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Vittoria resta sciolta per mafia. Moscato parla di legge balorda e denuncia: “gli allegati alla mia relazione mai inviati al Ministro”
19 Lug 2019 11:19
Dopo mesi dall’ultimo incontro con la stampa, l’ex sindaco di Vittoria, Giovanni Moscato, decide di rompere il silenzio per commentare la sentenza del Tar del Lazio che ha respinto il ricorso amministrativo da lui proposto, insieme con gli ex consiglieri comunali e assessori, relativamente al provvedimento che ha visto il Comune di Vittoria sciolto per presunte infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione dell’Ente.
“Mi è sembrato giusto- ha commentato in apertura dell’incontro con la stampa- parlare della sentenza, delle sue motivazioni e di come sia venuta meno la storia della nostra città. Il 22 gennaio del 2018 io sono stato audito dalla Commissione di indagine ed in quell’occasione depositai la mia relazione, di circa 115 pagine, e ben 1500 pagine di allegati che riguardavano l’attività di contrasto che il Comune di Vittoria aveva svolto nei confronti della criminalità organizzata. Quando abbiamo depositato il ricorso al Tar e ci siamo costituiti al tribunale di Ragusa e quando ho potuto verificare i documenti inviati al Ministro, che era quello che doveva decidere, ho scoperto che i documenti da me inviati non c’erano. Non sono mai stati inviati. Stiamo parlando di circa 200 allegati e di circa 1500 pagine che io ho sempre portato con me anche nelle varie conferenze stampa. La Commissione non li ha mai quindi inviati al Ministro, al Tribunale di Catania ed a quello di Ragusa, che dovrà decidere sulla candidabilità. La Commissione si è limitata ad inviare la relazione. Una situazione di cui ci siamo resi conto di questa situazione solo dopo il ricorso al Tar, visto che a noi era stato negato anche l’accesso alla relazione della Commissione d’Indagine”.
“Ho letto con molta calma e serenità la sentenza che, in una paginetta e mezza- aggiunge Moscato- rimuove la storia di Vittoria perché parte da alcuni dati: esiste la mafia e la mafia non è stata debellata. Vi sono, al suo interno, ben tre riferimenti a cose del passato, che non riguardano la mia amministrazione; vi è invece la critica al fatto che la mia amministrazione abbia scelto la gara pubblica per affidare il servizio di gestione dei rifiuti”.
“Probabilmente- aggiunge Moscato- ci siamo trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma appare chiaro che questa città doveva essere colpita. Il Tar scrive chiaramente che il nostro ricorso ed i documenti da noi presentati non inficiano la procedura perché la legge che regola lo scioglimento dei comuni non prevede il contraddittorio. Non c’è comune in Italia, quindi, che potrebbe salvarsi da una commissione di indagine perché non c’è dubbio che tutto non è perfetto, non c’è dubbio che tutto non sia facile da risolvere. Ma se si pensa che debba essere un sindaco a debellare il fenomeno mafioso, beh….la cosa è abbastanza strana”.
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