TESTIMONIANZE DI GUERRA DEL POZZALLESE VALENTE ASSENZA

Eventi che ti segnano nel cuore e nella mente. Narrati da Valente Assenza, artista dotato di grande sensibilità. Con appunti, disegni, commenti, riflessioni. Messaggi di grande valore umano e sociale. Ricchi di tensione ideale. Lasciati a futura memoria. Per ricordare alle nuove generazioni l’assurdità della guerra, il delitto scellerato dell’uomo contro l’uomo, la violenza aberrante.  Paesaggi desolati, piccoli villaggi africani con i tipici tucùl, l’imponente Amba Alagi, il lago di Aschianghi e la piana di Calaminò disseminata di soldati caduti nella sanguinosa battaglia di Mai Ceu. Questo il contenuto di “quadretti” e scritti di Valente Assenza, illustre figlio di Pozzallo, soldato dell’esercito italiano in Etiopia. “Non c’è spazio nel diario – scrive la figlia Eliana – per una riflessione storico-politica sugli eventi di cui era testimone, ma non vi è traccia della retorica fascista dell’epoca ed anzi, tra le righe, si intuisce l’amarezza per l’assurdità del tutto, per le tante energie e vite sprecate. Uno schizzo di soldati stremati gettati a terra reca l’ironico commento:” L’anima va gettata oltre l’ultimo ostacolo per la Patria e per il Re”. Vi è la descrizione a volte minuziosa di piccoli aneddoti che illustrano la miseria quotidiana e, in tanto squallore, l’unico conforto sono per lui il pennello e la penna. Servono a fermare sulla carta i suoi pensieri spesso rivolti al passato, alla vita trascorsa in famiglia in Sicilia fino alla partenza per Roma con i primi successi e tutte le speranze in essi racchiusi; ma a volte servono anche a dare spazio ai suoi pensieri sull’assoluto, sull’essenza di Dio che forse, in quella desolazione e abbrutimento, diventano un elemento imprescindibile. Vi sono citazioni di Dante, Goethe, Leopardi, i suoi autori preferiti (conservo ancora il piccolo libricino delle poesie di Leopardi che portò con se in quel viaggio) e ci sono piccole poesie di suoi commilitoni. Tutto è stato trascritto fedelmente per lasciare intatta la spontaneità di un testo, non sempre scorrevole e stilisticamente perfetto, ma redatto unicamente per dare libero sfogo alla propria anima travagliata. E’ proprio la spontaneità di questa testimonianza, sia nelle parole che nelle immagini con scene e ritratti tracciati con maestria da pochi rapidi segni d’inchiostro, che la rende, a mio avviso, un documento storico di grande pregnanza”. Dai diari del padre la figlia Eliana ha appreso che i quadri di S. Sebastiano e S. Diego, dipinti dal padre, si trovano a Canicattì in provincia di Agrigento e non a Centuripe (Enna). Ninì Assenza, fratello di Massimo, collaboratore del nostro giornale, si è recato appositamente a Canicattì con le cugine Eliana ed Angela Assenza per realizzare il servizio fotografico.

 

 

 

                           

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