Vasco Rossi affronta lo stadio di San Siro. Ed è ancora successo

In gran forma, sensibile, ironico, pungente e carico, anzi “duro e puro” ad affrontare sei volte lo Stadio San Siro dal primo giugno (in tutto sono 29 volte che si esibisce al Meazza in 29 anni) e poi 2 concerti a Cagliari, il 18 e 19 giugno. Vasco Rossi cattura da subito l’attenzione quando ci illustra il suo Vasco Non Stop Live 2019: “Questo è un concerto duro e puro. Duro, perché lo sono i tempi e puro, perché lo sono io”. Ci sono 29 canzoni in scaletta (la simbologia per il Kom è fondamentale e rappresenta anche anche un po’ il suo portafortuna) per due ore e mezza tutte di fila. C’è già una promessa solenne: “Ascolterete i brani tutti per intero, sono stati eliminati i medley”.Per prepararsi al meglio alla grande maratona “non stop” sul palco, ormai il 67enne Vasco ha rivoluzionato da anni la sua vita. Lontani i tempi del manifesto generazionale “Vita spericolata” del 1983. Quindi com’è oggi la vita dell’artista? Sicuramente più sana, come lui stesso ammette: “Esco sempre con il solito gruppetto di amici. Ci vediamo il sabato, ci divertiamo, facciamo lunghe chiacchierate. Insomma conduco una vita sanissima, alle 23: 30 vado a nanna e svegliarmi presto alla mattina mi piace molto”. Ed eccolo lì, pronto a infiammare San Siro.Il rocker ci svela anche qualche dettaglio della scaletta. Ed ecco che i primi cinque brani scelti sono: “Qui si fa la storia”, “Mi si escludeva”, “Buoni o Cattivi”, “La verità” e “Quante volte”. Ci sono anche le canzoni degli Anni 80 (“giusto ricordarli perché io nasco artisticamente nel 1978”) come “Portatemi Dio”, “Ti taglio la gola” e “Domenica lunatica”. Non può mancare “Mi si escludeva”, scritto nel 1995 e oggi è ancora più di attualità, visto il tema dell’integrazione.

 “La musica ha un ruolo fondamentale – spiega Vasco -, consola e dà una grande forza. Con lo spettacolo, con la musica, con il rock scappiamo tutti da questo mondo brutto e cattivo. Per una sera, per un giorno, per qualche ora fuggiamo da questo mondo che non ci piace. Mi sembra che le cose vadano sempre peggio. Indubbiamente il potere ha bisogno che le persone abbiano la tristezza dentro, perché il potere dilaga se muove la paura. Noi siamo qui per portare un po’ di gioia: è tutta qua la musica, ed è una cosa potentissima”.

Vasco non tralascia nulla, da attento osservatore della società lancia il suo pensiero sul tema attualissimo dell’immigrazione e dell’integrazione. Il rocker prende, ad esempio, uno dei suoi brani più amati “Mi si escludeva” del 1996, ma ancora attualissimo.Questa canzone parte dal concetto dell’esclusione – racconta l’artista -. Io ho vissuto sulla mia pelle cosa vuol dire l’esclusione ed è molto triste. La disperazione che c’è di fondo, in questo periodo in Italia, è caratterizzata da una grande sensazione di malessere: è cupa e disperata. Ci sono guerre tra poveri e se ben guardiamo la disperazione è dovuta a tanti problemi, non solo quelli economici. C’è gente che cavalca la paura degli altri, anzi la alimenta. Il fenomeno dell’immigrazione di massa verso l’Europa si doveva capire e comprendere molto prima. Noi viviamo in un’isola felice, il bel giardino dell’Occidente. Ma era assolutamente naturale e prevedibile che ci sarebbe stato un grande flusso migratorio. Si doveva essere preparati da subito a gestirlo, ma in maniera giusta. In modo umano, perché è importante non perdere l’umanità”.

E prende subito in prestito una sua canzone “La verità”, uscita lo scorso anno, per evidenziare come “oggi si dicono balle, senza nessun problema. I politici dicono cose che non sono vere con la tranquillità in faccia. Il problema – continua – è che non c’è nessuno che chiede il conto, non succede più. Insomma questo è un brutto momento”. Ed è per questo che Vasco ribadisce quanto la musica sia importante in questo periodo storico. Il segreto del successo della filosofia “vaschiana” è da ricercare proprio nel concetto di purezza. “Quando dico che sono puro – racconta – mi riferisco alla scrittura delle canzoni. Sono sempre stato onesto e sincero completamente verso me stesso, perché devo raccontare le cose che mi vengono da dentro. Racconto delle mie fragilità, quello che vedo, sento e mi sfogo raccontando le mie verità. Ci sono debolezze che non svelerei nemmeno ad un amico, ma lo faccio con le canzoni”.

E infine: “Parliamoci chiaro, se devi essere onesto, devi spogliarti sul palco, stare nudo, perché la gente che c’è sotto il palco ha pagato il biglietto ed è venuta ad ascoltarti. In quel momento sei lì non perché sei bello e figo, ma perché devi condividere quel qualcosa che hai dentro con tutta questa gente, bisogna entrare in sintonia. Poi, certo, c’è sempre qualcuno che non è d’accordo con te e se ne va. Ma dopo quarant’anni se ancora vengono ai miei concerti che dire? Eh già, sembrava la fine del mondo, ma sono ancora qua! Giusto per citarmi (ride, ndr)”.

Fonte FQmagazine.it

 

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