UN CARTELLO COL “VENDESI VILLETTA” DENTRO UNA CHIESA CITTADINA.

I ragusani sono, da sempre, una popolazione notoriamente rispettosa della religione. Fatta eccezione per qualche “massonicu” come diceva mia nonna, e qualche decennio di confusione nelle elite politico-amministrative (ma si fa riferimento a secoli ormai andati), il ragusano medio la domenica non dimentica di onorare il tempio di Cristo. E a proposito di tempio cristiano, mi ha colpito quanto ho letto (ma non fotografato, proprio per rispetto del luogo sacro, e comunque chi volesse può verificare personalmente andando in chiesa) all’interno della Chiesa del Preziosissimo Sangue in via Ettore Fieramosca nel capoluogo di provincia.

All’ingresso, proprio sul portone in allumino che divide la sala vera e propria da quello che in architettura sacra dovrebbe essere il narcete (ma ha senso parlarne in una chiesa dalla pianta irregolare, con l’ingresso aperto ad Ovest e l’altare maggiore a Nord?), è posto un cartello che invita a rispettare il luogo sacro anche con un abbigliamento adatto: vietate minigonne, shorts, canottiere. Giusto invito, comune a moltissime altre chiese nel resto del mondo cristiano.

Ma proprio accanto a quel cartello, affisso davanti ad una porta che annuncia una “segreteria”, eccone un altro, ma molto più grande. Esso annuncia un “vendesi” e aggiunge i dettagli: “vendesi villetta”, e poi la ubicazione, le dimensioni, altre caratteristiche del bene messo in vendita. A me, lo confesso, è parsa iniziativa non molto attinente al luogo sacro. L’amico che mi era accanto, accortosi anche lui del cartello, conveniva con me: “certo non brilla per eleganza”. E siccome lui è come me cattolico, ma molto più praticante e vicino al clero, ha voluto – come si dice – “mettere la buona parola” e parzialmente giustificare ritenendo quella villetta messa in vendita di proprietà della stessa chiesa o forse della Diocesi. A parte il fatto che non abbiamo chiesto e non sappiamo quindi se il bene immobile sia effettivamente di proprietà ecclesiastica, ma se anche lo fosse, appare evidente che questo non giustificherebbe (ma si intende dal punto di vista della opportunità, non credo dal punto di vista del codice canonico) quel cartello, che sa tanto di agenzia immobiliare, di transazione economica, di commercio, di “mercanti nel tempio”. E non me ne vogliano le autorità ecclesiastiche diocesane, e nemmeno il parroco della Preziosissimo Sangue, parrocchia che tantissimo fa per i ragazzi, per le famiglie di quello che è diventato un popolato quartiere cittadino fino a trenta anni fa una campagna periferica rispetto al centro città. A me quel cartello col “vendesi” proprio non è andato giù.

Hicsuntleones

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