UNO SGUARDO AL MONDO: PRESIDENZIALI IN CILE

Giusto per dare un’occhiatina fuori dai confini italiani, in Cile, si sono appena tenute le elezioni presidenziali, conclusasi con la trionfante vittoria di Michelle Blanchet.

La candidata socialista ha conquistato la Moneda, battendo la sfidante di centro destra,  Evelyn Matthei, con il 62,71 contro il 37,28% dei voti, secondo dati ufficiali diffusi dal Servizio Elettorale cileno dopo lo scrutinio del 49,27% dei seggi.

Per Bachelet, 62 anni, il trionfo di questa domenica rappresenta la conferma del rapporto inossidabile che la lega all’opinione pubblica del suo Paese. Nel 2010, alla fine del suo mandato presidenziale, vantava indici di popolarità superiori al 60% e al suo ritorno in Cile, dopo un biennio a capo dell’agenzia Onu per la donna, è stata accolta a clamor di popolo, per affermarsi subito come super favorita dal primo sondaggio sulle intenzioni di voto. 

I Cileni che sono andati a votare sembrano, dunque, abbastanza convinti. Il problema astensionismo, però, si è rivelato lampante. Più del 50%, infatti, non si sono recati alle urne.

Lampante, tuttavia, è stato anche la chiara volontà di  il ritorno al potere della coalizione di centrosinistra, che ha governato il Cile dalla fine della dittatura di Augusto Pinochet, che con un colpo di stato militare, sostenuto dalla CIA statunitense, si autoproclamò presidente e rimase al governo come dittatore dall’11 settembre 1973 all’11 marzo 1990. Ormai di dominio pubblico sono le atrocità di cui si macchiò il governo militare del generale, che seppur scomparso ormai dalle scene, continua a perpetrare il suo influsso anche in queste elezioni.

La sfida tra la Bachelet e la Mattehi, per il Cile, è stata qualcosa di molto più simbolico di una semplice battaglia elettorale. Figlia di Alberto Bachelet, un generale dell’Aeronautica amico di Salvador Allende che gli affidò varie responsabilità di governo durante il suo breve mandato, Michelle conobbe la sua coetanea e rivale in queste elezioni presidenziali come compagna di giochi quando erano bambine. Anche Fernando Matthei, infatti, era un generale dell’Aeronautica, ma dopo il golpe del 1973 si allineò con la dittatura di Pinochet: prestava servizio proprio all’Accademia dell’Aeronautica nel 1974 quando Alberto Bachelet morì per un infarto causato dalle tremende torture subite mentre era rinchiuso nella sede di quell’istituzione. La stessa Michelle, dopo essere stata arrestata e torturata insieme alla madre, si auto-esiliò prima in Australia e poi nella Repubblica Democratica tedesca prima di fare ritorno in patria.

Quattro anni dopo aver lasciato il palazzo de La Moneda, Michelle Bachelet ci ritornerà il prossimo 11 marzo nuovamente da presidente.

In attesa che si completi lo scrutinio la stessa rivale di centro destra Evelyn Matthei ha ammesso la sconfitta. Matthei si è fermata al 37%, il risultato peggiore del centro-destra in 20 anni. Bachelet ha promesso 50 riforme nei suoi primi 100 giorni. Il cuore delle riforme della sua piattaforma è l’aumento delle tasse per le aziende dall’attuale 20% al 25%.

 

 

 

 

 

 

                                                         

 

 

 

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