VITTORIA E LE IMPRESE

“La recessione con cui le nostre aziende fanno i conti solleva il coperchio sulla difficile situazione dell’economia relativa al territorio cittadino. Le testimonianze che abbiamo raccolto in questo periodo parlano di una città che soffre in silenzio, ma che ha ancora voglia di costruire il proprio futuro”. Lo dice il presidente della Cna di Vittoria, Giuseppe Santocono, assieme al responsabile organizzativo, Giorgio Stracquadanio. “Molticontinuano i due – i “non resisto più”, i “non vogliamo più subire umiliazioni: telefonate, raccomandate, ufficiali giudiziari, notai, ecc., per levare il protesto”.

E poi il comportamento delle banche è cambiato totalmente. Prima le stesse chiedevano se si volevano soldi per ampliare, per concretizzare nuovi investimenti. Ora quando gli istituti di credito vengono cercati comunicano solo che si deve rientrare immediatamente dal fido e dalle carte di credito”. Santocono e Stracquadanio, rispetto allo stato di salute delle imprese del territorio comunale vittoriese, affermano che “lo Stato c’è solo per le tasse. Il 16 del mese di maggio, agosto e novembre – dicono – si spendono cifre enormi tra tasse, Iva e contributi, quasi la metà dell’utile di un anno. E poi quando non si riesce a pagare tutto arriva la Serit che nel pieno rispetto della legalità si prende tutto quello che trova.

All’inesistente lotta all’abusivismo si risponde con controllo efficiente, esclusivo e ciclico delle attività regolari. Anche il Comune fa la sua parte: intanto paga dopo più di un anno le imprese che hanno effettuato servizi e lavori per l’ente, applica sempre meno la rotazione nelle somme urgenze e non si adopera nel creare le condizioni affinché anche le microimprese possano usufruire di una parte dei lavori provenienti dalle royalties derivanti dal fotovoltaico, impedendo così una equa distribuzione delle commesse. Inoltre, sta sperimentando atteggiamenti vessatori (vedi il caso Inpa) nel pretendere le proprie imposte”. Per Santocono e Stracquadanio, di fronte a tutto ciò “gli imprenditori si sentono abbandonati. Banche e istituzioni hanno di fatto girato le spalle alle imprese. Oltre a domandarci perché al lavoratore-imprenditore non viene riconosciuta la stessa dignità del dipendente che perde il lavoro, vorremmo capire quando le questioni di uno sviluppo armonico del nostro territorio troveranno  finalmente spazio nell’agenda della classe politico-amministrativa”.

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