Vittorio Fortunato: la madre naturale a processo anche per soppressione di corrispondenza in qualità di portalettere

Secondo la tesi accusatoria per la quale è finita a processo con citazione diretta davanti al giudice monocratico presso il Tribunale di Ragusa, una postina avrebbe gettato due sacchi pieni di corrispondenza a Modica, invece di consegnarla ai destinatari delle frazioni di Giarratana e San Giacomo. E quella ex postina è la madre naturale di Vittorio Fortunato, quel bimbo il cui padre naturale ne simulò abbandono e ritrovamento il 4 novembre del 2020 avviando un ‘caso’ che ancora oggi non ha una soluzione definitiva. Per quella vicenda dovrà pure lei rispondere, come l’uomo (già condannato a due anni), di abbandono di minore nell’udienza del prossimo 9 febbraio.

LA DONNA NON E’ COMPARSA IN AULA

Nel nuovo processo, per la soppressione della posta e per il reato ricompreso nell’articolo 340 del codice penale, la scorsa settimana la donna non è comparsa in aula e sono stati escussi i primi testi della pubblica accusa; tra loro la direttrice delle Poste di Modica, una portalettere collega della donna e il luogotenente carica speciale dei carabinieri che svolse le indagini. Cosa accadde? Il 16 giugno del 2021 a Modica in via Loreto, un addetto dell’igiene urbana rinvenne due sacchi colmi di corrispondenza e segnalò il caso alla ditta che si occupa della raccolta dei rifiuti. Allertato anche il comune, l’assessore dell’epoca contattò la direttrice delle poste di Modica perché la soppressione della posta appunto, è un reato. Scattarono le indagini. I sacchi vennero presi in consegna dai carabinieri il giorno successivo e iniziarono le indagini. Un processo indiziario. Come portarono le indagini alla donna? Il carabiniere trovò nel mucchio delle lettere indirizzate tutte a cittadini di Giarratana e San Giacomo,anche della corrispondenza aperta della donna. Un estratto conto, una lettera di un sindacato di lavoratori delle poste e un telegramma di convocazione delle Poste a lei diretto e decise di approfondire chiedendo appunto alle Poste se una donna con quel nome indicato, fosse una loro dipendente.

I RISCONTRI

E arrivano i riscontri: fino al 2021 quella donna lavorava all’ufficio postale di Giarratana. A questo è seguita la minuziosa catalogazione di tutta la corrispondenza mai consegnata e tra questa c’erano anche diversi talloncini di giacenza di raccomandata. E proprio dalle ricevute arriva una ulteriore conferma: il talloncino, quando viene emesso riporta un ‘codice del postino’ che è personale e viene emesso da un palmare che ognuno dei portalettere ha in dotazione. E anche questo codice riportava alla donna. Il luogotenente dei carabinieri ha anche riferito di avere ricevuto piena collaborazione dal dirigente dello smistamento di Ragusa (da cui dipende la consegna della corrispondenza di Giarratana e San Giacomo) e che è stato coinvolto dopo un primo riscontro effettuato dalla dirigente del centro smistamento di Modica. Assieme al dirigente di Ragusa il luogotenente ha catalogato e fotografato tutta la corrispondenza acquisita, ed è stato affiancato anche da due ispettori aggregati in aiuto da Poste Italiane.  Tutto il catalogo della corrispondenza è stato raccolto in un dvd e una volta catalogata, la posta è stata riconsegnata e affidata al dirigente delle Poste di Ragusa.

Alla fine della escussione, è stata fissata la prossima udienza e definita anche la lista testi della prossima udienza. Saranno chiamati a testimoniare l’operatore della nettezza urbana che rinvenne i sacchi che contenevano la corrispondenza, l’allora assessore all’Ecologia del comune di Modica e il dirigente dello smistamento Poste di Ragusa. Sarà il 9 febbraio invece l’udienza che vede imputata la donna per abbandono di minore. Il piccolo Vittorio Fortunato da tre anni e mezzo vive con una famiglia affidataria ma è stata revocata la dichiarazione di adottabilità. La Cassazione a cui la donna si è rivolta attraverso il suo legale, l’avvocato Angelo Iemmolo, ha ravvisato il fatto che il tribunale dei minorenni,  non ha verificato, come di dovere, il fatto che quel bambino i genitori naturali li avesse, privando loro del diritto di “ravvedimento”. Da qui una serie di provvedimenti che potrebbero riportare il bambino alla madre naturale. Contro questa eventualità i genitori affidatari hanno avviato una petizione pubblica su change.org che ha raccolto in pochissimo tempo circa 40.000 firme e che chiede che il bambino – che nella petizione viene chiamato ‘Miele’ – che riconosce loro come ‘mamma e papà’ da tutta la sua vita, non venga loro tolto. 

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