Storia di una mucca e di una fuga bellissima. UN VIDEO MONOLOGO

di Michele Farinaccio | Che poi io mica lo sapevo che sarei morta comunque. E magari anche se lo avessi saputo quei momenti così belli, di libertà mai avuta, non avrei rinunciato ad assaporarli comunque. Al macello c’era odore di morte: lo avevo capito che le mie compagne che erano entrate in quella stanza non avevano fatto più ritorno. D’altra parte siamo nati per finire nei piatti della gente. “Carne da macello” usano dire gli umani dimenticandosi cosa significhi realmente quell’espressione. Invece noi lo sappiamo bene: lo impariamo da piccoli. Nasciamo, cresciamo, veniamo allevati, solo per quello.

E’ il nostro scopo nella vita. E in fondo siamo pure fortunati perché noi lo sappiamo qual è il nostro scopo al contrario di altri. Però io a un certo punto ho avuto troppa paura e quel cancello sono riuscita a romperlo e l’ho saltato. Ed è stato bellissimo perché ho cominciato a correre libera. C’era tutto un mondo sconosciuto e l’aria profumava di primavera e io correvo e correvo. Per tanti chilometri. Se avessi conosciuto le strade non sarei arrivata in centro città, ma avrei continuato a correre per le campagne che sono la mia casa. Invece sono arrivata dove le case si facevano sempre più fitte e dove c’erano umani che avevano paura che li investissi correndo.

Ma io volevo solo correre e scappare da quel luogo che puzzava di morte, non avevo alcuna intenzione di fare male a qualcuno. Alla fine sono arrivata in una strada senza sbocco e degli uomini mi hanno fermata con le armi. Dice che hanno fatto il loro dovere. Ora lo sguardo si annebbia e ho freddo. In un modo o in un altro doveva finire così. Ma quanto è stato bello.

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