UNA MADRE CORAGGIO FA APPELLO AI POLITICI CHIEDENDO IL DIRITTO DI VIVERE CON DIGNITÀ LA VITA!

Il mio caro amico Gianni Cirnigliaro persona sensibile accoglie e condivide una lettera straziante di una MAMMA CORAGGIO non solo per come accudisce, educa e fa crescere i propri figli ma anche e soprattutto per il coraggio che ha sempre dimostrato in passato e che continua a farlo nella quotidianetà alle famiglie con ragazzi “abili diversamente” ! “Queste richieste non possono e non debbono essere colorate “politicamente” ma debbono essere PATRIMONIO SOCIALE CONDIVISO !”

 

Accolgo le parole dell’amico Cirnigliaro che mi risponde sul social network parlando di DOVERE CIVICO ed io non posso fare a meno di condividerne lo stato d’animo e il dovere di tutti noi cittadini ma soprattutto quei cittadini-politici che ci governano.

 

Disabilità: lettera aperta ai politici

Egregi signori Sindaci,ai candidati alla presidenza della REGIONE , assessori, consiglieri, mi rivolgo a voi in qualità di rappresentante di tutte le famiglie di disabili che hanno visto crollare sotto la scure dei tagli, le loro speranze di sottrarre alla marginalità i propri figli.
Voi siete abituati alle petizioni, sulle vostre scrivanie si accumulano fogli a cui la gente affida la propria vita, richieste tutte diverse e tutte giuste, perché nessuno chiede se non ha bisogno. Noi chiediamo di porre la vostra attenzione su quella che è la nostra quotidianità per chiedervi di garantirci per quanto è nelle vostre competenze decisionali il diritto e la possibilità di continuare a vivere con dignità la nostra realtà di genitori di figli disabili. Sottolineo la parola dignità, perché tante volte la nostra dignità di persone è stata violata, e alcune volte quello che si è ottenuto ha assunto i toni della beneficenza; e questo ci ha umiliati.
In una ricerca del CNR si legge che il 50% delle famiglie nelle quali vi è un disabile mentale sono costrette a cambiare totalmente la propria organizzazione individuale o di gruppo per potere accudire il figlio;nel 35% la madre è costretta a lasciare la propria attività,ed il 10% dei padri a cambiare lavoro: se traduciamo questo in termini economici, ne viene fuori un dato estremamente significativo.
Dietro ogni disabile, bambino o adulto che sia, c’è una realtà complessa, c’è una famiglia in difficoltà, c’è disagio, sofferenza in una quotidianità dove si consumano veri eroismi.  Ma più grave di tutto c’è l’angosciante pensiero del dopo di noi: cosa sarà dei nostri figli quando non ci saremo più noi genitori?
Dopo anni di silenzio e rassegnazione, siamo riusciti ad uscire da quel nascondimento in cui il pudore e i pregiudizi ci avevano costretti. Tanta strada si è fatta, i nostri figli sono entrati nelle scuole,il sostegno anche se parziale era stato garantito, è stata varata la legge sull’abbattimento delle barriere architettoniche; sono nati centri di accoglienza,residenziali e diurni dove portare i nostri figli per potere noi genitori riprendere a vivere una vita possibile; centri nati molto spesso da una personale esperienza di emarginazione e di abbandono e dalla volontà di sottrarre il mondo della disabilità al pietoso assistenzialismo di enti benefici per portarlo nei Consigli comunali, nelle Assemblee regionali, in Parlamento.
Oggi il presente è tornato ad essere un grande deserto: per leggi disattese, per mancate coperture finanziarie, per insensibilità politica o sociale, per i tagli agli enti locali operati dal governo. Le sovvenzioni del Comune, che dovrebbero essere la fonte prima di sostentamento, purtroppo oltre che rivelarsi insufficienti a coprire le spese, non sempre sono assicurate. Le cooperative sono al collasso e anche loro hanno cominciato i tagli, duri, forse necessari, certamente crudeli che hanno forse rimesso i conti in ordine anche se questo ha significato riportare ragazzi tra le mura delle loro case a regredire giorno dopo giorno. Ma il costo di questa manovra è altissimo, in quanto trascina nel vuoto intere famiglie sconvolgendone il già precario equilibrio affettivo ed economico. La disabilità non si sceglie ed appartiene alla società, che se ne deve fare carico sentendone l’orgoglio al pari delle eccellenze che si distinguono nei vari campi artistici, sportivi o culturali. La civiltà di un paese si misura in rapporto alla sua capacità di affrontare combattendole le marginalità, di proteggere gli indifesi, dare voce a chi non sa parlare, non misurare il valore di un’esistenza in rapporto a quanto riesce a produrre. Faccio appello dunque alla coscienza e alla solidarietà sociale,e non voglio che sul mio intervento possa cadere il sospetto di un tentativo di strumentalizzazione politica, che sicuramente offenderebbe in primo luogo proprio coloro che delle giuste scelte politiche hanno bisogno. La nostra “protesta” non è finalizzata alla difesa delle cooperative con le quali possiamo solidarizzare per l’aspetto umano e sociale che tagli del genere comportano, ma è diretta allo Stato e agli Enti locali che Lo rappresentano che non ha saputo pensare a creare strutture pubbliche che rispondessero alla realtà della disabilità  Tante volte ho dovuto salire scale di palazzi e bussare a porte di potenti per chiedere il riconoscimento ed il rispetto dei diritti di coloro che qualcuno ha chiamato” figli di un Dio minore.” Io,madre di due ragazzi disabili e rappresentante di genitori di disabili, oggi chiedo solo che venga rispettato il loro diritto di vivere con dignità la loro vita.

 

 

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