È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
UN CANDIDATO VACCINO PER IL VIRUS EBOLA
04 Nov 2014 16:07
La peggiore epidemia del virus Ebola da quando è stato scoperto, nel 1976, è iniziata attorno al mese di aprile 2014.
Alla fine di ottobre la situazione era grave e sempre più preoccupante, ma improvvisamente, le notizie intorno l’epidemia sono sparite (o quasi) dalle prime pagine dei giornali e dei media di tutto il mondo: soprattutto da quando non ci sono notizie di nuovi casi di contagio fuori dall’Africa dove invece, in alcuni paesi, la situazione resta preoccupante.
La scoperta del virus è relativamente recente e probabilmente perché è aumentata anche la penetrazione nelle foreste da parte delle grandi compagnie occidentali e cinesi del legname e minerarie, che hanno spinto gli abitanti dei singoli villaggi a nutrirsi del bush-meat, cioè la carne ricavata da animali selvatici come antilopi o scimpanzé.
I paesi in cui si sono registrati dei casi di ebola sono nove, ma in due di questi (Senegal e Nigeria) non ci sono nuovi casi da tempo e l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che il virus è stato debellato. I posti dove si è registrata la grandissima maggioranza dei casi di contagio e delle morti sono Liberia, Sierra Leone e Guinea. Ci sono poi i paesi che hanno registrato qualche contagio sporadico.
In Mali, c’è stato un solo caso che ha coinvolto una bambina di due anni che aveva viaggiato su un autobus dalla Guinea con la nonna ed è morta in ospedale il 24 ottobre. La Spagna sarà dichiarata libera da ebola il prossimo 4 dicembre (se non si presenteranno nuovi casi: le persone sotto osservazione hanno terminato il periodo di monitoraggio), mentre negli Stati Uniti ci sono stati quattro casi confermati e un morto (Thomas Eric Duncan che aveva contratto il virus in Liberia).
La situazione più critica riguarda Guinea, Sierra Leone e Liberia dove il contagio della malattia continua in maniera intensa. Secondo un rapporto della ONG Africa Governance Initiative (AGI), in Sierra Leone i nuovi casi stanno aumentando a una velocità «spaventosa», fino a nove volte maggiore rispetto a due mesi fa e con sempre carenti strutture sanitarie per le cure.
Di recente, l’Organizzazione mondiale della sanità ha annunciato che centinaia di migliaia di vaccini dovrebbero essere disponibili all’inizio del 2015. Il vice-direttore dell’agenzia, Marie-Paule Kieny, ha detto che cinque nuovi vaccini saranno testati clinicamente a partire da gennaio, mentre per altri due è tuttora in corso la sperimentazione sull’uomo.
A tale riguardo, il 30 ottobre 2014, in occasione del Festival della Scienza di Genova, nella sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale si è tenuta la conferenza “Ebola: un vaccino tutto italiano – Il racconto di uno dei protagonisti della scoperta eccezionale” a cura di Alfredo Nicosia, direttore scientifico e cofondatore di Okairos, la società biotecnologica svizzera che potrebbe realizzare il primo vaccino contro la malattia.
Gli sforzi della ricerca mondiale sono concentrati nella formulazione di un vaccino e i primi a riuscirci potrebbero essere proprio i ricercatori italiani di Okairos, che hanno cominciato la ricerca nel 2007 (quando Ebola era ancora una malattia confinata ai villaggi della giungla africana) e hanno messo a punto un vaccino ora in fase di sperimentazione con il National Insitute of Health degli Stati Uniti. «Ma per ora sarebbe presuntuoso chiamarlo vaccino – ha precisato Nicosia davanti a un pubblico numeroso e molto interessato – Questo è un “candidato” vaccino che per ora può essere usato solo nei test clinici».
I risultati raggiunti sono stati estremamente incoraggianti: il vaccino protegge il 100% dei
macachi vaccinati e tocca ora alla fase di studio sull’uomo, in questo momento in corso
negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. L’obiettivo è arrivare il più rapidamente possibile al suo uso nelle regioni dell’Africa dove è in atto l’epidemia. «Stiamo facendo una corsa contro il tempo – ha spiegato Nicosia – Lo sviluppo di un vaccino è un processo lungo che richiede più di dieci anni, ma l’epidemia di Ebola progredisce rapidamente e stiamo cercando di comprimere uno studio di 12 anni in 3 anni: dopo l’analisi di sicurezza e dosaggio si passerà subito allo studio dell’efficacia».
La ricerca di Okairos si sta basando sul ceppo “Zaire” di Ebola, dei quattro esistenti
quello che ha causato l’epidemia nell’Africa occidentale. Se il vaccino funzionerà, i primi a
essere vaccinati saranno gli operatori sanitari.
«Dovranno intervenire organismi internazionali ed è imperativo il coinvolgimento di tutti perché le spese di ricerca sono enormi – ha concluso Nicosia – Comprendono le spese per macchinari, reagenti e professionisti altamente specializzati che lavorano anche 14 ore al giorno. Noi che siamo nella parte fortunata del mondo dobbiamo tenere alto il livello di attenzione e tenerci pronti. Questo significa applicare le norme di sicurezza negli aeroporti e avere protocolli di intervento negli ospedali. Il tutto senza allarmismi, ricordandosi di non puntare il dito contro i migranti».
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