È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
VERGOGNA DELLA SANITA’ IBLEA: “RAGUSA SEMPRE PIU’ PICCOLA”
01 Feb 2012 18:26
Questa non è la mia storia. Io mi limito ad essere cronaca dei tanti cittadini ragusani e non solo, che hanno a che fare con la sanità pubblica iblea.
Non potendo dattilografare centinaia di casi ne racconto uno a simbolo di tanti altri che quasi sicuramente fanno parte della mia classe sociale: i nuovi poveri (ex-ex-ex classe media con crisi di identità).
Problemi per tutti. Ma diamo un inizio e una fine a questa storia.
C’è una paziente colpita da un ictus, che scoprirà di averlo avuto solo al quarto giorno di permanenza al pronto soccorso dell’ ospedale civile di Ragusa.
La paziente è una donna di 65 anni, “non udente” (ma anche questa è un’altra storia) che è rimasta in degenza per quattro giorni, come tantissimi altri ricoverati, nell’agonia di sapere qualcosa e nell’urgenza di ricevere un farmaco.
Dopo quattro giorni di purgatorio, fra rassicurazioni vaghe e infermieri che “poverini” si sbattono a destra e a sinistra per avere il materiale con cui operare, la paziente viene trasferita nel reparto di medicina della struttura, reparto a cui sarebbe dovuta appartenere fin dall’inizio.
Non c’erano posti ci dicono: da «60 posti letto li hanno ridotti a 26» – ci spiega un funzionario dell’ufficio reclami (esiste questo inutile ufficio in cui tu vai, spieghi i tuoi reclami e lui o chi per lui, dopo aver giustificato l’azienda ospedaliera con un “ci sono i tagli dalla Regione” ti da un modulo che poi lui farà protocollare).
«Quella è la tua voce- conclude ».
Facciamo comunque un passo indietro. La paziente viene trasportata in ambulanza all’ospedale Maria Paternò Arezzo per degli esami urgenti da fare. Gli esami vengono effettuati con cura e tempestività.
Adesso si aspetta solo l’ambulanza per ritornare all’ospedale civile di Ragusa.
Credo siano state fatte dalle venti alle venticinque chiamate per sapere dove fosse l’ambulanza e il perché non arrivasse.
La paziente, immobile di tutti gli arti e immobilizzata in una barella, ha minacciato di buttarsi giù perché preferiva morire al soffrire come una bestia.
Sono stati chiamati i carabinieri dopo due ore interminabili di sentire:“l’ambulanza sta arrivando”.
Loro hanno detto di rivolgersi agli uffici “tecnici” (tecnici?????) dell’ospedale perché ogni paziente ne ha diritto.
«Ragusa ha a suo servizio una sola ambulanza» – mi è stato detto – dopo è cominciata una storia confusa sull’allargamento dell’Azienda sanitaria iblea che prevedeva la loro ex appartenenza con USL7, della dispersione delle risorse, dei tagli dal nazionale e dalla Regione, e poi uno strano paragone: «lei deve capire, è come se io a casa ho bisogno di due macchine…e me ne posso permettere una sola». «Taglio no»?
«Mi scusi – risponde un terzo – ma lei in caso di necessità sacrificherebbe il superfluo o i beni di prima necessità? In questo caso non crede che una sola autoambulanza in tutta Ragusa sia inammissibile?
C’è chi conclude dicendo che la nostra azienda ospedaliera di cui tanto si vantano i “dirigenti e dirigentucci” sulle trasmissioni locali si meritano un dirigente come “Civello”. Grazie
Lettera firmata
© Riproduzione riservata