“Vi racconto di Khalif, un giovane migrante a cui ho dato un passaggio”. La storia

Questa storia arriva dalla provincia di Ragusa, e precisamente dal bacino ipparino. Racconta di Khalif, un giovane migrante che, come tanti, chiede un passaggio dopo il lavoro sfiancante nelle serre. Racconta di come noi italiani raramente ci fermiamo ad ascoltare le loro storie di come i pensieri più cupi si insinuino nella nostra mente, ormai, senza che possiamo farci niente: è diventato quasi naturale.

La storia l’ha raccontata Salvatore Odierna sui social: “Oggi tornando da Vittoria, nella parte finale che porta a Comiso, mi accorgo di un ragazzo di colore che camminava sul ciglio della strada. Strada poco illuminata, come di consueto, con le macchine che gli sfrecciavano molto vicino. Mi sono fermato e chiedo se vuole un passaggio. Sale in auto, si presenta: si chiama Khalif, è gambiano e lavora a Santa Croce come bracciante dal lunedi fino alla domenica. Parliamo e durante il tragitto, prima di accompagnarlo, passo a prendere il mio amico Stefano.

Khalif mi racconta che provava a chiedere un passaggio da un bel po’ ma nessuno si fermava. Quando gli nomino Salvini, si mette a ridere dicendomi “non siamo tutti uguali, alcuni sono cattivi, altri sono buoni e non è questione di pelle ma di persone”. Quasi arrivati a destinazione ci chiede se avevamo 5 euro. Vi ammetto che mi sono bloccato, l’ho guardato torvo e, dentro me, mi sono sentito un po’ sconfortato e mi sono chiesto il perché di questa richiesta.
Mi sono incupito.

Stefano, accanto a me, glielo chiede in modo diretto, per capire se si trattasse di qualche bisogno o altro, data anche la paga percepita.
Lui lo guarda, ci guarda e ci spiega che, avendo 10 euro, voleva sapere se avessimo 5 euro di resto per darmi i restanti 5 in modo da pagarmi la benzina per il passaggio dato.
Mi sono sentito umiliato. Mi sono reso conto di quanto determinati pensieri diventino talmente insiti dentro di noi da non riuscire ad abbattere quel muro di pregiudizio che ognuno di noi costruisce al proprio interno. Per una volta mi sono sentito come loro, come chi fonda la propria idea e concezione sulle cose basandosi sui propri pregiudizi, sull’intolleranza, sull’odio, sulle paure.

Scusa Khalif, scusami perché in quell’attimo ho permesso che la chiusura e il pregiudizio potessero influenzare la mia visione. Ti chiedo scusa perché una cosa è certa: ci sono persone buone e persone cattive e non è mai il colore della pelle a separare gli uni dagli altri”.

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