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Totò Cuffaro, ex potente presidente della Regione, oggi volontario in Africa: “Grazie alla Provvidenza”.
28 Ago 2018 10:00
Da governatore della Sicilia a senatore della Repubblica, poi l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e la condanna scontata a Rebibbia, ora l’impegno umanitario in Africa: ecco l’originale percorso che ha seguito la vita di Salvatore Cuffaro, che si racconta al quotidiano La Verità.
Se fosse accaduto quel che è accaduto, oggi non sarei in Africa a fare il volontario. Da cattolico devo dire grazie alla Provvidenza. Ero convinto di portare speranza, ma sono le persone che aiuto a darla a me. Ho iniziato a lavorare in Burundi perché qui avevano costruito – ai tempi in cui ero governatore – una piccola struttura sanitaria. È una cosa che avevo deciso durante i giorni passati in cella. Sono partito da questa periferia del mondo: adesso gestiamo la più grande struttura ospedaliera del Paese, che è anche l’unica.
Il Burundi è un paese martoriato dai conflitti. Un paese difficile, come testimonia Cuffaro.
Ci sono stati 25 anni di guerra etnica tra hutu e tutsi. Guerra tribale e genocida. Non ci sono più animali. Con i nostri pochi strumenti stiamo provando a rifaunizzare. Avevamo anche portato del grano per la semina, ma la prima volta che lo abbiamo distribuito se lo sono mangiato. Ha prevalso la fame.
L’impegno dei volontari si estende anche allo sviluppo economico e all’assistenza sanitaria locale.
Abbiamo portato qui una linea di produzione di una fabbrica tessile dismessa di Mazzarino. In Italia è obsoleta: qui farà lavorare 30-40 persone. Per quanto riguarda la sanità, faccio un esempio: avevo chiesto aiuto ad un’Asl italiana per riparare una tac, l’unica di tutto il Burundi. Mi hanno risposto: “Te ne mandiamo una che rispetto a quella è nuova”.
Ma le difficoltà sono molte e gli strumenti per curare sempre insufficienti.
Il problema che devi porti qui è se dare una pasticca intera di chinino a un anziano o se dividerla in due e aiutare due bambini. In una settimana ho fatto 190 parti: non sono ginecologo, ma qui le donne fanno da sole, tagliando il cordone ombelicale a morsi. Una piccola sutura le aiuta molto.
Il Burundi è il paese degli orfani: madri e padri muoiono giovanissimi e i bambini lavorano già a tre anni. Le condizioni di vita, come in gran parte dell’Africa, sono difficilissime, per questo motivo Cuffaro comprende chi cerca via d’uscita migrando. Anche sei di migranti dal Burundi in Italia ne arrivano davvero pochi.
Vivono in 20 dentro una capanna di 20 metri quadri. Non esiste acqua corrente. Ovvio che la cosa che più desidera una madre è che suo figlio scappi. Mi sono indignato per il fermo della nave a Catania. La Sicilia è un porto aperto da 3000 anni. Chiuderlo è insensato.
Cuffaro poi racconta di come in quel territorio non sembra esserci traccia di delinquenza, anche se le “minacce” vengono da fuori: a suo dire, i cinesi hanno puntato al controllo delle risorse, mentre gli islamici predicano la rabbia.
Qui le magliette del Milan sono uno dei capi più diffusi. Io sono milanista ed ero felice. Solo dopo ho capito che questa diffusione era dovuta al fatto che lo sponsor della squadra è il Qatar. Quelle magliette sono diventate uno strumento di propaganda.
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