68° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DELLA REPUBBLICA

Nella splendida cornice barocca di Piazza Pola a Ragusa Ibla, alla presenza delle Autorità civili, militari e religiose, si è svolta lunedi mattina la tradizionale manifestazione celebrativa del 68° Anniversario della Fondazione della Repubblica.

La cerimonia ha avuto inizio con il passaggio in rassegna – da parte del Prefetto Vardè – del reparto in armi e dello schieramento dei labari delle Associazioni combattentistiche e d’arma, dei gonfaloni di tutti i Comuni della provincia e delle rappresentanze dei  Vigili del Fuoco, del Corpo Forestale, delle Infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana e della Protezione Civile.

Dopo l’alzabandiera, accompagnato dalle note dell’Inno d’Italia, intonate dal Corpo bandistico della Città di Ragusa, il Prefetto ha dato lettura  del messaggio del Presidente della Repubblica,  pronunciando a seguire il suo discorso con il quale, tra l’altro, ha rinnovato l’apprezzamento per il fattivo impegno che le istituzioni statali e locali  rendono sul versante dell’immigrazione che interessa in modo particolare questo ambito provinciale, richiamando altresì l’attenzione sulla esigenza di profondere il massimo sforzo per dare attuazione al principio del diritto al lavoro con l’invito “a promuovere le condizioni per la più ampia occupazione a fronte della perdurante grave crisi economica”.

Nel sottolineare i profondi mutamenti della società civile il Prefetto ha inoltre evidenziato l’opportunità di favorire l’ammodernamento dell’apparato  dello Stato mantenendo un’efficiente struttura di Governo capace di assicurare la coesione sociale e la garanzia dei diritti fondamentali dei cittadini.

La manifestazione, molto partecipata nonostante il clima di sobrietà imposto dalla   attuale congiuntura economica, è proseguita con la consegna delle  medaglie d’onore.e delle  onorificenze di Cavaliere “Al merito della Repubblica italiana” conferite dal Presidente della Repubblica rispettivamente alla memoria di tre cittadini iblei deportati ed internati nei lager nazisti ( Criscione Carmelo – nato a Ragusa il 10 febbraio 1922, Moltisanti Carmelo – nato a Ispica il 3/7/1911 e Zocco Domenico – nato a Ispica il 19/4/1915)  e ad altrettanti cittadini della provincia che si sono particolarmente distinti per meriti civili, sociali e culturali (Di Natale Erman, Melilli Roberto e Francesco Putzu).

Una lettura scenica, curata dall’attore Marcello Perracchio (il dottor Pasquano della fiction “Il Commissario Montalbano”),  di un brano sull’avvento della Repubblica tratto dal libro ”Terra Matta” di V. Rabito e un concerto per ensemble d’archi eseguito dall’orchestra  del Liceo Musicale “G. Verga” di Modica hanno chiuso la cerimonia nella splendida sala teatro “Donnafugata”, ubicata all’interno dell’attiguo Palazzo nobiliare  risalente alla prima metà del ‘800.

Ma ecco il discorso del Prefetto Vardè:

Onorevoli parlamentari nazionali e regionali, Signori Sindaci, Signor Commissario del libero Consorzio provinciale, Signor Presidente del Tribunale, vertici delle forze di polizia, rappresentanti delle istituzioni civili, militari e religiose, delle associazioni combattentistiche e d’arma e delle associazioni di volontariato, rappresentanti dei clubs service, cittadini, un cordiale saluto a tutti.

     Ci ritroviamo nel tradizionale appuntamento con la Festa della Repubblica nella ricorrenza del 68° anniversario della sua fondazione.

E’ passato tanto tempo, ma l’attualità di quella storica data è rimasta intatta, perché in essa affondano le radici della nostra società, quel giorno è germogliato il seme della democrazia e della libertà che è stato coltivato ed è cresciuto bene ma ancora oggi va alimentato con grande cura ed impegno perchè deve essere preservato dalle insidie che sempre si nascondono.

     Questa celebrazione ha grande importanza: ricordo per chi ha vissuto quelle giornate fatidiche, ma soprattutto testimonianza per le nuove generazioni, che devono sapere perché oggi possono vivere in una società libera.

     Il 2 giugno 1946 costituisce l’approdo di un lungo, intenso ed ahimè sanguinoso impegno dei nostri padri contro il regime dittatoriale di allora che aveva trascinato l’Italia nella terribile e distruttiva II guerra mondiale e in un doloroso conflitto fratricida dopo l’armistizio di Cassibile, annunciato dal maresciallo Badoglio  l’8 settembre 1943, quando le formazioni partigiane seppero organizzare la resistenza  alla velleitaria reazione nazifascista e sconfiggerla definitivamente il 25 aprile.

   Seguirono giorni di fervore patriottico ed istituzionale, uomini valorosi che non vollero usare la stessa moneta del vecchio regime sconfitto, chiamarono  alle urne tutti i cittadini per la scelta della forma di stato: pur potendola imporre non lo fecero, fu indetto un referendum a suffragio universale (per la prima volta fu riconosciuto il diritto di voto anche alle donne) che sancì la scelta della Repubblica e della democrazia.

   Il 2 giugno 1946 lo stesso elettorato fu chiamato ad eleggere l’Assemblea Costituente, formata da uomini di elevatissimo spessore politico e culturale che, nonostante la diversità delle ideologie (che allora segnavano profondamente la personalità e l’agire di ognuno)e della formazione culturale, si ritrovarono unanimemente – evidentemente accomunati da una spiccata sensibilità istituzionale e verso i valori di libertà e democrazia – su quelli che dovevano essere i principi fondanti della nascente Repubblica e fu approvata, dopo un anno e mezzo di lavori, la nostra Costituzione, ammirata in tutto il mondo, che entrò in vigore il 1° gennaio 1948.

   Dunque, celebrare il 2 giugno significa anche ricordare la Costituzione della Repubblica Italiana che, specie nella sua prima parte, è ancora attuale ed anzi vi sono fondamentali principi che ancora devono trovare piena attuazione, come il principio del diritto al lavoro: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”, così sancisce solennemente l’art. 1 della Costituzione e poi “la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto” così recita l’art.4.

      Oggi si registrano tassi di disoccupazione elevatissimi che vanno sempre più aumentando a causa della perdurante grave crisi economica e pertanto dobbiamo ricordarci di questo principio, che ancora oggi impegna tutte le istituzioni ai fini della sua attuazione; i giovani guardano con preoccupazione al loro futuro: creare opportunità di lavoro e di occupazione e sostenere le tantissime aziende in crisi in questo particolare momento di grave difficoltà, deve costituire la priorità del Governo.

   Ma tutta la prima parte della Costituzione è ancora un faro che deve guidare l’attività del Governo, come l’art. 10, che ci impegna a garantire il diritto di asilo.

   Gli imponenti flussi migratori che soprattutto negli ultimi anni interessano in modo massiccio questa provincia, sono costituiti da persone che sfuggono alla guerra ed alle persecuzioni, oltrechè alla miseria.

   Certo, le dimensioni del fenomeno sono tali da non consentire all’Italia da sola (e tantomeno alla Sicilia sud-orientale) di fronteggiarlo: occorre richiedere con forza, pretendere, l’intervento dell’Unione Europea, l’Italia non può essere lasciata sola ad affrontare queste gravi problematiche, perché l’Italia è frontiera dell’Europa e l’Europa deve sentirsi impegnata sia sul fronte del controllo delle  sue frontiere, sia su quello del soccorso e dell’accoglienza dei richiedenti asilo.

   Ma non basta la sola Europa: tutti gli Stati democratici del mondo devono raccogliere e farsi carico di questo immenso grido di aiuto attraverso i competenti organismi dell’ONU: a cominciare dal controllo umanitario delle coste della Libia, da dove partono tutti i richiedenti asilo che sbarcano sulle coste siciliane, che raggiungono dopo indicibili sofferenze patite nell’attraversamento del deserto o affrontando altri allucinanti viaggi.

 Arrivati in Libia queste persone diventano preda di trafficanti di uomini senza scrupoli che li sottopongono ad ogni forma di violenza e li depredano di tutti i loro averi.

     Questo accade anche perché l’attuale situazione politico-governativa della Libia è caratterizzata da una fortissima instabilità: le Autorità Governative, che vengono continuamente rovesciate, non hanno il controllo del territorio che è in mano a bande tribali senza scrupoli, che si arricchiscono sulle spalle di questa povera gente: l’O.N.U. deve intervenire, restituire il controllo effettivo del territorio alle Autorità legittimamente costituite e tutelare tutta questa umanità in balia di aguzzini, per poi consentire loro di esercitare il diritto internazionale di richiedere asilo in  sicurezza, senza dover mettere a repentaglio la propria vita.

     Ma noi dobbiamo continuare a fare la nostra parte, come abbiamo fino ad oggi fatto, con grande impegno ed encomiabile spirito di accoglienza, respingendo ogni tentativo di intolleranza, perché ce lo chiede la nostra Costituzione, la nostra coscienza e la nostra cultura, estranea ad atteggiamenti di insofferenza e di ostilità verso gli stranieri bisognosi.

   Se i principi fondamentali della nostra Costituzione sono attuali e immutabili come pure, in massima parte, le norme contenute nella I parte (diritti e doveri dei cittadini), non c’è dubbio che la seconda parte, che disegna l’organizzazione dello Stato, ha bisogno di un ammodernamento, per adeguare il sistema delle garanzie democratiche e costituzionali ai profondi mutamenti che ha subito la nostra società, specie nell’era della globalizzazione, legate alle innovazioni tecnologiche che hanno trasformato il nostro stile di vita, ed alle nuove esigenze dei cittadini circa la necessità di ottimizzare l’ efficienza, l’ efficacia e l’economicità della Pubblica Amministrazione nonché di garantire una più diretta partecipazione alle scelte politiche, esigenze non più rinviabili.

   Occorre favorire  l’ammodernamento  dello Stato, dunque, senza arroccarsi in indifendibili posizioni conservatrici, ma, d’altro canto, bisogna avere la consapevolezza che ammodernare lo Stato significa, in ogni caso, mantenere una efficiente struttura di governo, capace di assicurare la coesione sociale e la garanzia dei diritti fondamentali dei cittadini, senza di che anche i bellissimi principi enunciati dalla nostra Costituzione rischierebbero di restare parole vuote.

   Rinnovare, pertanto, nel segno della cultura del servizio e dell’efficienza ed in linea con i principi fondamentali sanciti dalla Costituzione.

    E nello spirito della Costituzione, consegneremo oggi i diplomi delle onorificenze al merito della Repubblica italiana conferite dal Capo dello Stato  a cittadini di questa provincia che si sono distinti per le benemerenze acquisite nel disimpegno della loro attività lavorativa e per l’impegno nel sociale nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari, dimostrando sempre correttezza nei rapporti sociali e rispetto delle regole: in una parola si sono distinti per merito, merito che con questi importanti riconoscimenti si vuole premiare, rendendo esemplare il contributo fattivo degli insigniti per una serena e civile convivenza.

     Consegneremo anche le medaglie d’onore conferite dal Presidente della Repubblica alla memoria di alcuni deportati ed internati nei lager nazisti, a cui va il nostro pensiero riconoscente per le terribili sofferenze sopportate e la nostra gratitudine perché è anche grazie al loro sacrificio che è stata conquistata la libertà di cui noi oggi godiamo.

     Chiudo esprimendo un sincero e grande sentimento di gratitudine nei confronti di tutti coloro che in questi mesi sono stati chiamati ad un grandissimo e gravoso impegno nelle operazioni di soccorso e di accoglienza dei migranti: gli uomini e le donne della polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto; gli uomini e le donne delle Associazioni di volontariato che disinteressatamente stanno assicurando un eccezionale contributo mossi solo dal loro altruismo, i medici, i componenti di Praesidium e tutti gli altri operatori impegnati in questa vera e propria missione umanitaria, e naturalmente il Sindaco e la comunità di Pozzallo, tollerante ed ospitale.

     Un ringraziamento va anche rivolto alla polizia penitenziaria per il difficile e delicato lavoro svolto ed a tutti coloro che, in silenzio, contribuiscono a difendere la dignità della nostra comunità in questo momento storico caratterizzato da gravi difficoltà economiche che ancora ci angustiano.

    Grazie a tutti per essere intervenuti, buon 2 giugno a tutti e …

    Viva la Repubblica Italiana!

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