Un tavolo istituzionale sulla violenza di genere. La proposta della Consulta Feminile

SECONDO FEMMINICIDIO A RAGUSA NEL’ARCO DI POCHI MESI!!
Questa volta seguito dal suicidio dell’autore, come sempre più frequentemente si verifica.
E come se tutto ciò non bastasse, c’è in più il dramma di due bimbe innocenti che hanno assistito impotenti, sgomente, inorridite, incapaci di capire il senso di ciò che stava succedendo, hanno davanti agli occhi soltanto l’immagine della devastazione più assurda, più crudele, più insensata della loro esistenza, il crollo dei sogni di un’infanzia serena e felice, fatta di sorrisi e di spensieratezza, di giochi e di amore, di baci e abbracci, che non avranno più da coloro dai quali li ricevevano, da chi aveva dato loro la vita.

Forse è arrivato il momento di fermarci a riflettere, ma dobbiamo farlo tutti, uomini e donne assieme; la cosiddetta ‘società civile’ ha il dovere di assumersi ‘in toto’ la responsabilità di affrontare il problema alla radice, di avviare un serio percorso di consapevolezza che abbia come ‘focus’ la relazione uomo-donna, al fine di individuare adeguate strategie d’intervento che promuovano un serio processo di cambiamento culturale.
Ancora oggi, il binomio ‘prevaricazione maschile/subordinazione femminile’ è significativamente presente, anche se in molti casi mimetizzato da una parvenza di parità (formale, ma non sostanziale, non interiorizzata, né supportata da consapevolezza); il rapporto donna-uomo è pur sempre asimmetrico, con l’uomo *one-up* e la donna *one-down*.

Pur comprendendo le reazioni emotive di molti, non si può negare né sottovalutare il fatto che la violenza sulle donne, compreso Il femminicidio, sia fondamentalmente un problema culturale, per cui è su questo che bisogna agire, ed è questo aspetto che chiama in causa le Istituzioni!
Con questa consapevolezza e facendo riferimento alle normative vigenti, comunitarie e nazionali, questa Consulta Femminile ha chiesto una formale ‘presa in carico’ da parte degli Organismi di *governance* del territorio (Prefettura, Comune, ASP, USP, Forze dell’Ordine) del problema e, quindi, la costituzione di un ‘Tavolo Tecnico Istituzionale sulla violenza di genere a Ragusa, affinché, di concerto con questo Organismo (che si configura come ‘Organismo Promotore’) e con le altre Organizzazioni dell’area che hanno come *mission* nel proprio Statuto il contrasto di ogni forma di violenza familiare, sulle donne e sui minori, si elaborino percorsi operativi concreti che coinvolgano nella Comunità i contesti nei quali risultano maggiormente a rischio di degenerazione sia le situazioni di fragilità relazionali e, quindi, comportamentali, sia le condizioni di precarietà socio-economiche e di stili di comportamento, non di rado teatro di rilevanti tragici epiloghi.

Quel che si osserva oggi è una sempre più drammatica precarietà relazionale che sembra caratterizzare in maniera pervasiva ogni contesto di vita; tra l’altro, spesso i modelli di rapporto uomo-donna trasmessi dai diversi sistemi sociali (famiglia, scuola, lavoro, economia, media, …) si rivelano contraddittori, quando addirittura non favoriscano il perpetuarsi di anacronistici stereotipi che cristallizzano i ruoli, impedendone l’evoluzione e la crescita positiva.
La difficoltà ad evolversi in parallelo con tale complessità fa vivere male, crea disagio a volte espresso con modalità mal definite (insicurezza, insoddisfazione, ricerca di compensazioni, ….), altre volte agito con comportamenti aggressivi espliciti che, pur con diverse modulazioni, possono sfociare in quadri di patologia della relazione.
Si colloca in tale contesto la violenza sulla donna, che appare quasi infinita e la cui *escalation* si connota di caratteristiche sempre più inquietanti, come il ripetersi ormai pressoché costante della dinamica omicidio-suicidio, che sembra svuotare di significato qualsiasi tipologia di intervento.
Ma alcune considerazioni sono necessarie oggi: di fronte a questo immane dramma la Comunità è attonita, sbigottita, incredula che tutto ciò possa essere successo a Ragusa, la città “tranquilla” quasi per antonomasia!
Innumerevoli gli articoli e i servizi giornalistici, come pure i commenti sui social, com’è prevedibile che fosse, non tutti concordi, molti prontissimi a giudicare, a sentenziare, a stabilire chi aveva e ha il dovere di fare cosa!
Pochi mettono l’accento sul dramma che stanno vivendo i familiari, sul devastante dolore che lacera l’anima di chi in un sol colpo si è ritrovata capovolta la propria vita, distrutti gli affetti più cari, perduti alcuni importanti punti di riferimento.
Si, il senso di vuoto e di perdita è immenso, una voragine di sofferenza e di strazio, un lutto per la cui elaborazione servirà il supporto della Comunità, un supporto possibile solo se basato sul rispetto, lontano dai clamori, fatto anche di silenzi che riconoscono la dignità della riservatezza che le famiglie stanno dimostrando.
Ma è proprio sul concetto di Comunità che dovremmo un po’ tutti soffermarci: due vite spezzate e non se ne conoscono ancora le dinamiche, nessun segnale premonitore è stato rilevato o intercettato, emerge solo la descrizione solita di “una famiglia felice”, ma è impossibile che sia così! Nessuno di noi, né gente comune né gli addetti ai lavori, è abituato a ‘leggere’ la sofferenza dell’altro (familiare, amico, vicino di casa, collega di lavoro,….), manca totalmente il ‘Senso di Comunità’, così ogni evento diventa solo l’occasione per urlare la rabbia e l’orrore di quanto accaduto, aggiungere una ennesima unità alla statistica dei casi di femminicidio e si continua così …a rigirare a vuoto il coltello nella piaga.

È indispensabile fermarla questa corsa all’indifferenza: finché il Mondo (cioè, tutti noi) starà ad angosciarsi, seppure inebetito e sgomento, guardando inerme, oggi più che mai, lo sgretolamento del senso della vita, tutto si perpetuerà inesorabilmente!

Il ‘Tavolo Tecnico’ sarà un’opportunità unica per consentire a ciascuna Istituzione e a ciascun Organismo di esprimere al meglio le proprie competenze ed approfondire gli aspetti peculiari della problematica, intervenendo con adeguate strategie ad affrontare i disagi e contribuendo fattivamente alla costruzione di una Comunità competente e consapevole delle proprie responsabilità.
Giuseppina Pavone – Presidente Consulta Femminile Comune di Ragusa

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