LA RETE IDRICA A RAGUSA? UN COLABRODO!

Una delle liste civiche che nelle prossime elezioni amministrative saranno al nastro di partenza, ha recentemente svolto una utile indagine che riguarda la “qualità della vita” in città. Nella accezione più ampia ma pur sempre con riferimento alla qualità dell’aria, dell’acqua, dei trasporti, dell’energia in ambito cittadino.

Tanti i dati pervenuti da questo interessante lavoro, che ha portato anche ad individuare alcuni interventi che si spera possano essere non soltanto risolutivi, ma anche fattibili. Il dubbio è legittimato dal fatto che, negli ultimi tempi, le amministrazioni locali non hanno fondi a sufficienza per poter avviare lavori di pubblica utilità, e non soltanto nell’ambito della qualità della vita delle proprie collettività. Nel documento appaiono elencate alcune aree tematiche nelle quali è necessario intervenire. Ma non per tutte sarà possibile farlo (l’esempio più evidente è quella della mobilità urbana affidata, così come aveva tentare di fare ormai quasi venti anni fa l’allora sindaco Giorgio Chessari, a mezzi ettometrici e metropolitane di superficie che, come si comprende, per quanto utili potrebbero essere per snellire l’intasato traffico automobilistico hanno anche costi notevoli).

Altre proposte, al contrario, appaiono non soltanto fattibili, ma ci si chiede il perché non si sia già intervenuto. È il caso, per esempio, della distribuzione idrica pubblica. Accertato che quasi la metà dell’acqua incanalata nelle pubbliche tubazioni si perde per strada prima di arrivare nelle case dei ragusani, si è visto anche che ad Ibla, dove di recente si è intervenuto per ammodernare la rete idrica con la sostituzione di vecchie e consunte tubazioni, la percentuale di acqua perduta per strada si è clamorosamente – ma non inaspettatamente – ridotta, per scendere ben sotto un fisiologico dieci per cento.

Appare evidente che questo è uno di quei settori dove si deve, non si può, ma si deve intervenire. La preziosità dell’acqua è tale e la sua importanza altrettanto, che qualunque amministrazione pubblica locale deve sentire come doveroso e primario impegno quello di impedirne lo spreco. Non si deve sottovalutare anche la lotta agli sprechi dei singoli cittadini, provvedendo con apposite campagne finalizzate alla sensibilizzazione in tal senso (e si tratta di interventi che in moltissime realtà, italiane e straniere, hanno fatto maturare ottimi risultati). Ma quanto appare prima e più di ogni altro intervento prioritario e non procrastinabile è, certamente, un grande e fattivo impegno finalizzato al miglioramento delle condotte idriche pubbliche.

Non si tratta di lavori a basso costo, anzi. E non comportano pochi mesi di attività tra scavo, installazione delle tubazioni e rifacimento del manto stradale. Al contrario: si tratta di lavori lunghi e costosi che tra le altre cose influiscono pesantemente sul traffico cittadino. Ma non esiste residente che non si adeguerebbe a qualche mese di fastidio (com’è di questi tempi nella già citata Ibla con la chiusura di alcune strade – delle poche e tutte strette che caratterizzano il nostro quartiere antico – per via di importanti lavori di rifacimenti delle opere del sottosuolo) pur di azzerare o quantomeno ridurre il criminoso spreco di preziosissima acqua pubblica (che, tra le altre cose, determina un notevole cespite d’uscita nei bilanci delle singole famiglie, specie in tempi di crisi come l’attuale).

Che sia Nello Dipasquale, Sergio Guastella o Salvatore Battaglia il prossimo sindaco di questo comune capoluogo di provincia di oltre settantamila abitanti, una cosa dovrà essere chiara: intervenire sulla rete idrica per non sprecare acqua e per potersi dire civili.

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