Vasco non tralascia nulla, da attento osservatore della società lancia il suo pensiero sul tema attualissimo dell’immigrazione e dell’integrazione. Il rocker prende, ad esempio, uno dei suoi brani più amati “Mi si escludeva” del 1996, ma ancora attualissimo.Questa canzone parte dal concetto dell’esclusione – racconta l’artista -. Io ho vissuto sulla mia pelle cosa vuol dire l’esclusione ed è molto triste. La disperazione che c’è di fondo, in questo periodo in Italia, è caratterizzata da una grande sensazione di malessere: è cupa e disperata. Ci sono guerre tra poveri e se ben guardiamo la disperazione è dovuta a tanti problemi, non solo quelli economici. C’è gente che cavalca la paura degli altri, anzi la alimenta. Il fenomeno dell’immigrazione di massa verso l’Europa si doveva capire e comprendere molto prima. Noi viviamo in un’isola felice, il bel giardino dell’Occidente. Ma era assolutamente naturale e prevedibile che ci sarebbe stato un grande flusso migratorio. Si doveva essere preparati da subito a gestirlo, ma in maniera giusta. In modo umano, perché è importante non perdere l’umanità”.
E prende subito in prestito una sua canzone “La verità”, uscita lo scorso anno, per evidenziare come “oggi si dicono balle, senza nessun problema. I politici dicono cose che non sono vere con la tranquillità in faccia. Il problema – continua – è che non c’è nessuno che chiede il conto, non succede più. Insomma questo è un brutto momento”. Ed è per questo che Vasco ribadisce quanto la musica sia importante in questo periodo storico. Il segreto del successo della filosofia “vaschiana” è da ricercare proprio nel concetto di purezza. “Quando dico che sono puro – racconta – mi riferisco alla scrittura delle canzoni. Sono sempre stato onesto e sincero completamente verso me stesso, perché devo raccontare le cose che mi vengono da dentro. Racconto delle mie fragilità, quello che vedo, sento e mi sfogo raccontando le mie verità. Ci sono debolezze che non svelerei nemmeno ad un amico, ma lo faccio con le canzoni”.
E infine: “Parliamoci chiaro, se devi essere onesto, devi spogliarti sul palco, stare nudo, perché la gente che c’è sotto il palco ha pagato il biglietto ed è venuta ad ascoltarti. In quel momento sei lì non perché sei bello e figo, ma perché devi condividere quel qualcosa che hai dentro con tutta questa gente, bisogna entrare in sintonia. Poi, certo, c’è sempre qualcuno che non è d’accordo con te e se ne va. Ma dopo quarant’anni se ancora vengono ai miei concerti che dire? Eh già, sembrava la fine del mondo, ma sono ancora qua! Giusto per citarmi (ride, ndr)”.