettività che tanto ha dimostrato di produrre durante la vita del Centro, ha vinto la sua battaglia contro la cultura ragusana. Nessuno ha alzato un dito! Ora anch’io, stanco Don Chisciotte contro mulini a vento, anch’io butto la spugna, ma sempre con la testa alta chiusa ad ogni compromesso. Grazie Emanuele, Ragusa non ti merita!”
C’è chi sostiene che il Centro non sia per nulla morto e che le attività in fondo vanno avanti piu’ o meno cole nel passato, e che si sia trattata solo di una sfuriata di Pasquale Spadola e ad al passaggio di gestione, non accettato e che avrebbe chiesto al Sindaco un incontro, probabilmente terminato male, per tornarvi a utilizzarlo e a riportarlo ai vecchi fasti come ai tempi di Emanuele Schembari.
Sulla vicenda è intervenuto Umberto Calvanese Vicecoordinatore Fratelli d’Italia Ragusa.
“Apprendiamo con amarezza”, dichiara Calvanese, “che l’amministrazione avrebbe abbandonato a se stessa una struttura che ha 30 anni di vita e che raccoglie più di 50 associazioni culturali ragusane, negli anni sempre più depotenziata e ridotta, di fatto, all’impossibilità di potere operare efficacemente;
“Vien da chiedersi, prosegue Calvanese, quale sia la strategia generale che il Comune sta perseguendo e il perché di certe scelte che, agli occhi di molti cittadini e addetti ai lavori, appaiono incomprensibili. L’Amministrazione, a nostro modo di vedere, dovrebbe ripensare e rilanciare i poli della cultura partendo dall’esistente ed evitando che un patrimonio di esperienze, di aggregazione, di tradizione e di identità vengano dispersi da un’azione priva di visione unitaria e con interventi a macchia di leopardo. Sotto questo profilo, ad esempio, ci chiediamo perché, a fronte della mancata aggiudicazione della gestione del Centro Commerciale Culturale, non si sia pensato finora di affidare tale servizio direttamente allo stesso CSC, così riunendo in un unico centro decisionale la gestione dei due poli.”
Insomma una storia di contrapposizioni, tutta ragusana destinata a non sopirsi facilmente e che, al di là dei protagonisti di oggi e di ieri, lascia l’amaro in bocca. E tanto.
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