Walter Morale, Direttore dell’Unità Operativa di Nefrologia e Dialisi dell’ASP di Ragusa, è stato eletto Presidente della Sezione Interregionale Campano-Siciliana della Società Italiana di Nefrologia (S.I.N.) per il prossimo triennio. L’elezione è avvenuta al termine di una consultazione elettorale online che ha coinvolto tutti i nefrologi delle due regioni, confermando la fiducia della comunità scientifica […]
TANNAT E URUGUAY
10 Feb 2014 05:56
Tralasciando la sporadica presenza di alcune viti coltivate in piccoli orti per semplice consumo personale, la vitis vinifera fa la sua prima importante presenza in Uruguay negli ultimi trent’anni del 1800. Nella provincia di Salto e per mano di Pascual Harriage, un francese proveniente da Hasparren, culturalmente legata ai Paesi Baschi, verranno impiantati nel 1870 circa 200 ettari di uva tannat, diventando così il primo vero e proprio vigneto dell’Uruguay.
Il vitigno tannat, oggi considerato vitigno autoctono dell’Uruguay, è originario dalla regione vinicola Madiran, sita nel sudovest francese. Questo però è sempre stato considerato un vitigno minore in Francia, destinato al taglio con altre viti. La sua prima vinificazione in purezza, per lo meno attestata, verrà eseguita in Uruguay e presto il vitigno si diffonderà in tutto il paese, grazie all’opera di altri viticoltori come il catalano Francisco Vidiella e l’italiano Pablo Varzi, che oltre al tannat ha impiantato cabernet sauvignon, merlot e malbec.
Nei primi anni del 1900 emigreranno vari viticoltori dalla Spagna e dall’Italia diretti in Uruguay, dove impianteranno altri vigneti. Questo sviluppo della viticoltura sarà possibile solo grazie alla massiccia presenza di immigrati spagnoli e italiani, che porteranno oltreoceano le proprie abitudini sociali e alimentari, come il consumo abituale di vino. L’Uruguay ha infatti un consumo annuale pro-capite di circa 33 litri l’anno, che non è una media assolutamente bassa per un paese del Nuovo Mondo.
Sebbene l’Uruguay e l’Argentina siano paesi culturalmente molto vicini, non lo sono nell’aspetto orografico. O meglio l’Argentina è un paese decisamente più grande e quindi maggiormente variegato nell’aspetto orografico. Da ciò si deve l’ampia differenza tra i vini argentini e quelli uruguaiani. Mendoza, capitale del vino argentino, si trova a 800 metri sul livello del mare, mentre i vigneti uruguaiani si collocano ben al di sotto dei 200 metri. L’Uruguay è un paese spazioso, perlopiù piatto, mite e con un clima di tipo umido-subtropicale.
I vigneti argentini, inoltre, subiscono l’influenza dei venti provenienti dal Pacifico, mentre quelli uruguaiani l’influenza di quelli dall’Atlantico. La differenza maggiore però è dettata dalla tipologia di vitigni coltivati. Malgrado la presenza di merlot e cabernet sauvignon in entrambi paesi, ognuno di questi ha un vitigno che ritengono tipico del proprio paese e che è quello che maggiormente si coltiva: il malbec in Argentina e il tannat in Uruguay. Più morbido e fresco il primo, più tannico e caldo il secondo. Se il malbec a volte può mancare di profondità, il tannat rischia di essere certe volte troppo pesante e troppo sensibile all’annata. Il tannat, il cui nome richiama il tannino, come il sagrantino e come tutte le uve ricche di tannino, se non perfettamente mature, possono presentare svariati difetti, come sensazioni sgradevoli di verde, tannino polveroso o eccessivamente aggressivo, che compromettono irrimediabilmente il prodotto finale. Ma il tannino, che è sì difficile da gestire, partecipa assieme ad altri fattori alla profondità del vino e alla sua capacità di invecchiamento. In annate particolarmente buone o gestite bene dal produttore è possibile ottenere dei vini di una certa eleganza e di una certa stoffa, che forse non possiederanno la statura di un grande Borgogna, ma certamente non sfigurano accanto ad altri vini europei.
Le zone uruguaiane più idonee alla coltivazione si trovano nel sud del paese, non lontano da Montevideo, come Canelones, San José e Florida, e nel sudovest a Colonia.
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