Vaccini, due studi USA sulle varianti: “Efficacia elevatissima, ma non totale”

Uno degli interrogativi più assillanti nell’attuale fase pandemica riguarda la capacità dei vaccini attualmente operativi di proteggere anche dalle varianti che stanno facendo riesplodere l’epidemia di Covid-19 in diverse aree del mondo. A tale riguardo, uno studio effettuato a New York e pubblicato sul New England Journal of Medicine rileva che per le persone completamente vaccinate, il rischio di contrarre il nuovo coronavirus è estremamente basso.

La ricerca ha coinvolto 417 dipendenti della Rockefeller University che sono stati completamente vaccinati con i sieri Pfizer o Moderna, e solo due di loro hanno riportato infezioni importanti, ovvero con sintomi clinici. “Queste osservazioni non minano in alcun modo l’importanza degli sforzi urgenti compiuti a livello federale e statale per vaccinare la popolazione degli Stati Uniti”, sottolineano i ricercatori, che consigliano anzi di prevedere un ulteriore richiamo vaccinale così come l’elaborazione di un VACCINO a spettro più ampio per fornire una maggiore protezione contro le varianti. In particolare, le varianti che hanno aggirato le difese immunitarie indotte dai vaccini presentavano la mutazione E484K, che è stata trovata per la prima volta nella variante B.1.351 originariamente identificata in Sud Africa mentre. L’altro ceppo che è riuscito a infettare un volontario vaccinato è stato il D614G, già emerso all’inizio della pandemia.

Va sottolineato che comunque nessuno dei sue soggetti contagiati, due donna senza patologie pregresse di 65 e di 51 anni, ha riportato danni gravi in seguito all’infezione. Sempre negli Stati Uniti, i casi di Covid-19 sono esplosi a marzo in una casa di cura del Kentucky i cui residenti erano stati vaccinati per oltre il 90%, in seguito all’introduzione di una variante da parte di un membro del personale non vaccinato, come ha rivelato uno studio della principale agenzia di sanità pubblica statunitense.

Il virus si è poi diffuso nella struttura sanitaria, infettando 44 persone, di cui 24 residenti e 20 del personale infermieristico, di cui rispettivamente 18 e 4, avevano ancora ricevuto due dosi del VACCINO Pfizer, secondo questo studio dei Centers for Prevention and disease controllo (CDC). Questo lavoro mostra quindi i limiti della vaccinazione come unica strategia per combattere il Covid-19, in particolare contro le sue varianti. Sebbene “essenziale”, anche questo studio dimostra dunque che la vaccinazione deve essere accompagnata da “un’attenzione continua alle pratiche di prevenzione e controllo delle infezioni”, come il lavaggio delle mani, lo screening continuo per identificare i casi, l’isolamento delle persone infette e la quarantena dei casi di contatto “indipendentemente dalla vaccinazione”.

Lo studio offre anche un confronto più che incoraggiante sulla diminuzione della vulnerabilità delle persone che vengono infettate dopo la vaccinazione. Tra i residenti contagiati, ad esempio, solo un terzo dei vaccinati ha manifestato sintomi, rispetto all’83% dei non vaccinati. E solo l’11% dei vaccinati ha dovuto essere ricoverato in ospedale contro i due terzi dei non vaccinati. Va inoltre sottolineato che solo uno su 18 residenti vaccinati è morto a causa del virus mentre tre i sei residenti non vaccinati le vittime sono state due.

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