VITTIME DELL’AMIANTO, IL 16 APRILE A VOGHERA AL VIA IL PROCESSO FIBRONIT

La gente di Broni, fino agli anni 90, definiva la rara forma di tumore ai polmoni che colpiva in maniera copiosa i suoi abitanti “il male della cementifera”. La patologia purtroppo era sempre la solita: mesotelioma pleurico. Le vittime aumentavano inesorabilmente. Si parla di circa 700 vittime fino ad oggi. Tutti, in paese, sapevano che il tumore era causato dalle polveri fuoriuscite da quella fabbrica, la cementifera Fibronit. Perdevano la vita gli operai e anche le mogli che lavavano le tute impregnate di quella sostanza. Le cose purtroppo non sono cambiate perché morivano e continuano a morire le persone che vivevano attorno a quell’ industria. Questo perché il mesotelioma ha una latenza che può arrivare fino a 40 anni. C’era anche il problema che le associazioni delle vittime non nascevano, infatti, fino a dieci anni fa, a Broni non c’era neanche un riconoscimento ufficiale dei danni ambientali causati dalla lavorazione dell’amianto. Finalmente il 16 aprile partirà, davanti al Tribunale di Voghera, il processo a carico degli amministratori di Fibronit, fabbrica con sede a Broni, in provincia di Pavia.

E’ l’ennesima azione sul piano giudiziario portata avanti da Ona e Avani che, questa mattina, il presidente nazionale dell’Osservatorio amianto, Ezio Bonanni, ha annunciato a Ragusa. Bonanni, partecipando ai lavori della prima conferenza nazionale tenutasi nel capoluogo ibleo, davanti ad una folta platea formata da un migliaio di persone, ha annunciato l’apertura del processo che interessa oltre mille soggetti, tra vittime dell’esposizione all’amianto, molte delle quali sfortunatamente già decedute, e familiari che in modo inconsapevole sono rimaste esposte al killer silenzioso.

“Si tratta di un altro importante passaggio – ha spiegato il presidente Bonanni – dopo la storica sentenza Eternit dei giorni scorsi. Abbiamo incontrato il ministro della Salute, da qualche giorno, e gli abbiamo chiesto una maggiore attenzione su questi casi. Abbiamo precisato, inoltre, che saremo purtroppo costretti ad agire dal punto di vista civilistico nei confronti di Inps e Inail perché non è possibile che una legge dello Stato, che fornisce dei riconoscimenti specifici dal punto di vista contributivo, ai lavoratori per i quali è stata accertata l’esposizione all’amianto, non trovi applicazione se non attraverso un procedimento giudiziario che, mediamente, dura 14-15 anni”.

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