Vacante il posto di Procuratore capo di Ragusa; il saluto di D’Anna

L’ex Procuratore capo di Ragusa Fabio D’Anna Si è insediato nel ruolo di Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Caltanissetta lasciando vacante il posto alla Procura iblea che verrà retto dal magistrato Marco Rota che ne assume le funzioni fino alla nuova designazione.

La cerimonia di insediamento è stata presieduta dalla presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta Maria Grazia Vagliasindi. A Caltanissetta D’Anna ritorna dopo quasi 6 anni trascorsi a Ragusa; a Caltanissetta c’era stato per 4 anni da sostituto procuratore generale. “Durante la mia carriera non ho fatto niente di particolare – ha detto il procuratore generale D’Anna – ho solo reso un servizio alla società. Continuerò questo lavoro nel solco dei predecessori, i procuratori generali Sava, Lari e Consolo”. Il procuratore generale ha ricordato la battaglia condotta nel 2015 a Caltanissetta quando volevano sopprimere la Corte d’Appello nissena e in quegli anni ha avuto accanto l’avvocatura nissena. Alla cerimonia di insediamento erano presenti, tra gli altri, il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, prossimo all’insediamento quale procuratore generale nella citta’ etnea e Lia Sava procuratore generale a Palermo dopo aver ricoperto lo stesso ruolo a Caltanissetta.

Il commiato a Ragusa

Una piccola cerimonia informale a Ragusa con la quale D’Anna ha salutato colleghi, autorità e personale. Il suo discorso è stato preceduto dal commiato del Presidente del Tribunale, Francesco Paolo Pitarresi che ha ricordato in apertura quel manipolo di giovani – Nino di Matteo, Lia Sava, Massimo Pulvirenti,  Sebastiano Ardita – tra cui c’erano anche lui e D’Anna, “giovani che entrarono in magistratura nel 91 e hanno dovuto subito affrontare uno dei periodi più tristi della storia della Repubblica, quello delle stragi. Molti di quei giovani indossarono per la prima volta la toga proprio facendo la veglia funebre al corpo di Giovanni Falcone;  sono cresciuti portando sempre avanti gli ideali di Falcone e Borsellino e hanno cercato di rendere onore con la loro condotta di vita, umana e professionale a quegli eroi”. E su D’Anna, Pitarresi aggiunge che il titolo che gli spetta, quello di ‘Eccellenza’, non deriva dal “ricoprire una carica o raggiungere dei risultati, ma dal fatto che ha raggiunto risultati con il dialogo e l’humanitas”. L’omaggio della presidente dell’Ordine degli avvocati del Foro di Ragusa, Emanuela Tumino ha posto l‘accento sul rapporto creato con l’avvocatura: “un dialogo come strumento principe gestione dell’ufficio che ha  generato coesione interna, incrementando capitale culturale e umano infondendo fiducia professionale e umana per l’onestà intellettuale, imparzialità e spirito di giustizia”

Il saluto di D’Anna alla provincia iblea

Emozionato per la partenza, “andarmene mi pesa per ambiente che si è creato, per il presidente, il Foro, la città – dice nel suo discorso – avrei voluto completare il mio percorso altri due anni per portare avanti qualche altra iniziativa ma ho avuto un occasione professionale a cui non si può dire di no”. Nella iniziale difficoltà di entrare in un ambiente in cui non conosceva nessuno, e in una città sconosciuta dice, “ho iniziato subito a lavorare che è ciò che sono in grado di fare meglio”. Ricorda l’essersi dedicato all’organizzazione dell’ufficio, “il nuovo ruolo di dirigente è stato impegnativo, non c’è un procuratore aggiunto a dare una mano, un dirigente amministrativo che possa mediare con il personale. Ho interpretato il ruolo del dirigente non come quello del capo ma del collega. Non funzione per il potere ma missione per servire la collettività. Svolgiamo un servizio che deve essere reso alla collettività e ad essa dobbiamo dare risposte”. Dai sostituti al personale tutto, tecnico, amministrativo, senza dimenticare l’appuntato scelto Failla che è stato la sua ombra, i giudici, il personale del Tribunale, D’Anna si congeda dichiarando: “Lascio un ufficio in buone condizioni, ho cercato di portare avanti un’azione improntata su legalità, efficienza e trasparenza con soluzioni condivise con maggior parte delle persone, per rendere un servizio, impronta mutuata da Lo Forte e Lari che negli ultimi 15 anni mi hanno insegnato cosa significa essere pubblici ministeri. Non è uscire sui giornali ma lavorare di squadra e raggiungere obiettivi non individuali ma collettivi”. Un ufficio “efficiente razionale e rispettato in grado, grazie anche al coordinamento con le forze dell’ordine, di affrontare esigenze di sicurezza e legalità che la collettività ci richiede e in grado di rispondere alle esigenze di giustizia e a quelle sfide che aspettano la magistratura, non ultima quella del Pnrr”. Usando una metafora di Giovanni Tinebra, D’Anna dice che la “Procura è motore del processo penale ma la benzina ce la fornite voi – dice rivolto ai rappresentanti delle Forze dell’ordine – se la benzina è poca e di non buona qualità il motore non va. In questi anni, benzina ne avete messa tanta, tantissima e di ottima qualità; forse non l’abbiamo consumata tutta ma a volte ci sono limiti oggettivi e soggettivi che frenano”. Un ringraziamento finale anche alle organizzazioni di volontariato, preziose nel combattere la violenza di genere e alla rappresentanza della stampa presente. 

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