TECHETECHETE’

Durante la stagione estiva, in sincronia con molte altre cose, langue la programmazione televisiva delle grandi reti nazionali, pubbliche e private. La RAI, in particolare, sembra assumere totalmente il concetto che gli italiani, nei mesi caldi, non guardino la TV e preferiscano stare al ristorante o al cinema all’aperto.

Ora, può darsi che il concetto sia fondato e che i comportamenti degli utenti abbiano questo clamoroso cambiamento. Anzi: diciamo pure che è così! Non si vede, tuttavia, perché non si possa pensare una programmazione adatta al diverso tipo di fruizione.

Cosa succede, invece? Succede che accendiamo la Tv per una rapida occhiatina ai TG, tanto per fare un po’ di conto e ricavare scampoli di verità dai notiziari debitamente pilotati in funzione filo-governativa, fi lo-finanza, filo-UE  e così via filando. E che accendendo la TV la nostra curiosità sia destata da quel programma, infilato come un cuneo fra una cosa e l’altra, che cambia nome secondo gli anni ma che conserva la stessa struttura: materiale di archivio – quell’immenso archivio di registrazioni ampex in possesso della RAI – organizzato, in forma di clips, intorno a un tema giornaliero che può essere di volta in volta la gelosia, il gusto per i dolci, poveri e ricchi e chi più ne ha più ne metta.

Bene. Ci piace definire questa operazione di assistenza domiciliare agli anziani e agli sfigati dell’estate un’operazione di “ meta-tv”, ovvero di televisione sulla televisione. La TV che si racconta, con una procedura di rappresentazione straniante, attraverso materiale mnemonico che però si riattiva grazie ad un principio organizzativo, a uno spunto (sia pure superficiale).

A nostro parere una simile operazione è straordinariamente creativa: ci consente di rielaborare, attraverso le immagini, la storia del nostro costume, dei nostri gusti, delle nostre censure. In fondo, si tratta sempre di materiale televisivo: ossia di materiale che nasce da una gestazione sottrattiva della realtà. Si rideva allora e si ride ora togliendo alle cose della politica e della cronaca la loro parte più rischiosa, più dura. Si rideva allora e si ride ora banalizzando, semplificando, edulcorando.

Ma comprendere come una storia per immagini della nostra censura di stato, dei meccanismi culturali e ideologici attraverso cui il potere controlla quella che definiamo la costruzione della soggettività, è una cosa utile e può diventare persino necessaria.

Si sorride pensando al fatto che il picco più alto di creatività, la TV lo raggiunga in un programma che ha la funzione di riempire i buchi della sua programmazione. E’ un po’ così per ogni cosa: gli scarti del pensiero sono spesso le idee del futuro!

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