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UNA PIAZZA DI SQUALLIDO BIANCORE NON BELLA PER TUTTI!
19 Feb 2011 22:21
Per effettuare quello che in gergo si chiama “lo scavo” dell’antico Convento di San Domenico o San Vincenzo Ferreri, la Soprintendenza impiegò quattordici giorni di calendario, dal 22 aprile al 5 maggio 2008 (otto i giorni lavorativi considerato che nel bel mezzo di quelle date erano collocati le domeniche ed i festivi 25 aprile e primo maggio).
Otto giorni di scavo per una fondamentale tappa della ricerca archeologica della Ibla antica, pre terremoto? A noi profani sembrano pochini. Sono pochissimi, ha confermato l’archeologo Saverio Scerra che quello scavo condusse, in tutta fretta come lo stesso ha pubblicamente dichiarato nel corso del convegno tenuto alla Provincia giovedì scorso.
Il dipendente della Soprintendenza di Ragusa ha raccontato come condusse lo scavo, cosa ne rinvenne, cosa ha potuto studiare successivamente. Tutto questo, l’archeologo ragusano lo ha fatto benissimo, con termini comprensibili a tutti e non solo ai tanti suoi colleghi presenti in Viale del Fante. Ma quando qualcuno ha bisbigliato, mormorato in merito alla eccessiva brevità nella durata della ricerca scientifica, Scerra ha spiegato che tale velocità era stata determinata allora dalla necessità di avviare il prima possibile – da parte dell’amministrazione comunale – i lavori che avrebbero poi portato (ma non subito, a rifletterci bene) alla realizzazione dell’attuale piazza: enorme, bianchissima, non bella per tutti, anzi.
Quello che colpisce è il fatto che una importantissima rilevanza della Ibla pre-terremoto, ovvero un convento costruito alla metà del 1400, abbattuto poi negli anni ’40 del 900 per fare posto alla scuola a sua volta abbattuta tre anni fa, sia stata studiata con superficialità – ed in questo la Soprintendenza è certamente incolpevole – e non con quell’approfondimento che avrebbe potuto fornire alla scienza archeologica e quindi storica, sociale, politica del nostro territorio un enorme contributo. Tale impressione è stata confermata dal dottor Giovanni Distefano, oggi direttore del Museo di Kamarina, che all’epoca dei fatti dirigeva la sezione Archeologica della Soprintendenza di Piazza Libertà. Uno dei tanti episodi, nemmeno il più grave, di un perenne conflitto tra l’ufficio di tutela e le amministrazioni, più o meno locali.
Distefano, nel corso della interessante conferenza alla quale hanno partecipato tanti studiosi francesi che negli ultimi anni hanno scavato, soprattutto a Terravecchia, l’antico sito di Giarratana, ha riferito di avere sovente registrato sollecitazioni esterne, provenienti cioè dalla gente comune, per intervenire in situazioni che altrimenti sarebbero state di grave e irreversibile danno per il patrimonio archeologico e culturale che, è forse il caso di ricordarlo, appartiene a tutti.
L’archeologo, che insegna all’Università di Cosenza, ha anche riferito di tanti siti archeologici letteralmente “strappati” ad errate scelte urbanistiche messe serenamente in atto da amministrazioni comunali che alla tutela del patrimonio archeologico – che dalle nostre parti è immenso e per la gran parte ancora sconosciuto o poco conosciuto – non prestano la necessaria ed auspicata attenzione e tanto meno vi destinano risorse finanziarie.
Tra le tantissime battaglie perse dalla Soprintendenza è forse il caso ricordare la realizzazione di una bruttissima passerella in legno per fare vedere anche dal mare la quattrocentesca Torre Palazzo Cabrera a Pozzallo (fortemente voluta per il sempre citato settore turistico dal sindaco dell’epoca – di sinistra – della città marinara, quell’Ammatuna poi diventato deputato regionale).
In quello che era il quattrocentesco Convento di San Domenico oggi esiste una anonima (se non fosse ad Ibla) piazza di squallido biancore (ed in questo molto simile alla brutta copia della storica Piazza San Giovanni che ha preso il posto della originale Piazza San Giovanni). E dire che proprio gli scavi archeologici in quel sito potevano diventare, se seriamente condotti, non soltanto fonte di fondamentali informazioni sulla antica Ibla, ma, come abbiamo visto fare in molte città molto meno importanti della nostra dal punto di vista archeologico, un sicuro motivo di attrazione anche turistica (in uno scavo nel fango della brughiera del nord Inghilterra si scava da decenni alla ricerca di ciotole e arnesi dell’epoca romana organizzando i lavori anche alla luce dei tanti turisti che vi trascorrono intere giornate, addirittura documentate dalla BBC e poi trasmesse in tutto il mondo sulla piattaforma Sky, incrementando ancora di più il flusso turistico).
Nei giorni scorsi abbiamo letto l’annuncio dell’assessore comunale ai lavori pubblici, Giaquinta, sul prossimo inizio dei lavori per la sistemazione delle opere sotterranee lungo tutta la via Torrenuova ad Ibla. Se non lo avesse fatto già il Comune (e potrebbe non averlo fatto), informiamo noi di TvProgress la Soprintendenza, così da intervenire per tempo, solo se necessario, si capisce.
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