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UNA PARENTESI COMUNQUE BELLA, QUELLA DI GARGAMELLA
30 Mar 2013 07:15
Penso che i comici e gli imitatori della televisione siano in ansia, una volta fallito il tentativo di Bersani di formare un governo. Sarà come con il passo indietro di Berlusconi, poi rientrato: sul momento tutti avevano pensato sul loro futuro, si erano interrogati su cosa fare, se cercarsi un lavoro o tentare alte imitazioni.
Ma la paura dell’assenza di Berlusconi dalle cronache quotidiane, con le sue dichiarazioni, i suoi paradossi, le esagerazioni che esagerazioni erano per gli altri, non per lui, fu presto compensata dalla ricerca di altri soggetti da ergere a paradosso della quotidiana comicità.
E il segretario del PD incarnò la materia da permeare, il cadavere da sezionare per il trionfo dell’arte cabarettistica, con il suo repertorio di metafore e di presunzioni tipiche di una certa sinistra antica, legata a stereotipi difficili da cancellare.
Ora qualcuno potrà inorridire per questo tempestivo coccodrillo politico, invero preparato da giorni, fin da quando gli attacchi, non tanto degli avversari ma dei compagni di partito, avevano provocato attorno al segretario quell’odore tipico della valigia pronta che mette in guardia gli avvoltoi (sempre politici).
Ma quanti sono stati a gioire ogni qual volta si è sentito il profumo della valigia pronta per Berlusconi ?
E quanto hanno dovuto sopportare anche i simpatizzanti del centro destra a ogni minima sconfitta ? Anche perché quelli del centro destra hanno, talvolta, un odio viscerale contro i politici di centro sinistra, ma difficilmente si accaniscono con gli elettori della parte avversa, cosa che invece non accade al contrario perché dal centro sinistra piovono strali non solo sugli esponenti di partito ma su tutto l’elettorato e anche solo sui simpatizzanti.
Così Grillo dice che i politici sono padri puttanieri, invero anche quelli del centro sinistra, Battiato dice che la destra non è da esseri umani, anche il nostro Sandro Vero, intellettuale di sinistra senza dubbio più colto di quelli citati, si lancia in reprimende, come quella odierna, – Tanto è vero che la pessima qualità umana della gran parte della deputazione del PDL– di qualunque sesso – è immensamente meno “pesante” delle parole spese per nominarli. – (29.03, Battiato cosa mi combini).
Ma non è il caso di disperare, paziente come è, Bersani starà dietro la porta e capiterà l’occasione di rivederlo, non ha nemmeno pensato di andare in Africa come suoi illustri predecessori, quindi ogni speranza non è perduta.
Per ora ricordiamo insieme i momenti più belli della carriera bersaniana, a cominciare dall’epiteto affibbiatogli da Grillo: Gargamella, il mago irascibile, ipocrita e sfortunato, che odia i Puffi, col chiodo fisso di trasformarli in oro puro e di risucchiare la loro “essenza di felicità” per diventare il più grande mago del mondo, intenti sempre falliti. Gargamella è prepotente, egoista ed aggressivo, di tanto in tanto si finge generoso e buono nei confronti dei Puffi, in modo da poterli avvicinare più facilmente, salvo poi tornare ad essere malvagio come suo solito. Solo Grillo poteva escogitare l’accostamento.
Ma Bersani sarà ricordato per le sue espressioni e le sue metafore, di cui ormai si è perso il conto, con il pericolo di scambiare espressioni e proverbi inventati, per esempio da Crozza, per farina del suo sacco.
Passiamone in rassegna alcune:
È meglio un passerotto in mano piuttosto di un tacchino sul tetto
Oh ragassiii, ma siam passssiiiii
Orco boia
Il consenso è come una mela sul ramo: balla, balla ma cade solo se c’è il cestino
Siamo rimasti col due in mano
Non è che siam stati qui ad asciugar gli scogli
Non è che puoi fare una scarpa e una ciabatta
Ragazzi siam mica qui a spalmare l’autan alle zanzare
Ragazzi siam mica qui a mettere i pannelli fotovoltaici alle lucciole
Non siam mica qui a fermare il mare con le mani
Oh! ragassi, possiamo mica rimettere il dentifricio nel tubetto!»
Senza dubbio ci mancheranno queste pillole di saggezza emiliana !
Su tutte spicca quella del giaguaro, collegata a quella del tacchino sul tetto: «Ancora sette giorni e lo smacchiamo, il giaguaro. Posso anche prenderlo in braccio, ma preferirei prendere in braccio il tacchino».
E di sbandate in campagna elettorale, che si sono rivelate tali dopo il sostanziale pareggio, ce ne sono altre:
«Mi sono arrivati tanti messaggi dall’estero, dove, al contrario dell’Italia, hanno già metabolizzato la nostra vittoria».
Oppure rivolto a Prodi, che voleva riportare sulla scena politica per vantaggio personale più che per convinta ammirazione del personaggio e delle sue capacità politiche: «Lei è una persona seria e noi abbiamo deciso di conferirle la nostra forza».
Eppure poteva limitarsi a fare l’aspirante ministro, ne cercano tutt’ora in questa situazione difficile, lui che aveva raccolto il consenso di Confindustria che lo aveva definito come il miglior Ministro dell’Economia degli ultimi decenni.
Ma si ostinava a fare il politico, con concetti del tipo: «l’economicismo non si presenta più come un atteggiamento povero di antagonismo reale, ma si trova costretto a scegliere drasticamente tra la subalternità compatibilistica e l’urlo comparativo…»
La degna conclusione ieri, dopo l’ultimo colloquio, disperato, con Napolitano, nell’estremo tentativo di non farsi dire: “Prego, si accomodi (fuori)”. Una perla da aggiungere alle finezze linguistiche da prima Repubblica per evitare di sancire anzitempo la sua carriera di apprendistato al Governo della nazione, dove si è scovata la “non rinuncia”, un tentativo di far apparire il fallimento delle consultazioni un ventaglio di esplorazioni “non risolutive”.
Come sarebbe stato più dignitoso, e produttivo per il futuro, salutare e non ingombrare ancora l’anticamera ! Ma la classe non è acqua minerale !
E ora un’altra spesa per le esangui casse dello Stato: occorrerà pur costruire un cimitero (sempre politico) monumentale per i personaggi asfaltati, e qui si potrà intravedere un conflitto di interessi perché, prima o poi, anche l’asfaltatore sarà asfaltato. Ma quanti ne sono passati: Occhetto, D’Alema, Rutelli, Prodi, per non parlare dei vecchi Martinazzoli e Segni, i più giovani Follini, Casini, Fini (questi tre oggi sarebbero leader incontrastati ! ), gli agguerriti Di Pietro e Ingroia.
Avanti un altro !
Principe di Chitinnon
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