Un incarico di alto profilo scientifico e istituzionale che porta la sanità della provincia di Ragusa al centro del panorama medico nazionale e internazionale. Gaetano Cabibbo, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna dell’ospedale “Maggiore-Baglieri” di Modica, è stato nominato membro del Direttivo nazionale della FADOI, la Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti, e […]
Tomato brown, il covid di pomodoro e peperoni. Molti i danni fra le serre nel sud della Sicilia
26 Mar 2021 04:20
Le foglie si restringono, i peduncoli vanno in necrosi e i frutti presentano maculature gialle o brune, deformandosi fra striature e rugosità. Risultato: inutile portarli in un qualsiasi mercato, non li vuole nessuno. Questo è il virus che, insieme a quello già tristemente noto in tutto il mondo, sta portando disperazione nelle serre fra Scoglitti e Gela, spargendo i suoi tentacoli giù fino a Pachino. Si chiama ToBRFV, acronimo Tomato Brown Rugose Fruit Virus, conosciuto come tomato brown, inglesismo di “pomodoro marrone”, colore che, nelle pur brune campagne, evoca peggiori metafore. Colpisce pomodori e peperoni, lasciando invece intatti gli altri ortaggi di minore resa economica. Un altro particolare che da queste parti sa di autentica beffa.
Per molti produttori, la campagna invernale è finita ancor prima di cominciare. Il tomato brown è un virus da contatto. S’intrufola grazie alle mani e ai vestiti dei braccianti, gli attrezzi dei contadini. Risulta fatale persino il necessario struscio dei bombi che impollinano le piante. Basta un contatto con il virus e l’intera serra viene contagiata. Per il pomodoro è la fine. Le piante devono essere estirpate e distrutte in fretta.
Immaginate quello che stanno passando piccoli e medi produttori: mesi fa hanno investito in semi, concimi, film di plastica per la copertura delle serre. Quando le piantine cominciavano a spuntare, è arrivato il nuovo lockdown con la chiusura delle attività di ristorazione. E mentre sentivano le voci del calo della domanda, in un filo teso è giunto l’altro virus, che ha così cancellato le rimanenti speranze di già magri guadagni. Nei campi è sceso lo scoramento.
La Regione Siciliana ha attivato il tavolo tecnico per affrontare la questione con il coinvolgimento delle organizzazioni di categoria. La prima riunione è stata l’11 marzo scorso. “Salutiamo positivamente l’attivazione del tavolo tecnico da parte dell’assessorato alle Risorse agricole e forestali della Regione su un’emergenza che sta mettendo in serie difficoltà i nostri imprenditori agricoli – ha spiegato il presidente di Confagricoltura provinciale, Antonino Pirrè – Apprendiamo dal Domenico Carta, dirigente del Servizio fitosanitario regionale, che l’assessore sta valutando la possibilità di attivazione di un regime di aiuti, per operare il ristoro dei danni subiti dai produttori siciliani e l’imminente adozione di un decreto regionale per il contrasto al virus, al fine di assicurare alle categorie coinvolte (produttori, commercianti e vivaisti) maggiore chiarezza e trasparenza in ordine alle prescrizioni imposte dalla normativa comunitaria in vigore. Chiediamo che le procedure per l’individuazione delle misure di sostegno economico alle imprese colpite siano celeri e che le modalità di erogazione dei fondi siano snelle e tempestive”.
“Tavolo tecnico” e “valutiamo” sono due abusati termini in casi simili. La politica si accorge sempre tardi dei problemi del territorio e i tecnici – che dipendono dalla politica – si muovono di conseguenza. “Ma più che aiuti, che certamente servono, occorre attivare la ricerca, un rimedio che a media scadenza faccia superare l’odioso problema” dice Giuseppe Cilio, uno dei pochi produttori della fascia trasformata disponibile a parlare di tomato brown. “Perché la mentalità degli imprenditori agricoli della zona è non fare troppa pubblicità al tomato brown, timorosi che possa trasformarsi in ciò che la xylella ha fatto in Puglia. Ma sono problematiche diverse.”
“Cu parrau, si savvau” recita un antico adagio di queste parti. Se il problema non viene esposto per come appare, difficile che nei posti di comando prendano sul serio sparuti appelli di aiuto.
Cilio tasta il polso alla situazione. “Le settimane per raggranellare prezzi buoni nei vari mercati sono poche. Il tomato brown, oltretutto, causa ritardi nella semina e nella raccolta. Per molti la stagione buona è già passata.”
Dopo il tavolo tecnico e la promessa di aiuti da parte della Regione, il Servizio fitosanitario regionale ha intanto emanato un decreto che prevede l’applicazione di precise misure obbligatorie “a cura e spese dei proprietari o conduttori, a qualsiasi titolo, dei terreni e zone ove sono presenti i suddetti vegetali, con presenza confermata dell’organismo nocivo”. Il provvedimento è entrato in vigore lo scorso 15 marzo e prevede, tra l’altro, sanzioni amministrative a chi non segnala le colture contagiate e la loro rotazione. Via pomodoro e peperoni, dentro zucchino, melone, anguria. “Il pomodoro a grappolo è un simbolo della campagna vittoriese e acatese. È una delle varietà più remunerative e, purtroppo, più attaccata dal virus – commenta Cilio -. Con la rotazione delle piante molti andranno in fallimento.”
In questi giorni i prezzi praticati nel mercato ortofrutticolo di Vittoria sono al rialzo, complice l’imminente arrivo delle vacanze pasquali e le giornate di freddo che hanno rifatto capolino nelle regioni del Nord Italia e d’Europa.
Nell’ultimo mese, però, il mercuriale di Fanello ha fatto segnare cifre ridicole, tipo il pomodoro a grappolo a 60 centesimi il chilogrammo. In queste condizioni, tra costi di produzione e l’aggio dei commissionari, quanto è rimasto nelle tasche degli imprenditori?
La ricerca, dunque, è fondamentale. Per cercare di debellare la minaccia, in Israele – al solito – sono avanti. Raccontano che gli esperimenti per ridare vigore alle piante di pomodoro sono a buon punto. Il tomato brown non è soltanto nel sud dell’Isola, d’altronde. Ci sono segnalazioni che vanno dal Messico all’America del Sud, fino alla Germania. “Abbiamo appena pubblicato uno studio sulla rivista Frontiers in Microbiology, che consente di stabilire se un seme di pomodoro e peperone è positivo al tomato brown in 50 minuti – dice Giuseppe Parrella, primo ricercatore del CNR dell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR di Portici (NA), nonché responsabile per il monitoraggio in Campania del ToBRFV-. Un buon sistema diagnostico è utilissimo per la prevenzione, ma non è sufficiente. Per questo motivo, la ricerca scientifica è rivolta al miglioramento genetico del pomodoro.” Il professor Parrella spiega che la coltivazione del pomodoro è da sempre soggetto all’attacco di virus. “Occorre esplorare la variabilità genetica presente nei pomodori selvatici, allo scopo di individuare resistenze efficaci da introdurre nel pomodoro coltivato, così come si è fatto in passato, quasi 70 anni fa, per contenere le epifizie del ToMV, consideraro “fino a ieri”, cioè fino alla comparsa del ToBRFV, il più temibile tobamovirus del pomodoro. Certo, per fare questo servono investimenti economici e disponibilità di tempo. Nel salto generazionale, forse si è persa memoria di questi metodi un po’ lunghi ma spesso risolutivi.” In campagna, la fretta non ha mai portato buoni frutti.
© Riproduzione riservata